Ristampa N. 2: In Fuga

Secondo appuntamento con le ristampe.

Io non ho mai amato, da lettore, le fan fiction: ho sempre trovato che l’idea che i fan scrivano storie che li soddisfino fosse piuttosto presuntuosa. Questo racconto, pertanto, non vuole in alcun modo (così come un paio di quelli che seguiranno) essere una fan fiction, bensì un vero e proprio omaggio. 
Non racconta nulla di nuovo e può inserirsi in tutto ciò che esiste nella storia del personaggio senza contraddire nulla.
È un focus di qualche minuto nella sua testa, tutto qui.

Devo dire che è strano riproporre il racconto ora. Nel 2006, quando fu scritto, questo personaggio era conosciuto solo da due categorie ben specifiche: i lettori di fumetti e chi aveva visto il suo telefilm degli anni ’70. Ora, invece, è diventato tanto mainstream da non aver sicuramente bisogno di presentazioni, anche se non lo nominerò per non rovinare l’effetto sorpresa di chi non ha mai letto. Aggiungo solo che il personaggio che viene nominato all’interno, nel momento in cui scrissi questa storia, era morto e la colpa era ricaduta sul protagonista. 

Ultima curiosità: la frase finale è un omaggio ai trailer di uno dei film a lui dedicati, una frase che secondo me è sempre stata troppo sottovalutata.

Finiti i preamboli, dopo qualche piccola correzione, vi lascio alla lettura e, se volete, lasciate pure una traccia.

In Fuga

Buio.
Freddo.
Fame.
Brividi.
Dove sono?
Dove mi ha portato?
Dove, stavolta?
Devo schiarirmi le idee… è così difficile pensare.
Al diavolo, è difficile anche solo respirare.
Mi sto muovendo?
No, è questo posto che si sta muovendo, qualunque cosa esso sia.
Che puzza.
Sembra quasi…
Ma certo, devo essere su un carro bestiame.
Un carro bestiame stranamente vuoto, a giudicare dal silenzio.
E’ stato furbo a portarci qui.
Forse riusciremo a starcene un po’ tranquilli: d’altronde è questo che dice sempre di volere, no?
Essere lasciato in pace.
Già.
LUI vuole essere lasciato in pace.
Lui, che mi ha rubato e distrutto la vita, vuole essere lasciato in pace.
Lui, che ciò che tocca distrugge, vuole solo stare tranquillo.
Ironico che quando sta tranquillo poi scompaia e torni io, vero?
Ironico, sì.
Quanto mi viene da ridere.
Le lacrime sono un incidente di percorso.
Dio mio, da quanto va avanti tutto questo?
Sembrano decenni, ma sono solo pochi anni.
Pochi anni in cui la mia vita ha smesso di esistere, in cui il brillante candidato al Nobel è diventato un fuggitivo, un ricercato, trattato alla stregua dei peggiori criminali.
Ed è tutta colpa sua.
Sua.
E’ arrivato e ha fatto quel che gli riesce meglio.
Ha distrutto tutto.
Mi ha tolto ciò che più sognavo.
Mi ha tolto chi amavo.
Betty.
Oddio, Betty…
Se lui non fosse esistito sarebbe ancora viva.
Forse non sarebbe mai stata mia, ma sarebbe viva.
E lui l’ha uccisa.
La sua esistenza l’ha uccisa.
L’unica persona che mi abbia mai amato è morta a causa sua.
E’ colpa sua.
SUA.
Colpa sua…
Senza dubbio.
Infatti è stato lui a studiare quelle maledette radiazioni, no?
È stato lui a creare quella bomba, vero?
Ed è sempre stato lui a cercare di fare l’eroe per salvare uno stupido ragazzino, giusto?
Patetico.
Riesco a mentire anche a me stesso.
Continuo ad incolpare lui, ma sono io, io soltanto la causa di tutto.
È da tempo che lo so, l’ho sempre saputo, ma non lo ammetterei mai a voce alta: in un modo o nell’altro lui sarebbe uscito comunque fuori.
È sempre stato in me, nascosto, soffocato, che aspettava, pronto a prendere il controllo a un mio minimo cenno di disattenzione.
Era lì, in attesa e quella bomba l’ha solo liberato nel modo più violento e inimmaginabile.
Bella spiegazione.
Dovrei essere fiero di me.
Fiero di aver capito che Betty è morta a causa mia.
L’ho uccisa io.
Sono io l’unico responsabile.
E vorrei raggiungerla, ma so che lui non me lo permetterà mai, maledetto.
Ci ho provato tante volte e sempre, sempre è arrivato a fermarmi.
CHE TU SIA DANNATO!
MI SENTI?
CHE TU SIA DANNATO!
Ok.
Sto davvero impazzendo.
Sono seminudo, in un carro bestiame, nel bel mezzo della notte e urlo alle ombre.
Fantastico.
Mi sa che il Nobel ormai posso scordarmelo.
Bella battuta, Banner, perché non ridi?
Cielo, quanto sono stanco.
Tanto stanco.
Stanco di fuggire.
Stanco di lottare.
Stanco di carri bestiame.
Stanco di aver paura per chi mi circonda.
Stanco di non ricordare…
Va bene, Doc, almeno a questo puoi provare a porre rimedio.
Cerca di mettere in moto il cervello e ricordarti cos’è successo questa volta.
Che mal di testa…
Mi sembra di rivedere un locale…
Tavoli…
Un odore misto di fritto e di rancido…
Una tavola calda,  decima categoria o peggio.
Ero… Al tavolo, sì, da solo… Ma è successo qualcosa… Ricordo delle urla… Degli strattoni… Un coltello… E poi, poi più nulla.
A quel punto sarà arrivato lui.
E molti si saranno fatti male.
Ti prego, se ci sei, fai che almeno non abbia ucciso nessuno.
Almeno questo.
Non potrei sopportarlo.
Ti pre… Cosa succede?
Ci stiamo fermando.
Sento dei rumori…
Voci…
Latrati…
Cani…
Oddio, no, ci stanno cercando…
Per favore, non venite qui, per favore…
Si avvicinano…
Vi prego, lo dico per voi, non venite qui…
Merda, ho paura, sento che cresce…
Il battito accelera…
Sempre più forte…
Sono più vicini…
Per favore, no!
NO!
Non ce la faccio…
Non ce la faccio…
La porta si apre….
Non posso più fermarlo…
La vista si fa verde…
E io… io vorrei che non mi piacesse così tanto.

 

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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