Ristampa N. 7: Mentore

Sì, lo so, le ristampe dovrebbero uscire il sabato (sempre che qualcuno le stia leggendo…), ma in questi giorni l’umore non è al massimo e, dopo i due post di mercoledì, sto ricaricandomi lievemente. Niente interruzioni, sia chiaro, ma probabilmente domani non posterò e riprenderò domenica, per cui uso questo venerdì per anticipare la ristampa.
Il mio legame con Cyrano è conosciuto da chiunque mi legga da un po’ di tempo: la mia ammirazione, il mio ritenerlo in qualche modo un mio mentore è una costante da decenni; così, a un certo punto, ho deciso di rendergli omaggio in modo modestissimo e sicuramente indegno.

Rendergli omaggio non solo nei confronti dell’aspetto romantico, più famoso ed evidente, ma anche (se lo vorrete vedere andando avanti nella lettura) e soprattutto in quello del modo d’essere, del tenere alto il proprio onore. Il proprio pennacchio.

Ecco, quindi, il racconto che si intitola proprio mentore.

Buona lettura.

MENTORE

Guardalo. 
Così giovane, mi ricorda un cadetto appena arruolato. 
È da un po’ che lo osservo: timido, non bello ma non brutto, intelligente, ironico. 
E innamorato. 

Non come si usa tra i suoi coetanei e tra molti che vivono in questo nuovo mondo, dove la parola amore è usata alla stregua di qualunque altra, no. 
Lui Ama. 
Ama come amavo io. 
Ama come amava Cristiano. 
Ama come amava Rossana. 
Lui Ama. 
E come me teme di esprimerlo alla sua amata, come me si strugge nel timore di esser deriso. 
Per questo sono qui. 
Per aiutarlo, come feci con Cristiano a scapito mio. 
Come feci con Cristiano per amor di Rossana, perché lei potesse avere l’amore assoluto, l’unico che le spettasse di diritto, il solo che potesse immaginare, fatto di spirito e bell’aspetto. 

Questo cadetto non pecca troppo di fisico, non quanto me: mi dedicherò a guidarne lo spirito. 
Ho già iniziato, suggerendogli di scriverle, Ora assicuriamoci che non siano sproloqui. 

 “Ti chiederai perché ti sto scrivendo. Ti sembrerà strano, dato che nessuno scrive più lettere ormai” 

Bene, forse c’è speranza… continua… 

“Ti scrivo perché quando ti guardo lo stomaco si rivolta” 

Lo stomaco si rivolta? E cos’è? Un trattato degno d’Esculapio? Un po’ di attenzione, giovane cadetto! Cancella e riscrivi! 

“Ti scrivo perché quando ti sono vicino perdo il coraggio e ciò che è tanto chiaro nella mia mente non riesce a giungere alle mie labbra” 

Meglio. Sei un bravo studente, cadetto. 

“Ti scrivo perché ho bisogno di dirti ciò che sento, ma temo il cuore non mi regga. Ti scrivo perché ho troppo da dirti e avrò un’occasione sola” 

Bravo, cadetto, continua così. 

Scrivile. 
Mostrale il tuo cuore. 
Donaglielo come non fosse tuo, perché in realtà già più non ti appartiene. 
Ma, attento, non farlo per il motivo errato. 
Non mostrarle il tuo cuore per colpirla. 
Non donarglielo perché ti ami, anche se è quanto di più naturale tu possa fare. 
Se ella t’amerà sarà beatitudine e trionfo, sarà sentire un nuovo sapore nell’aria, il sapore del suo amore ricambiato; se ella lo vorrà, sarai un dio in una terra di mortali, sarai in grado di sconfiggere cento e più avversari. 

Ma no, giovane cadetto, non sia questo il tuo obiettivo. 
Mostrale il tuo cuore per te stesso, perché altrimenti esploderebbe. 
Rivelale il tuo amore perché se non lo facessi le nasconderesti te stesso. 
Tu non l’ami perché ella t’ami. 
Tu non l’ami perché si doni a te. 
Non l’ami perché ti guardi. 
Tu l’ami per ciò che è lei. 
Tu l’ami per ciò che vedi e senti. 
Tu l’ami per ciò che di lei altri non vedono. 

Non mostrarle il tuo cuore per vantartene: non c’è vanto nell’essere se stessi, c’è solo infamia nel non esserlo, nel fingersi ciò che non si è, nel mostrarsi nobili quando si è ignobili, coraggiosi quando si è codardi, creativi quando si è illetterati. 
No, giovane cadetto, segui la via giusta, per quanto ostica essa sia, proprio perché più ostica. 
Non la seguirai per ricompense, non per onori, non per lodi, giuramenti sperati o promessi, ma solo per amor tuo, per onor tuo, per il tuo pennacchio. 
Potrai invidiare le fortune altrui, potrai odiare la tua strada perché sconnessa e lunga e piena di buche, ma quando giungerai al fine avrai qualcosa che pochi altri avranno. 

Te stesso. 

Fiero, orgoglioso, un vero guascone. 

Certo molti arriveranno e se ne andranno. 
Senza dubbio pochi ti rimarranno accanto, ma saranno i più leali e sinceri e tu avrai avuto comunque il maggior premio e di questo, solo di questo, dovrai esser lieto. 

Ma ho divagato mentre scrivevi, vediamo a che punto sei giunto. 

“Ecco perché ti ho scritto. Io sono qui. Sono qui per te. Sono qui grazie a te e volevo solo mi vedessi. Magari quel che vedrai ti piacerà, magari no, ma almeno saprai chi sono. Ora posso salutarti, chiamandoti come non osavo all’inizio di questa lettera. 
Ciao. Arrivederci. Addio, Amore Mio.” 

Eccellente, giovane cadetto. 

Eccellente. 

Ora puoi recapitarla, vai a condurre il tuo cuore alto come un trofeo. 

Il ragazzo si alza, stanco, un po’ confuso. 

Piega la lettera scritta di suo pugno, la guarda un po’ emozionato, poi la infila in una busta. 

Ha deciso che andrà a porla direttamente nella cassetta della posta della sua amata, in silenzio, senza farsi vedere. 

Sta uscendo, poi si volta verso la scrivania, la stessa su cui ha scritto poco prima. 

Qualcosa attira la sua attenzione, qualcosa che, ne è sicuro, prima non c’era. 

Si riavvicina, perplesso e curioso. 

Solleva lo strano oggetto. 

Leggero, morbido, quasi etereo. 

Lo osserva e lo trova affascinante, quasi fiero. 

O sarebbe meglio dire fiera. 

E’ una penna. 

Una penna enorme, bianca, imponente… è quasi come appartenesse a… 

 Ad un pennacchio.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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