87. The Sandman

(c) Netflix

Fa uno strano effetto trovarmi a scrivere di questa serie. Lo fa ovviamente per l’amore che ho nei confronti del fumetto da cui è tratta, ma anche perché molti non sanno quanto l’idea di un adattamento sia stata lunga e travagliata, incluso un progetto mai andato a buon fine di un film con Joseph Gordon-Levitt.

Inoltre la storia degli adattamenti di lavori di Gaiman è una strada non priva di buche, con gioielli come Good Omens alternati a delusioni come American Gods: inevitabile che all’annuncio della serie Netflix la speranza fosse tanta quanto la paura di un risultato meno che soddisfacente e, di conseguenza, il rischio di vedere sprecata l’occasione.

Durante la produzione i commenti sono stati molti, spesso fuori luogo. Ci si è lamentati del casting di alcuni personaggi – Death in primis – del cambio di genere di altri, come Lucifer e Lucienne/Lucien, mostrando quanto scarsa fosse da una parte la fiducia da parte del pubblico e dall’altra la comprensione dell’essenza del prodotto originale e dimenticando quanto sia questa a far la differenza tra un adattamento ben riuscito e uno fallito.

Il risultato è ora disponibile e, dopo un quasi binge di tre giorni, posso dire anzitutto una cosa: non solo lo spirito originale è stato pienamente rispettato, ma si è riusciti a trasporre sullo schermo scene e situazioni che non era scontato potessero funzionare. Se quindi tutto ciò che vi interessa sapere è se sia stato adattato bene, la risposta – personalissima, ovviamente – è sì, senza alcun dubbio.

Ma non penso basti dire questo.

Adattare un fumetto di oltre tremila pagine è un’impresa complessa, anche solo per decidere su cosa focalizzarsi nei dieci episodi che compongono la prima (e, si spera, non unica) stagione. Sebbene la serie originale sia già a sua volta suddivisa in dieci volumi, il modo in cui è strutturata, la distribuzione delle trame, la lentezza stessa dei primi numeri imponevano delle scelte molto nette che hanno funzionato adeguatamente. Come dice lo stesso Gaiman, questa stagione copre più o meno le prime 400 pagine del fumetto e lo fa adattando e accorciando dove necessario, ma anche riproponendo in maniera quasi identica alcuni punti fondamentali della storia originale, dialoghi compresi.

Penso sia la prima volta che mi trovo a guardare un adattamento e a trovare ripetuti in maniera fedele alcuni degli scambi che più mi hanno toccato di una lettura. Esistono già video di confronto che mostrano quanto il dialogo tra Death e Morfeo nel sesto episodio sia identico a quanto visto nel fumetto, e già raccontavo di quanto avviene nel quarto episodio fatta salva la sostituzione di Choronzon con Lucifer.

Altri punti sono stati necessariamente accorciati o semplificati: la storia di Lyta, ad esempio, pur rispettando lo spirito dell’originale e ponendo delle basi che nel fumetto si sviluppano fino alla fine, non poteva essere riportata fedelmente per la complessità dei legami del personaggio con l’universo DC dell’epoca. Il modo in cui è stata cambiata funziona e va benissimo così. Così come è ottimo il passaggio da John a Johanna Constantine, con una Jenna Coleman perfettamente calata nella parte, e così come ha senso l’aver tagliato alcune storie singole che – di nuovo – sarebbero state troppo legate al resto dell’universo DC per riuscire a rendere bene in questa sede.

Ciò che colpisce, più di tutto, è come si sia riusciti a rispettare lo spirito delle storie originali e, pur semplificando necessariamente, non perderne in alcun modo la sostanza e la spinta narrativa. Tutto è modernizzato, qualcosa semplificato, altro tagliato o adattato, me il risultato è Sandman, senza ombra di dubbio. Un Sandman più televisivo, ma è Sandman e questo è ciò che conta.

Soffermandomi sugli Eterni che abbiamo avuto modo di vedere, di nuovo devo ripetermi: dove si è adattato, il cambiamento è adeguato. Tom Sturridge, su cui avevo qualche dubbio iniziale, è un ottimo Morfeo, meno teatrale della versione audio fornita da James McAvoy, ma va più che soddisfacente per lo schermo. Forse rispetto al corrispettivo fumettistico è un po’ troppo espressivo, il che può sembrare strano, ma il Morfeo dei fumetti è spesso quasi una maschera senza emozioni: la differenza si nota, ma non mi ha disturbato.

Kirby Howell-Baptiste è una Death perfetta, che trasmette la leggerezza e la profondità del personaggio. Vederla nell’unico episodio in cui per ora compare è stata una vera emozione, per chi ha amato la storia originale. Notevoli anche Mason Alexander Park, che dà vita a un Desiderio esteticamente diverso, ma essenzialmente perfetto, e Donna Preston, la cui disperazione è indubbiamente molto meno repellente rispetto alla controparte cartacea, ma che di nuovo riesce a catturare l’essenza del personaggio nei pochi minuti di screentime.

Forse una parola a parte meriterebbe Lucifer, dato che una versione del personaggio è stata protagonista della serie omonima e piuttosto amata: c’è chi si è lamentato che non fosse stato ripreso Tom Ellis ma, oggettivamente, sarebbe stata una scelta insensata. La serie Lucifer si ispira al fumetto originale giusto per il nome di due personaggi e l’idea di base (che in Sandman vedremo sviluppata se dovesse arrivare la seconda stagione), ma i toni e il modo di trattare il personaggio sarebbero stati incompatibili con questa serie. Per quanto la scelta di Gwendoline Christie possa lasciare stupiti e so per certo non sia piaciuta ad alcuni io l’ho trovata intrigante e ben allineata anche con l’idea della mancanza di genere degli angeli: forse, quello sì, l’avrei gradita ancora più inquietante e minacciosa, ma qui sfociamo nei gusti personali.

E per chi non ha mai letto il fumetto? Vale la pena? Difficile dire di no, ma bisogna anche essere oggettivi. La serie è un ottimo punto di accesso all’universo di Sandman, anche perché l’audiolibro può non essere interessante per molti e il fumetto, per quanto splendido, soprattutto nei primi numeri è visivamente ostico.

Ma per approcciarsi a Sandman bisogna farlo a mente aperta: ho visto persone criticarne la non fedeltà alle cosmogonie di riferimento (mai cercata da Gaiman, che ha volutamente creato una rilettura); se si approccia la serie in quest’ottica, meglio lasciar perdere. Allo stesso modo bisogna ricordare che è un prodotto che in alcuni momenti può essere molto crudo, per cui se avete problemi con organi estirpati magari pensateci su due volte.

Ma superati questi due punti, se avete voglia di immergervi nel mondo dei sogni e delle storie, se volete conoscere una Morte diversa da come l’avete mai immaginata, se vi incuriosisce una convention di Serial Killer, se volete scoprire la malignità di Desiderio, il potere di Lucifero, la pericolosità di un incubo che gira per il nostro mondo, l’onore di un Sogno, ecco, allora non dovreste perdere tempo.


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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