57. Thor: Love & Thunder

Non dovrebbe essercene bisogno, ma avviso per scrupolo: quello che scriverò di seguito può essere a estremo rischio spoiler, per cui proseguite soltanto se avete visto il film o se non avete problemi con rivelazioni della trama.

Nonostante siano trascorsi pochissimi giorni dall’uscita ho già avuto modo di leggere pareri enormemente contrastanti sull’ultimo film del Dio del Tuono scritto e diretto da Taika Waititi: ho letto gente entusiasta e altri che l’hanno definito un brutto film, senza se e senza ma.

Quando ci sono nette differenze come queste la mia impressione è che la chiave di lettura stia nelle aspettative che si ripongono in un film e nell’affinità con un certo stile: già con Thor Ragnarok avevamo avuto una forte divisione tra chi aveva amato la nuova piega stilistica dedicata al personaggio e chi invece aveva odiato con ogni fibra del proprio essere.

Io appartenevo alla prima categoria e il mio approccio a Love & Thunder è stato semplicemente quello di aspettarmi un film che moltiplicasse ciò che già si era visto in Ragnarok ed era stato in parte ripreso in Endgame.

Posso dire che avevo ragione.

Thor Love & Thunder è anzitutto un film cazzone (termine tecnico) che vuole divertirsi, vuole sparare cretinate e vuol far divertire. Non lo nasconde, non si maschera per ciò che è e anzi ne va estremamente fiero. E ci fermassimo qui sarebbe sufficiente: se andiamo al cinema per vedere un film che per due ore ci faccia distrarre e divertire siamo nel posto giusto.

Ma Waititi non è un regista semplice, come ha saputo dimostrare non solo in Ragnarok ma anche in quel gioiello che è JoJo Rabbit e nella serie “Our Flag means Death”: può fare lo scemo, può giocare, può scherzare anche quando sembra non ci sia nulla per cui farlo e poi, in sottofondo, arriva a raccontare qualcosa di diverso.

E Love & Thunder, come già preannunciato in ogni intervista, parla soprattutto di amore. Quello romantico, ovviamente, che può legare due persone anche dopo anni separati. Ma anche quello genitoriale. Quello per il proprio popolo. Quello per se stessi.

Una delle chiavi di lettura più importante è la crescita di un Thor sempre più fragile, che nasconde dietro un ritorno al fisico più classico un’incapacità di trovare un proprio ruolo, la paura di non sapere quale esso sia, il timore di diventare incapace di provare alcunché perché ormai chiuso dentro un muro di paura e dolore.

E dall’altra parte abbiamo Jane, il cui amore per la vita la porta a sacrificarsi definitivamente, decidendo che vale la pena vivere un ultimo giorno appieno che cercare di sopravvivere per pochi altri.

Love & Thunder è un film di umanità e amore, di dolore e di cazzonaggine fusi insieme come solo la vita sa fare: Waititi lo sa e non ha paura di mostrarlo, pur sapendo quanti storceranno il naso.

Una delle citazioni più belle di Wandavision dice ”what is grief if not love persevering” (cos’è il dolore se non l’amore che persevera?): è questa la chiave di lettura del villain, Gorr, trasformatosi in uccisore di dei per il dolore causato dalla perdita della figlia, in una versione semplificata di ciò che così bene aveva raccontato Will Eisner nel suo capolavoro ”Contratto con Dio”.

Christian Bale porta perfettamente sullo schermo un villain che effettivamente potrebbe essere uno dei migliori visti nei film Marvel, sebbene il suo tempo effettivo sullo schermo sia forse un po’ ridotto.

Mischiato in tutto questo abbiamo un pescare a piene mani dalle mitologie, vediamo uno Zeus mai così vicino a ciò che potremmo immaginare leggendo bene la mitologia (chi se non lui può preoccuparsi di organizzare un’orgia, per dire?), ma anche i caproni di Thor dritti dritti dal mito originale, sebbene con origini diverse.

E poi che La Potente Thor, Jane Foster, resa perfettamente non solo dal punto di vista visivo (personalmente ho trovato che più volte abbia rubato la scena al protagonista) ma anche nella definizione del personaggio; prendete la scena in cui spiega al suo compagno di chemioterapia un aspetto del suo libro: quella è la passione per la propria materia e nella trasmissione della conoscenza, resa in pochi secondi di film.

Ho letto lamentele sul fatto che in fondo le tematiche LGBTQ+ che erano state preannunciate siano state ben poco visibili. Non sono sicuro di essere d’accordo. Questo è un film che racconta una storia e i suoi personaggi non sono definiti dalla loro sessualità che esce, invece, quando è naturale che esca: in una battuta di Valchiria, nei suoi gesti e atteggiamenti verso le donne che accompagnano Zeus e, ovviamente, nella storia di Korg. Si può fare di più? Assolutamente sì. Ma deve essere ben presente nella storia, così come è avvenuto in Eternals.

Sia chiaro: non reputo in alcun modo Love & Thunder un film perfetto. Le scene legate a Stormbreaker e a Mjolnir finiscono per essere troppe e dopo un po’ smettono di essere divertenti, così come ho trovato che alcune battute e scenette avessero tempistiche sbagliate o forzate. Ma dire che non ha una trama, dire che è un brutto film, dire che non è divertente è qualcosa di diverso: è un film che piacerà ad alcuni e sarà odiato da altri, come sta già succedendo, ma non è un film senz’anima.

È un film col suo linguaggio, tutto qui.


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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