2. A 26.000 anni luce da qui

(C) Nasa

Nel 2020, in un episodio della defunta Astronomiti, mi trovai a parlare di buchi neri: non ricordo ora esattamente quale puntata fosse, ma non escludo si trattasse di quella dedicata alla costellazione del Sagittario, per motivi che saranno ben chiari tra poco.

Non voglio qui, ora, ripetere ciò che dissi nell’episodio: un po’ perché avete modo di andarlo ad ascoltare, ma anche perché ne verrebbe fuori un post lungo, complesso e fuori da ciò che mi sta spingendo ora a scriverne.

Senza stare ad approfondire eccessivamente, qui ci basti dire che un buco nero è un oggetto di una massa tale che la sua forza gravitazionale impedisce anche alla luce di allontanarsi. Detta così non sembra nulla di eccezionale o quasi, ma se ci fermiamo a pensarci stiamo parlando di un oggetto così unico, dalle caratteristiche così incredibili che per molto tempo è stato soltanto ipotizzato.

Sì, tutti noi abbiamo parlato di buchi neri da decenni: addirittura disney ci fece un (brutto) film negli anni ’80 e la fantascienza ci si è sempre buttata a capofitto, ma la realtà è che per molto di quel tempo noi non eravamo neanche sicuri esistessero. Certo, la scienza li aveva ipotizzati, tutto faceva pensare che potessero esistere, ma la loro stessa natura li rendeva quasi impossibile da trovare e identificare. Finché la tecnologia non è stata all’altezza e abbiamo creato telescopi o, meglio, radiotelescopi in grado di superare i limiti dei dispositivi ottici anche più potenti.

Così è nato il progetto Event Horizon Telescope che ci ha permesso di iniziare a studiare prima il buco nero M87 che si trova in un’altra galassia (Virgo A o, appunto, M87) e poi Sagittarius A* (vedete perché mi riferivo al Sagittario prima), che è al centro della Via Lattea: una serie di radiotelescopi distribuiti sul pianeta al solo scopo di recuperare abbastanza informazioni per fornirci le prime ”immagini” (e al contempo studiare) di questi buchi neri.

Il progetto è così ambizioso ed enorme che non credo di poter spiegare a dovere quanto sia importante, ma voglio solo raccontare un paio di cose.

Anzitutto le immagini che vedete non sono fotografie perché, come detto, stiamo parlando di radiotelescopi: si tratta invece di rielaborazioni di milioni di gigabyte di informazioni raccolte in anni e messe insieme e integrate dai team di ricerca. Inoltre noi non stiamo vedendo il buco nero, inteso come l’oggetto, la singolarità dotata di questa immensa massa e forza gravitazionale: non è letteralmente possibile vederlo e non lo sarà mai, non dall’esterno. Ciò che noi vediamo è l’orizzonte degli eventi (da cui il nome del progetto), cioè il punto di frontiera tra ciò che è all’esterno dell’influenza del buco nero e ciò che è invece all’interno della stessa: noi non abbiamo idea di come sia la realtà oltre l’orizzonte degli eventi perché nulla può raggiungerci oltre quella soglia; tutto ciò che sappiamo è che oltre quella soglia lo spaziotempo e la fisica come li conosciamo non possono esistere: oltre l’orizzonte degli eventi la realtà è qualcosa che non siamo in grado di concepire, al massimo teorizzare.

Questo è uno dei concetti che più mi affascinano: esistono punti nel nostro universo in cui la realtà è diversa e che noi non abbiamo modo di conoscere. Neanche se, in un’ipotesi fantascientifica, avessimo modo di viaggiare fino all’orizzonte degli eventi di Sagittarius A* e mandassimo qualche volontario al suo interno avremmo modo di sapere nulla, perché niente e nessuno può uscirne. Questa è la più grande definizione di ignoto a cui riesca a pensare.

L’altro aspetto che continua a emozionarmi nonostante sia un concetto di base in astronomia? Beh, Sagittarius A* si trova a 26.000 anni luce da noi. Questo significa che tutte le informazioni che stiamo studiando ora sono partite da lì 26.000 anni fa: stiamo letteralmente avendo uno scorcio su un passato al contempo remoto eppure abbastanza vicino, quando ancora sulla terra vivevano i nostri cugini uomini di Neanderthal.

26.000 anni fa. Una massa pari a quella di circa 4,1 milioni di soli, un orizzonte degli eventi di 44 milioni di km di diametro (più o meno come l’orbita di mercurio) e noi, in un ramo di questa galassia sparsa tra le altre, che lo osserviamo timidamente.

Questa è per me una delle definizioni di meraviglia.


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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