Sì, sì, dai, sappiamo tutti che giorno è oggi

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31 dicembre 2021 (perché sono stronzo e sebbene sappiamo che giorno è oggi è divertente ribadirlo qui). Non sto a ripetere tutti i ragionamenti su fine anno che faccio praticamente a ogni capodanno. C’è un archivio, è a vostra disposizione, diciamo che questo post nasce perché comunque mi piace chiudere dei cerchi e perché, dai, ammettiamolo, non sto postando molto qui sopra.

Faccio fatica ad avvolgere la mente intorno a quanto è successo dall’ultima volta che questo granello di polvere su cui viaggiamo nello spazio si è trovato in questa posizione intorno a quella sfera di plasma giusto un po’ più grande.

Non sto utilizzando questi termini per darmi un tono, ma perché forse una delle prime cose che avremmo dovuto imparare è che per quanto immensi possiamo e dobbiamo sentirci, allo stesso tempo siamo minuscoli, fragili, quasi eterei e pertanto dobbiamo proteggerci e circondarci di ciò che ci può far vivere al meglio le nostre esistenze: ce lo ripetiamo spesso, ma quanto davvero finiamo per ricordarcelo e farlo?

Io ci ho provato e ci sto provando: il 2020 mi aveva distrutto e anche l’inizio del 2021 non scherzava (perché, ribadiamolo, il calendario è una convenzione), ma poi, lentamente, il nuovo ha cominciato ad arrivare. Non linearmente, non senza scossoni, non senza lavoro, ma infilandosi pian piano in una vita che ancora doveva assumere una nuova forma (e ancora deve, work in progress, non c’è nulla da guardare, circolare, su!). Con tentativi, false partenze, nuove idee, nuovi progetti, tantissime nuove persone, con esperienze rifatte dopo decenni, altre completamente nuove, altre ancora vecchie ma con un nuovo vestito.

Nel frattempo io mi sono resettato e ricostruito. Mattone dopo mattone, trauma dopo trauma, ferita dopo ferita, lasciando andare ciò che doveva essere abbandonato, facendo pace con molte cose, perdonandone altre, ritrovando la forza e la completezza che non avevo da non ricordo più quanto.

Sia chiaro, non è finito questo percorso, ma è a un punto nel quale mi piace fermarmi un secondo, guardarmi indietro, e dirmi “bravo, Sergio. Bravo”.

E oggi, al 31 dicembre, in un momento di contagi che aumentano, con un enorme punto di domanda sul 2022, io sono carico di un qualcosa che non sentivo da tempo: gioia e speranza. Perché anche in questi ultimi giorni, soprattutto in questi ultimi giorni, ho avuto la dimostrazione che ci sono, che arrivano, che vanno accolti, che il buio finisce sempre. E magari torna e poi finisce di nuovo e così via all’infinito, ma finisce e noi dobbiamo viverci dentro per quando ne usciamo fuori. Ho sorriso in questo dicembre. Ripeto. Ho sorriso in questo dicembre. Chi mi conosce sa quanto è importante questa frase. Sa quanto significhi. Sa perché la sto sottolineando.

Quest’anno si è concluso con me che sorrido a dicembre. Il 2022 lo aspetto così. E tanto basta.

Buon anno a tutti (e se scoppiate i botti sappiate che siete dei grandissimi stronzi. Con affetto).


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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