Come assicurarsi di non arrivare a cent’anni

Questo post nasce soprattutto come sfogo. Se c’è, infatti, una cosa che mi fa imbestialire (in primis con me stesso) è quando mi trovo in una situazione in cui una persona, per arroganza, maleducazione o altro, mi affronta/provoca/infastidisce con qualche uscita infelice e mi trovo a non rispondere come potrei e vorrei.

Le cause sono diverse, a partire dal fatto che se mi sto facendo i fatti miei non ho la mente in modalità confronto e, per educazione attuale e pregressa, non cerco subito lo scontro, anche se qualcuno potrebbe immaginare il contrario. Però il non rispondere a tono fa sì che la persona di fronte ne esca in qualche modo rafforzata e questo, a posteriori, mi genera un vortice alle gonadi che mi potrebbe far tornare a casa in volo.

Comunque, i fatti.

Mi sono visto con un’amica dopo anni e stavamo facendo un giro in Feltrinelli Red, in Piazza Gae Aulenti (giusto per non fare nomi e cognomi). Dato che è uscito il nuovo saggio di Safran Foer che dovrebbe essere una sorta di seguito/ampliamento dell’ottimo “Se niente importa”, decido di comprarlo. Titolo “Possiamo salvare il mondo prima di cena”.

Vado in cassa e, dato che il libro è scontato per chi ha la tessera Feltrinelli e io ho smesso di portarmi tessere di plastica in giro ormai da tempo, apro l’app sullo Smart Watch per fare scansionare il codice a barre.

Il commesso arriva con calma, e mi chiede la tessera. Gli mostro l’orologio.

Quello è il momento. Il momento critico in cui qualcuno decide che vuole rompere i coglioni perché si trova davanti qualcosa che non rientra nella sua normalità.

Rimane un attimo perplesso poi fa la prima uscita che vorrebbe essere una battuta.
– Beh, poi avrò probabilmente bisogno della tua impronta digitale, già che ci siamo.

Divertente, davvero.

Ignoro. Vorrei solo pagare e andarmene, grazie.

Al che prende il libro e tutto precipita.

– Beh, certo che un libro sul salvare il mondo dopo aver usato quell’aggeggio informatico è una contraddizione

Lo guardo spiazzato. Non sono sicuro di aver capito bene e non sono sicuro di volerlo sapere.

– Sì, incalza lui, non è proprio coerente.

E qui faccio il mio grosso errore. Invece di dirgli di farsi i cazzi suoi. Invece di rispondere a tono. Invece di fare qualunque cosa giusta, abbozzo e provo una risposta intermedia che suona più come dargli ragione che come contraddirlo.

– Beh, dai, quanto meno IO sono vegetariano.
– Che c’entra? Questa è una giustificazione, una scusa.

A quel punto davvero sono spiazzato. Ma davvero sta dicendo queste cose? Davvero sta prendendo questa piega? Non sto riuscendo ad accettarlo.

– Tu dici? Io sono convinto che ognuno nel suo piccolo possa fare qualcosa per migliorare.
– Ah, si sono combattute Guerre Mondiali su questo presupposto.

PREGO? Io sono definitivamente in corto circuito, incazzato con me stesso e senza desiderio di andare in scontro. Pago, non rispondo ulteriormente, e me ne vado.

Ora.

Appurata la mia totale inefficienza in questa situazione, vorrei sottolineare alcuni punti.

Anzitutto. Tu non sei nessuno. Letteralmente. Non sei nessuno perché non hai alcun tipo di conoscenza di chi hai di fronte. Potrei essere appena sceso da Open Arms, potrei essere un volontario, potrei essere un medico d’urgenza, potrei essere (all’opposto) Mengele o un Leghista che pensa il libro parli di ricette. Tu non sai chi cazzo sono io e, per questo, non hai alcun diritto di poter esprimere un qualunque commento sul fatto che io possa o meno essere contraddittorio. Perché, sai, potrei anche chiederti di fare un confronto tra il tuo footprint di CO2 e il mio e FORSE potresti scoprire che sei un coglione.

La conferma che sei un coglione nasce anche dalla vera motivazione per cui questo attacco è nato. Non per motivazioni più o meno ideologiche (che comunque non si fanno con uno sconosciuto che si sta facendo i cazzi suoi), ma perché ti ha infastidito lo Smart Watch. Ti ha infastidito trovarti davanti qualcosa che esula il tuo concetto di accettabilità e normalità. E come ogni mente piccola, con la diversità fai subito una cosa: attacchi. Offendi più o meno velatamente.

È lo stesso con chi rompe i coglioni ai vegetariani. Coi tanti simpaticoni che fotografano una grigliata di carne e mettono la didascalia “oggi si mangia vegano”. Con il genio che mi disse che ero incoerente perché davo da mangiare carne ai miei gatti essendo vegetariano.

A questa gente non importa una fava dell’argomento di cui stanno parlando, ma dato che non rientra nel loro concetto di normalità allora devono attaccare per non sentirsi minacciati. Che poi, minacciati da cosa? Da un codice a barre da uno schermo, in questo caso? La tua stabilità emotiva è messa in discussione da così poco? Perché io, nel caso, mi farei qualche domanda.

E infine. Stai lavorando al pubblico. Stai parlando con un cliente che è stato gentile (perché chiunque non sia gentile con chi lavora al pubblico merita palate nei denti), che si stava facendo i fatti suoi, che voleva solo pagare il suo libro. Ti sembra normale rompergli i coglioni in questo modo?

E soprattutto, tua nonna non ti ha spiegato come si fa a campare cent’anni, vero?

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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