Quella strada

photo of pathway surrounded by fir trees
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Di nuovo questa strada?
La conosco. La conosco bene, sai?
L’ho percorsa innumerevoli volte, più di quanto mi piaccia ricordare, più di quante sia sensato pensare.
L’ho percorsa da solo e in compagnia ma soprattutto l’ho percorsa da solo credendo di essere in compagnia.

Conosco ogni curva, ogni buca, ogni fosso, ogni singolo maledetto avvallamento che fa prendere scossoni e paura.
La conosco al punto che potrei raccontartela, ma tanto tu non ci crederesti.
Nessuno ci crede mai.
Tu racconti esattamente quello che avverrà, incluse le scelte agli svincoli, ma non vieni creduto.
Che ne sai tu?

Tutto.
Semplicemente tutto.
E non fraintendermi, preferirei di no, almeno potrei restare sorpreso. Dirmi deluso quando tutto accadrà come previsto. Ma non potrò, perché sarà solo un ripetersi di percorsi triti e ritriti. Potrò dirmi non stupito. Ferito, anche, dai tanti scossoni.

Ma deluso? Perché dovrei essere deluso?

Perché magari vorrei vedere una svolta diversa che potrei aver perso una delle altre volte?
Perché una parte di me vorrebbe sperare che quell’elemento molesto comparso da una traversa se ne vada via presto? Non succederà. Non succede mai.

A volte mi viene da pensare che gli elementi molesti siano lì ad aspettare il momento giusto per piazzarsi in mezzo. Ogni volta. Ogni fottuta volta.

La strada è questa e una volta imboccata non cambia. Magari mutano gli orari e le stagioni e il panorama. Magari a volte la fai più lenta e ti godi quel profumo di speranza che alimenta l’illusione che poi qualcosa sia diverso.

Ma no, non cambia.

La conosco.

Potrei raccontartela, ma non mi crederesti. O magari non ti importa neanche. Non riesco nemmeno a capire se sei sul sedile del passeggero, su quello dietro o chissà dove a guardare da fuori. O neanche quello.

Non è educato, però, avermi invitato a fare un giro insieme e poi avermi portato qui e magari ora non essere neanche a bordo con me.

Non importa che tu non conoscessi la strada. Dovevi pensarci prima. Dovevi.

Ma chi voglio ingannare?

Sono io che dovevo pensarci.

Sono io che rallento sperando sia diversa.

Sono io che appena la riconosco non giro e scappo via.

Il problema di questa strada sono io.

La conosco bene.

Anzi, scusa, è meglio che mi regga: sta arrivando l’ennesimo scossone.

Chissà che stavolta non esca di strada: sarebbe quanto meno una novità.

Tu? Tu non ti preoccupare. Starai bene. D’altronde non è la tua strada. Non è la tua speranza. Non sono le tue lacrime quando la riconosci.


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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