Ringraziamento

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Non avevo particolare voglia di cercare un titolo originale a un post che ormai è diventato tradizionale e, pertanto, non è detto abbia bisogno di distinguersi. Oggi è Thanksgiving e, come sempre da anni, me ne approprio per i miei ringraziamenti personali.

La regola è sempre quella: l’origine della festa è sicuramente problematica, la sua tradizione per di più non ci appartiene (per quanto possa contare questo aspetto), ma avere un giorno dedicato a ricordarsi di ringraziare per ciò che abbiamo avuto nell’anno trascorso ritengo ancora sia un’ottima idea da fare propria e reiterare, perché è facile, facilissimo attraversare i giorni consci di quante cose non vanno, ma è indispensabile anche fermarsi a capire quanto, invece, è un dono che abbiamo. E, appunto, esserne grati.

E, sinceramente, sono convinto di dover essere grato di molte cose quest’anno, anche se tutt’ora ne mancano.

Anzitutto devo ringraziare gli stravolgimenti di inizio anno. Una persona della cui presenza avevo esplicitamente ringraziato l’anno scorso ha deciso che le nostre vite non erano più compatibili, di punto in bianco. Avrebbe potuto farmi molto male e schiacciarmi sotto un peso ben maggiore di quello che avrei potuto sopportare, ma così non è stato. Il modo in cui ha agito in quel momento e successivamente, così assurdo, ha fatto sì che prendessi atto e accettassi ciò che era successo: non significa che non sia rimasto deluso e che una parte di me ancora non si chieda cosa sia accaduto, ma accetto che questa domanda rimanga senza risposta. La mia salute mentale vale molto di più.

E a proposito di salute mentale ringrazio di aver scelto di intraprendere il percorso con la mia psicologa, simbolicamente iniziato proprio il giorno in cui è accaduto quello che scrivevo prima. Chi mi legge sa quanto ormai fossi in una spirale discendente e io, di mio, sapevo da tempo che prima o poi avrei dovuto iniziare a prendermi cura dei carichi che mi portavo dentro: una volta fatta la scelta ho capito da subito quanto sia stata saggia e tutt’ora quell’ora settimanale di confronto mi è utile se non indispensabile. Sono grato di aver trovato subito una persona con cui mi trovassi a mio agio, sono grato a lei di avermi saputo capire e sono grato a me stesso di aver deciso di farlo.

Poi non posso non essere grato delle nuove amicizie. L’arrivo di ClubHouse e la mia voglia di provarlo hanno avuto conseguenze che proprio non avevo previsto: non solo room che continuo a fare, non solo un nuovo podcast, ma soprattutto un nuovo gruppo di persone con cui si è creato un giro di amicizia spontaneo e imprevisto. Persone che un anno fa neanche sapevo esistessero e che a tutt’oggi sono quelle con cui ho trascorso più tempo durante i lockdown, con cui sono andato a Venezia, a Lucca, in Liguria e con cui abbiamo riso, scherzato, sparato cazzate, mangiato. I nuovi amici sono un dono prezioso: quando poi diventano quasi subito “di ruolo” così spontaneamente non puoi non essere grato e io lo sono eccome. Elisa, Giulia, Nic e tutti gli altri: grazie.

E ancora le persone conosciute da settembre in poi, partendo per caso da un gruppo telegram e iniziando a dire “perché no?” alla maggior parte delle idee. Sono nate simpatie, sono nate serate che sono diventate notti inoltrate, sono nate affinità e anche antipatie – com’è normale che sia – ma, soprattutto, è nata la possibilità di ritornare a vivere fuori di casa con persone che – almeno come base – hanno punti in comune con me. In diverse delle settimane da settembre in poi sono stati più i giorni in cui sono uscito che quelli in cui sono stato a casa e dopo il 2020 e la prima metà del 2021 devo esserne grato.

Poi il successo di Polo Nerd. Gli ascolti, il responso, l’occasione della GamesWeek. Mai avremmo pensato di salire su quel palco solo grazie alle nostre forze, ma così è stato. Grazie. Davvero grazie.

E ringrazio della stima a chiunque in quest’anno me l’abbia espressa. Lunedì sera ero circondato da persone che lavorano nel mondo della musica e una parte di me si è chiesta cosa avessi io in comune con loro, guardandoli dal basso verso l’alto. Ma mi sono reso conto della stima che chi mi ha invitato prova per me e ho sentito le reazioni di quelle persone quando raccontavo la mia creatività, magari diversa dalla loro, ma – devo impararlo – non meno titolata. Ed è stato splendido. Così come è splendido quando qualcuno si stupisce di quante cose faccio, quando si rendono conto di ciò che so e di ciò che faccio, quando apprezzano ciò che dico, imprendo o scrivo.
Grazie. Di vedermi e di apprezzare.

E grazie a chi mi vuole bene e vede, a volte , più di quanto veda io. A chi sarebbe pronta a spezzare le braccia a chiunque mi faccia del male (vero Vale?), a chi adora battibeccare, a chi semplicemente mi vuole bene e si ricorda di dirmelo. Non è mai scontato. Grazie.

Grazie a Matteo e Giorgia, perché hanno dimostrato di essere famiglia quando più temevo di non averne una.

Grazie a Giuseppe, perché lui c’è sempre e comunque, anche quando non c’è.

Grazie a Elly. Per ciò che è anche e soprattutto quando non si rende conto di esserlo.

A prescindere, grazie a chiunque sia nella mia vita per me e non perché potrei essere utile.

E ancora, per forza, grazie delle tre pesti. Non c’è giorno che non mi manchino Stitch e Zen o che non senta malinconia per Lupo, Lucky, Funi, Miele, Pucca, Rooney e tutti gli altri animali che ho amato. Ma loro tre ci sono qui e ora, mi riempiono le giornate a modo loro e anche se non sono affettuosi quanto lo era Stitch sanno farsi amare. Sono casa.

Ringrazio ovviamente di continuare ad avere un lavoro: potrei e vorrei fatturare un po’ di più, ma sono fortunato e ne sono conscio.

Ringrazio di aver fatto il vaccino e di non aver preso (almeno che io sappia) il covid. Sono fortunato. Molto.

Ringrazio che – se tutto va bene – tra 11 giorni sarò di nuovo a Londra, a chiudere (o riaprire?) un cerchio.

Ringrazio di stare discretamente e, come ogni anno, ringrazio di camminare.

Ringrazio, soprattutto, di avere rimesso in piedi i miei pezzi: non posso dire di essere tornato, perché ciò che sono oggi non è solo quello che ero una volta rimesso insieme, ma anche il risultato degli ultimi anni. Sono più completo, consapevole, forte. Ed era ora.

E grazie ancora a voi, che passate, leggete e – forse – apprezzate.

PS: come ogni anno, se volete, sentitevi liberi di ringraziare a vostra volta


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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