Walk through the fire

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Quattro settimane esatte dall’ultimo post non legato all’audiolibro. Che segno è? Che sono impegnato, quello di sicuro, ma poi? Che non ho nulla da dire? Che ce l’ho ma non ho tempo, voglia o capacità di metterlo nero su bianco?

Non saprei. C’è da dire che in vari momenti ripeterei sempre le stesse cose ed è una cosa che non amo, quanto meno per iscritto (sì, dal vivo posso essere un po’ ripetitivo, dicono).

Quindi a che pro scrivere sempre le stesse cose? Sono lì, sono valide, bastano.

Ma è anche vero che niente mai è uguale a se stesso e anche il semplice scorrere del tempo lo rende diverso. Se una cosa resta uguale al giorno prima, quella cosa non è uguale, è qualcosa che si accumula, in bene e in male.

E quanto di bene e quanto di male ci sono stati in questo mese? E, soprattutto, quanto percepiti?

Di male c’è il mio sentirmi vuoto. Inadatto. Mai così consapevole di tutte le mie cicatrici, mai così alla ricerca di conferme che non bastano mai. Quest’anno ha scoperchiato tutto e la gestione è difficile, molto. Ho pianto, questo mese. Parecchie volte. Per un ricordo,per Stitch, per qualcosa di visto che mi ha aperto ferite. A volte per il semplice senso di vuoto.

E c’è il vedere come molte parole siano o siano state vuote. Pronunciate senza crederle o, peggio, pensando che basti dirle per essere vere. Poi giunge il momento in cui la verità è a galla e chi ci rimette è chi quelle parole le ha sentite.

Sono passati quattro mesi dalla fine del lockdown, da decisioni necessarie ma non per questo indolori, da una fase che definire nebbiosa è usare un eufemismo.

Quattro mesi che, nuova banalità, sembrano lunghissimi e brevissimi al contempo. Ma non sono pochi e bisogna prenderne atto.

Ma settembre ha portato anche bellezza e va detto, va ricordato, va abbracciato. Ha portato nuovi legami d’amicizia tanto improvvisi quanto promettenti, al punto che finisco per chiedermi se non sia un errore, se davvero c’è un mio posto lì. Ha portato delfini in alto mare. Ha portato un pranzo a Genova con amici venuti apposta per vedermi. Ha portato nuove possibilità per Polo Nerd e tanti riconoscimenti per Astronomiti.

Ha portato l’ordine del telescopio (che deve ancora arrivare), interazioni speciali su instagram, progetti di gite e visite e giornate.

Non ha portato sguardi sul futuro, ma non poteva, non gliel’ho chiesto., non avrebbe senso.

E il futuro ancora mi spaventa.

Esternamente, guardando le elezioni americane, guardando il risultato del referendum, tenendo d’occhio il virus.

Personalmente. Chiedendomi come cambierà ancora la mia vita. Non sapendo quando potrò tornare a Londra e come sarà quel momento. Come sarà dopo (o durante) il covid, come sarà con o dopo brexit, come sarà nel mio nuovo status quo.

Ho anche pensato di andarci a Natale. Piuttosto di farlo da solo a casa, farlo da solo lì. Ma probabile non sarà possibile di questo passo. Quindi boh, si vedrà.

Nel frattempo avrei voglia di creare, di nuovo. Scrivere. Ma non c’è ispirazione, non c’è ancora quella fiammella che mi è indispensabile. Magari, quando Astronomiti andrà in pausa, riprenderò le Masterclass e proverò da lì.

E una voce bastarda dice “a che pro?”. Sì, ci sono persone che stanno amando l’audiolibro, è verissimo, ma il tuo sogno resta tale. Vai alle presentazioni di libri di altri e provi invidia. Bonaria, ovviamente, perché sai che sono risultati meritati, ma l’amarezza che a te, probabilmente, non capiterà mai resta. E lascia l’amaro. Lo stesso, o peggio, del pensiero di alcune persone che avrebbero dovuto leggere e hanno deciso di non farlo.

Eppure c’è chi apprezza e molto, ma ovviamente l’amaro si ricorda sempre più del dolce, no?

E scrivere serve a me in primis, da sempre.

Ma quella vocina è stronza e c’è e per smontarla va riconosciuta e al massimo ignorata.

29 settembre.

Sono qui. A riconoscere la bellezza che c’è, a tenerla stretta, a ribadirla per paura che sfugga, ma anche a sentire tutte le cicatrici, a mantenere quella sensazione di frastornamento, a chiedermi costantemente se e cosa resta di me agli altri.

Ma si prosegue. Non è contemplato altrimenti.

E prima o poi tornerò a sentire veramente il fuoco.


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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