Ristampa N. 4: Sia Chiaro
Tutti, o quasi, abbiamo una o più storie passate che hanno lasciato un segno: storie caratterizzate da abitudini, momenti, con sapori e odori propri, se vogliamo.
Sono storie che durano settimane, mesi, anni e che prima o poi finiscono perché, beh, perché non tutte le cose belle riescono a durare.
Questo racconto, scritto quasi dieci anni fa (aprile 2007) narra di una di quelle storie.
Scritto a partire da una serie di canzoni che mi portarono in quel mood, ispirato, in alcuni punti, a momenti vissuti ed emozioni reali, divenne qualcosa di autonomo.
Tutti prima o poi abbiamo guardato indietro chiedendoci se avessimo fatto la scelta giusta: una domanda quasi sempre tanto fine a se stessa quanto umana e quanto, sinceramente, inutile.
Eppure ogni tanto è lì.
Il protagonista della storia si fa questa domanda e si risponde nell’unico modo possibile, quello che gli serve per continuare la sua strada.
Buona (ri)lettura.
SIA CHIARO
Sia chiaro, una volta per tutte: io non ti amo.
Anzi, per essere più preciso, io non ti amo più.
Se mai ti ho amata.
Già, perché mica ne sono poi così sicuro, sai?
E se non ti avessi amata allora sarebbe giusta la prima versione.
Io non ti amo.
Ecco, almeno iniziamo a chiarirlo.
Io non ti amo.
E’ semplice, non ti pare?
D’altronde ti ho lasciata io, giusto?
Allora che senso avrebbe amarti ancora?
No no, io non ti amo, mettitelo in testa.
Anzi, non riesco proprio a capire come facevo a pensare di amarti, sai?
Mi viene proprio da ridere, è talmente assurdo… amare te!
Stiamo scherzando?
Dovevo aver fumato qualcosa di strano, ne sono convinto.
L’effetto magari è durato un po’ a lungo, ma è l’unica spiegazione.
Cos’avrei dovuto amare di te, me lo spieghi?
Non penserai mica che il fatto che mi perdessi in quegli occhi scuri e luminosi insieme potesse bastare, vero?
Ma figuriamoci…
E poi? Cos’altro? I singoli sguardi sufficienti a capirci?
Beh, che c’è di strano?
Sai con quanti amici mi capita?
Oppure, non so, il nostro giocare a raccontarci le canzoni?
Dai, siamo seri, era un gioco da ragazzini e noi non lo eravamo poi così tanto, su…
Sì, lo so che ti dicevo che adoravo giocare insieme e sentirci bambini, ma non ci avrai mica creduto, vero?
No, ecco, ci sono: magari doveva essere il tuo profumo, vero?
Sì, quel profumo che mi faceva impazzire e non capire più nulla: se quella è la tua arma segreta, allora sei messa male… hai idea di quante donne lo portino, eh? Ne hai idea?
E non pensare subito al fatto che non riuscivamo mai a saziarci di noi, che non attacca: era solo fare l’amor… no, che sto dicendo? Era passione, quella, passione e basta, niente di più.
E poi che credi? Che davvero mi facessi tenerezza quando ti commuovevi davanti ad un film? O che amassi davvero cucinare con te? Oppure, mi viene da ridere al solo pensiero, che dormissi poche ore a notte solo per passare più tempo con te?
Ma per favore, dai, non diciamo stupidate: avevo ben altre motivazioni, io, che credi?
E’ solo che ora non ricordo quali, ma ti assicuro che c’erano…
Lo vedi? Se andiamo a pensarci bene, non c’è nulla che possa giustificare l’amarti o l’averti amata.
Proprio nulla.
Zero.
Niente.
Niente, capito?
E non credere che il fatto che ricordi ogni tuo e nostro particolare significhi qualcosa, lo sai che ho buona memoria…
E’ solo grazie a lei che ricordo i tuoi occhi corrucciati al mattino, è solo quella che mi fa tornare alla mente il nostro primo bacio, così come quelli che l’hanno seguito: non è assolutamente perché adoravo quel piccolo gemito che facevi quando ti perdevi nel baciarmi, cosa credi?
E’ solo la mia buona memoria che non mi permette di scordarmeli.
Peccato che poi si dimentichi di ricordarmi perché è finita, ma questo non conta ora, non provare a distrarmi con questi trabocchetti.
Una cosa è certa.
Io non ti amo.
No.
Non ti amo.
Non voglio amarti.
Non posso amarti.
Non devo amarti.
Anzi, io devo odiarti.
Devo ricordare ogni litigata, ogni incomprensione, ogni singolo momento di rabbia e devo scordare che ognuno poi era seguito dal nostro saper fare la pace…
Io devo odiarti, lo capisci?
E’ indispensabile che ti odi.
E’ l’unico modo.
Sono costretto, cerca di capirmi, ti prego.
Devo odiarti perché non posso esserti indifferente.
Devo odiarti.
Devo, per un solo, banale, maledettissimo motivo.
Devo odiarti perché devo provare qualcosa per te.
Perché altrimenti non averti farebbe troppo male, amore mio.