Film Apocalittici

Inutile ripetere che non è mio solito recensire film qui sopra, ma quando qualcosa mi colpisce in un modo o nell’altro può venirmi voglia di parlarne e, stasera, avrei qualcosa da dire su X-Men: Apocalisse, sesto (come passa il tempo) film della saga mutante, terzo se consideriamo solo i prequel.

Come al solito eviterò qualunque tipo di spoiler, il che mi impedirà di approfondire alcune scene, ma il rispetto per chi legge prima di tutto.

Io faccio parte delle persone che hanno sempre ritenuto Brian Singer come la gallina dalle uova d’oro, almeno in ambito mutante e indipendente (sì, voglio scordarmi quella ciofeca di Superman Returns), cosa che pensavo di aver visto confermata dopo quella chicca che è Days of Future Past, ma evidentemente sbagliavo.

X-Men: Apocalypse è un film che mi fa pensare ai professori che a scuola dicevano “ha le potenzialità, l’intelligenza e gli strumenti per fare tanto, ma non si applica”; ecco, Singer (e, ovviamente, gli sceneggiatori, ma tra questi figura lui stesso) stavolta non si è impegnato.

Mentre i film precedenti si focalizzavano tutti sulla dicotomia mutanti/umani e sul simbolismo ben poco celato dell’intolleranza razziale, X-men Apocalypse punta a qualcosa di diverso, molto più vicino al genere supereroistico in cui i Marvel Studios ormai hanno iniziato a scandire il ritmo.

Un ritmo che qui non c’è.

Manca il pathos, manca la passione, manca il desiderio di sapere come andrà avanti e come finirà.

Mancano, soprattutto, le motivazioni e l’approfondimento dei personaggi.

Non basta dire che Apocalisse è potente e cattivo per renderlo terribile.

Non basta dire che ha quattro “cavalieri” per renderli temibili.

Non basta prendere un tot di personaggi se poi non li si sa muovere e gestire.

Una delle pecche fondamentali del film sta proprio nella gestione dei personaggi: molti sono, semplicemente, inutili, a malapena abbozzati; il problema è che alcuni di questi sono in cartellone, sono uno dei motivi di richiamo, sono (a tutti gli effetti) uno specchietto per le allodole: Psylocke, fisicamente perfetta, ha un totale di 10 battute, forse meno e le scene di lotta che tanto aveva richiesto Olivia Munn sono in tutto due e, onestamente, non particolarmente ben girate (limite che si ha su buona parte delle scene d’azione del film, la cui lunghezza diventa fastidiosa se non sono ben coreografate); Angelo è l’inutilità fatta ruolo. Tempesta ha potenzialità che non sbocciano mai.

Nei fumetti (e occhio, io non sono certo uno di quelli che si scandalizza se un film si scosta dal fumetto, ma almeno una buona ispirazione deve esserci) i Cavalieri sono qualcosa di terribile, per certi versi anche più di Apocalisse stesso, e rappresentano letteralmente i Cavalieri Biblici: carestia, guerra, morte, pestilenza.

In questo film, non si sa perché ci sono questi cavalieri, non si sa a cosa servono, non si sa perché sono quattro: viene da pensare che Apocalisse senta che il quattro è il suo numero fortunato, altrimenti non si spiega.

Altra cosa fondamentale: in un film del genere, per quanto uno possa fare sospensione dell’incredulità, ci sono alcuni elementi che devono essere presenti, altrimenti crolla tutto.

Uno dei principali sono le motivazioni dell’antagonista.

Perché fa quello che fa?

Cosa vuole ottenere?

Come?

E perché ritiene che quello sia il modo giusto?

Non dico che tutti i film di genere rispettino queste domande, ma più avviene meglio è (e il pessimo Luthor di Batman Versus Superman ne è la controprova).

Ora, perché Apocalisse fa quel che fa? Sebbene accennato, il pensiero che prevale è “si è alzato storto e gli giravano le palle”.

Capite che se arriva questo, forse il film non è arrivato al punto.

A tutto questo aggiungiamo uno spazio inutilmente eccessivo dato a Jennifer Lawrence (ok, abbiamo capito, è la nuova diva, ma anche meno, per favore), scene e sviluppi di trama letteralmente inutili (avrei qualcosa da dire sulla parte dei missili nucleari vista anche nel trailer), uno stile registico onestamente antiquato e scene di lotta in genere coreografate male.

Inoltre, per una volta, avrei preferito l’antagonista realizzato almeno in parte in CGI: Apocalisse è un personaggio mostruoso e imponente e truccare il faccino di Oscar Isaac non è sufficiente a rendergli merito, per quanto bravo possa essere l’attore.

Diciamo che se avessi visto questo film anni fa, probabilmente l’avrei perdonato più facilmente, ma gli anni sono passati e l’asticella si è parecchio alzata.

Per cui lo bocciamo totalmente?

No, non del tutto.

Perché in realtà di spunti ce ne sarebbero e di potenziale pure ma, soprattutto, ci sono scene e scelte che sono meritevoli.

Anzitutto, a mani basse, i momenti con protagonista Quicksilver: se in Days of future past vi eravate divertiti, qui lo adorerete e sono convinto che a breve si troveranno gif e spezzoni in giro per la rete.

Poi, nel cameo di Wolverine, vediamo finalmente una scena che rende merito al mutante artigliato: ci sono voluti solo 7 film, dai.

Momenti piacevoli anche quando ci si concentra su Magneto e Xavier, che fanno rimpiangere il complessivo sottoutilizzo di Fassbender e McAvoy.

Ottima, per quanto mi riguarda, la scelta di Sophie Turner come Jean Grey: molto più adatta al ruolo di quanto fosse Fammke Jenssen ai tempi, a mio parere.

Carini anche i costumi verso la fine del film, mentre eccessiva, veramente, la marcata autoreferenzialità di diversi momenti.

Mi rendo conto che a leggermi sembra sia una vera e propria stroncatura e in buona parte lo è: anche se la visione complessiva non è stata del tutto negativa, non arriva alla sufficienza e lo fa solo per l’impegno, il tutto ovviamente a mio modesto e sindacalissimo parere.

Un ultimo consiglio: se potete guardatelo in originale. Il modo in cui sono stati doppiati i personaggi stranieri ha dell’imbarazzante. Non parlo di adattamento, parlo letteralmente della forzatura sulle pronunce. Inascoltabile.

Ok, non penso di aver scritto il commento più entusiasta possibile, attendo volentieri eventuali pareri opposti 😉

 

 


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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