Considera l’aragosta
Colpevolmente non mi ero mai avvicinato a David Foster Wallace.
Caso vuole che, nel giro di pochi mesi, mi sia trovato a ricevere in regalo un suo libro e a mettermi insieme a una persona che, invece, lo conosce bene.
Eccomi quindi a immergermi in questa raccolta di saggi e, soprattutto, nella mente fine di un personaggio che amerò approfondire.
Essendo, come dicevo, una raccolta è difficile fornire una valutazione organica del libro: ci sono argomenti indubbiamente più intriganti (come la corsa alle primarie di McCain nel 2000 o il modo in cui l’autore visse l’11 settembre 2001) e altri che, per usare un eufemismo, ho trovato meno affini ai miei gusti.
Diciamo che una recensione di decine di pagine su un libro a usa volta dedicato a Dostoevskij mi ha messo in un certo qual modo a dura prova, tanto per dire.
Se, quindi, gli argomenti possono essere più o meno interessanti a seconda dei gusti, quel che invece è innegabile è la capacità di analisi dell’autore.
Wallace era una mente pensante, nel senso più vivo e articolato del termine: che si parlasse di porno o di aragoste, della biografia di una tennista o dell’attività di uno speaker radiofonico destrorso, Wallace si faceva domande e non sempre (anzi, quasi mai) dava le proprie risposte, ben conscio che il dubbio è spesso molto più importante della certezza, sia in chi scrive che in chi legge.
Wallace scriveva bene ed è un piacere scorrere il suo flusso di pensieri, misto ad un’ironia spesso sottile ma tagliente: quel che invece può lasciare un po’ interdetti (e, lo ammetto, rendere piuttosto ostica la lettura in certi momenti) è la sua abitudine ad usare e abusare di note a margine. Non solo, capita che le note abbiano a loro volta note e così via a cascata, rischiando di andare a far perdere il senso del discorso originale.
Sicuramente, parlandone anche con la spacciatrice, il motivo di un tale stile è da ricercare in una mente tanto viva da non essere in grado di procedere in modo sequenziale, molto portata com’era a digressioni e postille.
Ciò non toglie che potreste trovare questa caratteristica un po’ fastidiosa: io, alla fine, ho deciso di tornare sulle note solo al termine della lettura del saggio principale, così da non perdere il filo logico.
Fortunatamente ha funzionato.
Non affrontatelo, quindi, pensando di rivolgervi a una lettura leggera, sebbene avrete di che divertirvi.
Leggetelo solo se avete voglia di scoprire nuovi punti di vista sulla vita negli Stati Uniti raccontata come, probabilmente, non avete mai visto fare: sarà interessante e vi darà parecchio da pensare, questo posso garantirvelo.
Per quanto mi riguarda una cosa è certa: è solo l’inizio del mio rapporto con Wallace.
Anche per me Considera l’aragosta è stato il primo DFW. Lui è il mio amore letterario, quindi non sono del tutto lucida quando parlo di lui. Pendo dalle sue labbra. Ho letto poco tempo fa la sua biografia ed è stato, per me, un viaggio cercando di avvicinarmi a lui, sapendo di non poterlo raggiungere. Io preferisco perdermi nelle note e, magari con un po’ di fatica, tornare alla linea principale solo dopo aver esaurito la cascata, ma credo sia solo questione di strategie! Buone letture!
Grazie, anche a te 🙂
Io l’ho scoperto qualche anno fa e l’ho adorato immediatamente. Se non l’hai già letto ti consiglio ‘Questa è l’acqua’, un discorso illuminante nella sua apparente semplicità, che ci fa ancora di piú capire la grandezza dell’uomo DFW. Che purtroppo non c’è piú.
Gio
Me lo segnerò. Al momento ho in coda “Una cosa divertente che non farò mai più”, ma date le dimensioni della mia coda vedremo quando arriverà in lettura 😉