Fuga dalla notte

Dopo tanto tempo sono riuscito a terminare “Escape the night” di Richard North Patterson.

Devo dire che sicuramente la lettura di questo libro non è nata sotto una buona stella: ho iniziato a leggerne le prime pagine mentre facevo la notte accanto a mio padre, per un bel po’ non sono riuscito a leggere niente e, quando ho ripreso, mi sono diviso tra i suoi capitoli ed un po’ di volumi a fumetti che avevo in coda.

Diciamo quindi che sicuramente gli insoliti tempi che sono stati necessari per portarlo a termine non sono stati a causa del libro in sé.

Però (perché ovviamente una premessa del genere comporta un però) non posso dire che questo sia il migliore dei libri di Patterson che abbia mai letto: anzi, a dirla tutta è probabilmente uno dei meno belli (“peggiore” è un termine che con Patterson non posso proprio usare).

Capiamoci: la scrittura è scorrevole come al solito e lo stile è quello che ho imparato ad amare negli anni; è la storia che, semplicemente, non funziona appieno.

I motivi sono diversi: anzitutto l’intera vicenda sembra diluita; un romanzo lungo un terzo in meno avrebbe potuto narrare le stesse vicende senza risentirne affatto: cosa piuttosto insolita per l’autore che, pur non essendo mai “conciso”, non è neanche inutilmente prolisso.

Poi i personaggi: diversamente dal solito sembrano per lo più abbozzati, non ben delineati, come fossero degli schizzi per un dipinto non terminato; gli stessi “antagonisti” hanno motivazioni piuttosto deboli e discutibili, che fanno cadere un po’ l’attenzione.

Infine il colpo di scena finale che tanto colpo di scena non è: dove si voleva andare a parare era piuttosto chiaro e l’ultima parte, che viene comunque divorata proprio perché promette un climax non indifferente, lascia un po’ l’amaro in bocca quando risulta già  “telefonata”.

Ora, rileggendo quel che ho scritto sembra che stia cercando di demolire questo romanzo, ma a dire il vero penso che meriti comunque la sufficienza: Patterson scrive comunque bene ed un po’ di idee interessanti ci sono; il problema è che da lui mi aspetto molto di più e questo, in qualche modo, si paga in termini di soddisfazione.

Un paio di cenni sulla trama: dopo la morte del nonno e quella, ben più tragica, del padre, Peter Carey eredita la società  di famiglia, una casa editrice tirata su quasi dal nulla, all’età  di soli 8 anni; una clausola affida la gestione dell’azienda allo zio fino al compimento da parte di Peter dei 30 anni. All’avvicinarsi di tale scadenza lo zio cerca di convincerlo a vendere tutto ad un affarista senza scrupoli: perché tanto interesse nella sua società ? E cosa sono quegli incubi che continuano a perseguitarlo? Per rispondere a queste domande rischierà  il possibile, compresa la vita propria e della donna che ama.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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