Anime di seconda mano
“Un lavoro sporco” è in genere uno dei libri di Christopher Moore più acclamati, pur non essendo paragonabile al mai troppo osannato “Vangelo Secondo Biff“: data perciò la passione per l’autore per la continuità narrativa, era prevedibile che prima o poi tornasse sul luogo del misfatto, la stessa San Francisco che fa da sfondo anche alla sua trilogia vampiresca, per raccontarci come vanno le cose a Charlie Asher, Audrey e tutta la combriccola dei mercanti di morte.
Charlie? Ma Charlie non era, come dire, fuori uso dopo il libro precedente?
In qualche modo sì e in effetti all’inizio del romanzo non è proprio se stesso, ma poi… non dico altro, ovviamente, ma diciamo che avrà di che divertirsi.
Così come avranno da essere impegnati tutti i personaggi, dovendo gestire arpie, fantasmi, popoli in miniatura, poteri che vanno e vengono e cose simili: insomma l’enorme, divertente calderone a cui ci ha abituati Moore.
Però c’è, prevedibilmente, un però: mentre in genere nei suoi romanzi, il buon Christopher dà l’idea fin dall’inizio di sapere che strada sta intraprendendo, per quanto folle, sconclusionata e irriverente possa essere, qui nella prima parte del romanzo il sapore è quello di un caos non molto ben definito.
Le fila tornano prima o poi, questo è sicuro, ma il disordine iniziale sembra più gettato lì per fare volume e per riempire le pagine di battute divertenti ma un po’ fini a se stesse piuttosto che per far procedere una storia in sé più sottile del solito.
Moore è molto bravo, e lo sa, a far fluire cazzate dalla sua mente alla carta e qui, da questo punto di vista, si sfoga parecchio, solo che non sempre le cazzate sono sufficienti a soddisfare il lettore e qui, a volte, viene da chiedergli di venire al punto.
Niente di grave, sia ben chiaro, il libro scorre, divertente e intrattiene, ma Moore sa dare di più, ha dato di più e quindi da lui si pretende di più.
Detto questo, se avete letto ogni sua cosa o avete amato Un lavoro sporco e volete conoscere il seguito delle vicende, leggetelo assolutamente, ricordandovi che i suoi migliori risultati sono però altrove.