La verità
Sono talmente tante le volte in cui ho parlato cui o altrove di questo argomento che a un certo punto mi chiedo a che serva. Forse spero che prima o poi a qualcuno si accenda una scintilla, ma il timore è che chi è già sensibile sull’argomento ormai c’è e gli altri siano persi.
Ciononostante ci provo, quanto meno per non dover recriminare di non aver fatto nulla a proposito.
Quest’anno sto facendo diverse attività legate alla mia salute, alcune periodiche, altre una tantum e altre ancora come percorso iniziato. Ho tolto un nodulo a uno stinco a settembre, fatto controlli dall’otorino a maggio, rimosso due cisti alla schiena pochi giorni fa e – da luglio – sono in cura con un dietologo e una dietista per cercare di intervenire sulla mia condizione fisica.
Sono tutte cose che richiedono sforzo mentale, volontà e impegno economico. Sono – anche se a volte faccio fatica a ricordarmene – modi per prendermi cura di me.
Il problema è che ogni visita ti espone a quello che più che un rischio è quasi una certezza: quella meravigliosa abitudine di tanti, troppi medici, di valutarti esclusivamente per il fatto che sei grasso e – a volte – di non prendere in considerazione altro. In testa a tutti quei medici la cui specializzazione nulla ha a che vedere col tuo stato di forma, ma che comunque sentono la necessità di esprimere la loro.
Solo quest’anno c’è stata la dermatologa che durante la visita mi ha chiesto se non riesco a dimagrire, l’otorino che prima ancora che gli spiegassi perché ero lì mi ha comunicato che era evidente che avessi problemi, se fossi già seguito da un chirurgo bariatrico e altre amenità varie; peccato che – dopo la mia insistenza – sia venuto fuori che avessi setto nasale deviato e irritazioni croniche da curare. Ma era evidente, che il mio solo problema fosse il grasso, no?
E giusto pochi giorni fa è arrivata l’ennesima.
Vado a togliere – come dicevo – le cisti di cui sopra. L’esperienza – per quanto chirurgo e infermiera siano gentili durante tutto l’intervento – non è delle migliori, probabilmente per una mia reazione all’anestesia. Mentre mi sto riprendendo, ancora intontito da alcuni cali di pressione, il chirurgo mi fa “beh, ovviamente sa bene che lei deve dimagrire”.
Non focalizziamoci per ora sul fatto che in quel momento e da lui non servisse letteralmente a nulla, ma stavolta mi sono sentito anche di rispondere serenamente: “sì, guardi, da lui sono in cura con un dietologo, il medicinale che le ho detto lo prendo per quello e ho perso x chili”. Povero coglioncello illuso, che mi aspettavo che questa risposta chiudesse il tutto.
No.
Perché la risposta non è stata “ah, bene, continui così allora”, né un semplice cenno di assenso.
No.
La risposta è stata “eh, va beh, ma mica sono sufficienti”.
Ora, mentre io mi fermo un secondo per bestemmiare, ragionate un secondo sulla gravità di questa risposta.
Ho forse io detto che avevo finito il percorso? Ho detto per caso che avevo perso tutto ciò che dovevo perdere? Che era finita ed ero a posto così? No. Ho detto “sono in cura”. Ora. Sto facendo.
Ma era necessario dire che non bastava, come non lo sapessi o come se il mio specialista non sia in grado di dirmelo. No, doveva ribadirlo lui.
E sapete il perché di tutto questo?
Perché a queste persone, anzi, perché a voi, alla maggior parte di voi, non ve ne frega veramente un cazzo della salute delle persone grasse. È una scusa grande come il pianeta, quella dietro cui nascondete una verità diversa e che non vi piace ammettere: vi facciamo schifo, ritenete che la nostra esistenza sia un’offesa personale nei vostri confronti.
Noi. Non. Dobbiamo. Esistere.
Avete presente quante persone grasse smettono di andare a fare esami per questo motivo?
O quante non vanno in palestra perché sanno che probabilmente verranno prese per il culo? Perché ovviamente se non facciamo esercizio fisico siamo sbagliati per ovvi motivi, ma se proviamo a farlo siamo ridicoli e dobbiamo essere presi in giro.
Noi vi facciamo schifo.
La nostra esistenza vi offende.
Il nostro corpo vi serve come termine di confronto per definire quanto siete accettabili: finché non ci somigliate andate bene. Giusto?
Ammettetelo, smettetela di nascondervi dietro la scusa della salute. Pensate che una persona grassa non si veda allo specchio, non sappia come sta, non conosca tutti i limiti del proprio corpo intrinseci o imposti dalla società di cui vi ritenete perfetti esemplari? Siete talmente immersi nella vostra ignoranza da credere ancora che sia tutta questione di pigrizia e di forza di volontà. Ma tutto serve a permettervi di alimentare il vostro disprezzo: iniziaste a comprendere la verità non potreste permettervelo. Non potreste ricordarci che il nostro corpo, se proprio deve esistere, serve solo per i vostri commenti.
E invece no.
Non abbiamo bisogno del vostro promemoria, né dei vostri consigli, né dei vostri commenti.
Abbiamo solo bisogno di vivere senza che qualcuno ci faccia sentire di troppo sul pianeta.
Ma questo, evidentemente, è chiedere troppo, perché qualunque cosa tu faccia non sarà mai abbastanza.
“Il body positive favorisce il proliferare di corpi grassi”, vero? Andate a fare in culo. Il body positive cerca, al massimo, di salvare la vita a qualche corpo grasso, prima che muoia sotto la pressione del vostro disprezzo.
PS: piccola curiosità. L’immagine in intestazione è basata su due richiesta a una IA: la prima chiedeva solo un’immagine dedicata alla body positivity, la seconda alla body positivity con un corpo grasso. Ricordando che le IA generano sulla base di ciò che viene dato loro in pasto, vogliamo notare che:
- Sono entrambe immagini di donne (perché ovviamente gli uomini non si considerano)
- Se non avessi specificato la necessità di un corpo grasso avremmo avuto l’immagine a sinistra: indubbiamente PERFETTA per parlare di body positivity, vero? (sarcastico, non si fosse capito).
Ecco, magari facciamoci qualche domanda anche a partire da questo.