December and Me
3 dicembre
È il 2008. È un mercoledì. Una telefonata cambia tutto. Mio padre è in ospedale. Emorragia cerebrale. Ricordo la corsa, le attese, la sua confusione. Il ricongiungermi con Manu al casello di Arluno nonostante la nebbia perché non voleva fossi solo.
È il 2010. Primo viaggio a Parigi. Il ginocchio non è ancora guarito del tutto. Il freddo è più del previsto (e per dirlo io)
È il 2011. Io e Manu ci sposiamo. È una giornata felice. Ma anche (a volte soprattutto) i ricordi felici possono diventare malinconia.
5 dicembre
È il 2008. Babbo è in terapia intensiva e mi dice quelle parole. Quelle lacrime trattenute a stento si sono sfogate poi. E anche ora.
È il 2010. Parigi è bella, i musei meravigliosi, ma il ginocchio fa un male cane. E fa freddo.
È il 2011. Si parte per New York. Viaggio di nozze. Creazione di ricordi.
È il 2019. Londra. Cyrano. Ricordi.
È il 2024. Parigi. Paul McCartney. Ricordi (si spera).
6 dicembre
È il 2010. Torniamo da Parigi. C’è da lavorare e pensare al Natale.
È il 2021. Oggi dovevo tornare a Londra per la prima volta dopo la pandemia. Riprendermi un po’ della vita di prima. Sabato il Regno Unito ha riattivato le regole anticovid. Viaggio annullato.
7 dicembre
È il 2008. Mi sto rendendo conto di quante persone riescono a esserci anche se distanti.
È il 2010. Cado e mi rompo di nuovo il tendine. Ricovero. Madonne a raffica. Paura di perdere i lavori in corso.
È il 2019. Londra. Ian Mc Kellen. Ricordi.
È il 2023. Londra. Richmond. Re Lear. Nuovi ricordi.
10 dicembre
È il 2008. Nessuno può seguire mio padre di notte in ospedale. Passo la notte su una sedia accanto al suo letto cercando di non fargli togliere l’ossigeno.
È il 2022. Il male al cuore che sento oggi me lo porterò dietro per mesi. Forse più.
11 dicembre
È il 2008. Parlo di amici che si dimostrano tali e persone che danno aria ai denti. Interessante come certe cose non cambino mai.
12 dicembre
È il 2024. Devo togliere due cisti alla schiena. Sospetto ci sarà da divertirsi.
14 dicembre
È il 2010. Finalmente si decidono a operarmi.
È il 2021. Inizia senza annunci qualcosa che mi cambierà la vita per sempre.
15 dicembre
È il 2011. Torniamo da New York. Nasce la leggenda di Shorty in spalla al JFK. Ricordi creati.
È il 2015. Arrivano i risultati degli esami di Zen. Linfoma allo stomaco. Non c’è cura, né speranza. Posso solo prendermi cura di lui. Morirà meno di 3 mesi dopo.
16 dicembre
È il 2008. Sono costretto ad andare in trasferta per due giorni perché il cliente più importante ha bisogno. Sembra sia indispensabile. Si scoprirà che non lo era e ho perso tre giorni accanto a mio padre. Ci è andata Manu. Non so che avrei fatto senza di lei.
18 dicembre
È il 2017. Stitch non mangia. Lo porto dalla veterinaria: non sarà niente, ma non si sa mai.
19 dicembre
È il 2017. L’ecografia parla chiaro. Stich ha un linfoma al fegato. Non si sa per quanto ne avrà.
20 dicembre
È il 2008. È la notte tra 20 e 21. Squilla il telefono, mio padre ha la pressione bassissima, meglio correre in ospedale. L’ospedale è a Borgomanero, mi precipito. Arrivo in tempo, se esiste un “in tempo”. Sono con lui fino alla fine. Gli sussurro che tra poco smetterà di stare male. Non so se mi sente o capisce. Sento chiaramente il suo ultimo respiro. Torniamo a casa con in un sogno lucido. Smerdo un poliziotto che ci ferma. Mio padre non c’è più.
È il 2017. Do a Stitch un medicinale che dovrebbe stimolargli l’appetito, per provare a farlo tenere duro. Va in crisi. È terrorizzato. Muore così. E io non me lo perdono ancora.
23 dicembre
È il 2008. Funerale di mio padre. Marco, il mio miglior amico, è con me. Manu piange pensando di non stare facendo abbastanza quando in realtà è stata fondamentale. Torniamo a Milano con mia zia che si complimenta della bella ragazza con cui sto. È tutto assurdo.
È il 2010. Sono a casa dall’ospedale. Chiedo a Manu di sposarmi.
24 dicembre
È il 2001. Arrivo da mio padre verso l’una di notte, ma lui aveva deciso di non aspettarmi per aprire i regali, perché i suoi amici vicini non potevano attendere.
È il 2008. Manu vuole che ci creiamo la nostra tradizione, sa quanto è importante per me. Prepara una cena e andiamo al cinema. Sarà la nostra abitudine per gli anni a venire.
È il 2019. Vengo offeso da commenti grassofobi nel momento in cui meno me lo aspetto.
È il 2020. Piena pandemia. Apro i regali che mi sono arrivati. Da solo, in casa.
È il 2022. Vado al cinema. Da solo.
È il 2023. Un regalo speciale mi scalda il pomeriggio. Poi torno a casa.
25 dicembre
È il 1996. Primo Natale senza mia madre. Siamo ospiti da amici.
È il 1997. Mio padre decide che al pranzo di Natale saremo solo noi due. Al ristorante cinese.
È il 2022. Il mio primo Natale da solo. Probabilmente non l’ultimo.