Etica, what are thou?
Se niente importa, non c’è niente da salvare (Jonathan Safran Foer)
Non sono sicuro di quante premesse avrei bisogno di fare per questo post. Probabilmente molte. Anzitutto che io non ho mai studiato etica e filosofia, per cui ogni mia dissertazione al riguardo è strettamente legata al mio sentire e vissuto. Poi che questo post collegherà in modo forse acrobatico argomenti apparentemente lontani tra di loro, ma che continuano a rimbalzarmi in testa con un filo conduttore che forse vedo solo io, ma questo è il mio blog e quindi la mia parola è quella che conta. Facciamoci bastare queste e iniziamo.
Qualche giorno fa mi è capitato di trovarmi in una discussione che, in parte, avevo già avuto con altre persone. Il concetto era sempre lo spirito di adattamento in viaggio, soprattutto in campo alimentare e – guarda un po’ che caso – si è finiti a parlare della situazione in cui una persona sia vegetariana o vegana, gli altri no e non ci siano opzioni comode e veloci per far mangiare la persona veg. Molte persone – direi la maggioranza, per fortuna – si sono espresse dicendo che se c’è una persona veg si cerca di organizzarsi per tempo in modo che possa mangiare tranquillamente: lei magari dovrà adattarsi in certe situazioni a non avere molta scelta (in alcuni paesi è più difficile che in altri), ma il gruppo deve tenerne conto. Posizione con cui, si immaginerà, concordo fortemente: che si sia tra estranei o, a maggior ragione, tra amici, è fondamentale venire incontro alle necessità di tutti e – soprattutto tra amici – questa cosa non è né una sorpresa né un evento isolato, quindi c’è tutto il tempo di capire come organizarsi.
Eppure qualche voce dissonante c’è stata, riassumibile in “beh, ma a questo punto, visto che la maggioranza non ha problemi e che si è tra amici dovrebbe essere il singolo ad adattarsi e se per una volta mangia carne non muore nessuno” (a parte l’animale, aggiungerei sarcastico io). Prima di commentare vorrei aggiungere ingredienti a questo scambio, dato che si tratta di un’obiezione che già avevo sentito in alti casi. La mia domanda a seguire è stata “beh, ma se una persona fosse allergica, celiaca, intollerante diresti la stessa cosa? E se fosse una scelta religiosa?”. La risposta? “Per me se si tratta di malattia ovviamente no, ma quella è la cosa più importante. Invece per quanto mi riguarda la religione non esiste e non si considera“
A ognuno trarre le proprie deduzioni al riguardo, ma qui scriverò qualcuna delle mie. Alla persona ho risposto che evidentemente abbiamo priorità diverse e l’ho chiusa lì, ma per quanto mi riguarda queste priorità sono quelle che identificano un certo modo di approcciarsi alla società civile. Io fatto una scelta etica: non mangio animali. E sono anche conscio che sia una scelta incompleta, perché non sono (ancora) vegano. Ho comunque fatto una scelta e quando ho iniziato a essere vegetariano mi sono sempre detto che – se avessi desiderato farlo – avrei mangiato carne, cosa che non è mai avvenuta in ormai più di 11 anni. Sottolineo: se IO avessi desiderato. Così come se IO in quella situazione volessi rinunciare alla mia scelta sarei legittimato a farlo, dato che com’è una mia scelta è anche mia possibilità decidere di sospenderla in certi casi.
Ciò che invece non trovo accettabile è che qualcun altro si senta in diritto di dirmi quando IO devo sospendere la mia scelta etica. In particolar modo per non recare disturbo agli altri (che dovrebbero essere miei amici). Mi si sta dicendo, quindi, che la mia etica conta meno della comodità degli altri, conta solo finché non è un disturbo. Non è accettata, è tollerata. Il mio paragone con religione e malattie è sempre provocatorio e voluto perché nessuno (che non sia mononeuronale) si metterebbe a sindacare le problematiche di salute altrui. Qualcuno evidentemente lo fa per le scelte religiose. Ma l’etica è a fondo scala.
Ed è questo approccio all’etica che mi fa riflettere pesantemente, perché mi rendo conto che il rispetto e la consapevolezza verso l’importanza di un’etica personale sono effimeri se non addirittura assenti nella maggior parte dei casi. Dire che si fa una scelta per etica ci rende animali curiosi, degni di un’alzata di sopracciglio, di tolleranza finché non si disturba, ma se poi questa etica si pone come ostacolo allora è come se si dicesse “va beh, dai, ora piantiamola di giocare, metti via i tuoi capriccetti e comportati da adulto non rompendoci le palle”.
La scelta etica, quella che non ci porta vantaggi, che facciamo perché riteniamo che sia giusto così, che anche se altre scelte possono essere più facili non le vogliamo perseguire per i danni che portano ad altri, è un concetto così esotico che viene facile non considerarlo “importante”. Se mangi carne una volta non succede nulla, no? Sei solo venuto contro ai tuoi valori. Cosa vuoi che sia?
Se volti lo sguardo quando qualcuno viene maltrattato non succede nulla, no? Cosa vuoi che sia?
Se fai silenzio mentre assisti ad altri che ingannano o rubano non succede nulla se non rubano a te, no? Cosa vuoi che sia?
Esempi molto lontani? No. Non se abbiamo una nostra etica.
(Non sto commentando l’aspetto sulla religione perché anche quella frase per me è grave: io sono agnostico, ma la mia etica mi porta a rispettare le necessità religiose di chi mi sta accanto, finché non vengono imposte in modo restrittivo a me o ad altri).
Ma proseguiamo.
Sappiamo tutti benissimo come sono andate le elezioni americane e non credo di aver bisogno di specificare l’amarezza crescente del momento e dei giorni successivi. In questi giorni, però, sto assistendo soprattutto su TikTok a racconti che a ragionarci a dovere non avrebbero dovuto sorprendermi: amicizie, relazioni, matrimoni che si stanno spaccando perché dei membri hanno votato Trump e chi, invece, ha votato Harris non ci sta e sta chiudendo le porte, lasciando i primi qualche volta incazzati, ma sempre stupiti, come fossero caduti dal pero.
“Ma io non ho votato contro di te, ho votato perché Trump ha promesso di farmi risparmiare” dicono molti a donne, a esponenti della comunità LGBTQ+, a minoranze già minacciate. “Non ho votato contro di te”. “Mi fa risparmiare”. La logica di questo non-ragionamento è tanto spiazzante quanto rivelatoria: il voto di molti si fa per ottenere qualcosa nel proprio piccolo orticello. Non importa se poi questo impatterà sulle vite altrui: “io non volevo”. Non importa se quelle vite sono a contatto con noi: “non l’ho fatto pensando a te”. Già. Ma è quel “te” che ne subisce le conseguenze. È quel “te” che finirà per pagare sulla propria pelle quei pochi dollari che penserai di risparmiare. Di nuovo torniamo all’etica: non importa se ciò che è stato espresso dalla destra americana è eticamente indegno, l’importante è che mi faccia risparmiare. L’importante è che io stia bene. Tu? Mica pensavo a te.
Guardiamoci intorno e leggendo ciò che avviene con questa chiave di lettura finiremo forse per capire molto meglio il perché siamo nelle condizioni attuali. Abbiamo – come società – smesso di considerare l’etica un valore. Se quando un giudice esprime un parere legale contrario alla propria fazione politica la risposta è che i giudici sono di parte, il motivo è che non siamo più in grado di valutare il bene della comunità, degli altri, rispetto alle nostre piccole esigenze individuali.
Il momento in cui IO è diventato più importante di NOI e di VOI è quello in cui abbiamo iniziato a perdere la partita della civiltà, al punto che se qualcuno è sinceramente gentile facciamo fatica a credere che non voglia qualcosa in cambio, al punto che una scelta etica diventa solo un fastidio rispetto al culo comodo di un gruppo di sedicenti amici.
Nel 1984, durante le prime Guerre Segrete Marvel, nel primo numero un’entità potentissima nota come Beyonder/Arcano portò su un pianeta deserto un gruppo di eroi e uno di villain per farli scontrare. Con una particolarità: Magneto fu incluso tra gli eroi. Perché? Quale errore poteva esserci stato? La risposta – semplice eppure geniale – arrivò pochi numeri dopo: la scelta tra eroi e villain era stata fatta in base ai desideri dei personaggi. Quelli che avevano desideri e sentimenti per lo più egoistici, che agivano esclusivamente per il proprio tornaconto erano inseriti nel gruppo dei cattivi, al contrario quelli che avevano una spinta nettamente altruistica, che agivano per un bene al di fuori di loro stessi erano eroi.
Magneto era un eroe, perché il suo desiderio era proteggere la razza mutante, non un qualsiasi tornaconto personale.
In questi giorni non posso fare a meno di chiedermi in quanti tra coloro che incrociamo finirebbero in un gruppo o nell’altro e penso che la differenza la farebbe il loro rapporto con l’etica propria e altrui.