Ringraziando
C’è chi dice che le tradizioni non andrebbero importate. Sono quelli che ritengono Halloween il più grave problema di invasione culturale dopo la scoperta dell’America (però, non si sa perché, mangiano tranquillamente patate e pomodori, vai a capire).
Io sono di un’altra scuola, di quelli che se vedono qualcosa che possono vivere come proprio, che può avere significato o interesse, allora la prendono nei modi e tempi possibili.
Da qualche anno il Giorno del Ringraziamento è uno di questi: non, ovviamente, nel senso tradizionale più stretto, un po’ perché sono ragionevolmente sicuro che nessun mio avo sia stato padre fondatore oltreoceano, un po’ perché da bravo vegetariano il tacchino ripieno non è certamente un piatto contemplato.
Fermandoci, però, all’idea di un giorno per ringraziare, rimango dell’opinione che sia meritevole e che andrebbe celebrata e preservata, perché tutti – e mi metto in testa alla fila – ci scordiamo troppo spesso di ciò che abbiamo, presi come siamo da scazzi, dolori, preoccupazioni, pensieri, paure. Non che non debbano esserci, assolutamente, ma ricordarci che non esistono solo loro ci aiuta a ricordare quanto di bello c’è sempre intorno a noi e a darci la forza per lottare, sempre e comunque. Perché ne vale la pena.
Per cui sì, rubo il Giorno del Ringraziamento per dire grazie e già so che non ricorderò tutto e che ne ripeterò alcuni, ma va bene così.
Ringrazio anzitutto perché sono vivo e, compatibilmente, in salute. Banale? Forse. Ma niente di più facile di dare per scontata la salute finché c’è. Meglio ricordarselo.
Ringrazio di camminare. Lo faccio ogni anno perché ogni giorno ricordo quanto sono fortunato nell’aver recuperato la mobilità.
Ringrazio di Sissi, Sasha e Sheppard. Mi hanno salvato in un momento buio. Mi hanno salvato quanto io ho salvato loro. Forse di più.
Ringrazio di Pucca, perché le voglio bene, punto e basta.
Ringrazio di Miss Sauron, ovviamente, e non c’è bisogno di perché.
Ringrazio di sapere imparare e di sapere chiudere le porte.
Ringrazio di saper perdonare, se necessario, ma di saper ricordare, sempre.
Ringrazio di avere un intuito che ogni tanto riesce a evitarmi brutte esperienze.
Ringrazio del mio amor proprio e del non aver più voglia di rotture di cazzo.
Ringrazio per chi è nella mia vita troppo a distanza per esserci fisicamente, ma con la regolarità di chi è alla porta accanto.
Ringrazio perché ho ripreso a scrivere.
Ringrazio di avere intorno persone che stimo e, spero, qualcuno che mi stima.
Ringrazio di lavorare, a prescindere.
Ringrazio dei aver viaggiato e di poter viaggiare. E di aver scoperto Londra per farne un luogo dell’anima.
Ringrazio della pizza di stasera.
Ringrazio di essere nella redazione di SerialFreaks e di aver contestualmente trovato qualche nuovo buon amico. E non è poco.
Ringrazio di comprare solo regali sentiti, quest’anno, e non qualche inutile proforma.
Ringrazio perché ho una bolla di persone belle che ancora mi protegge dalla merda lì fuori.
Ringrazio perché a capodanno rivedrò amici che non vedo da troppo.
Ringrazio di essere andato per radio una sera e di aver ottenuto un’intervista.
Ringrazio del libro che mi è arrivato in regalo oggi.
Ringrazio chi c’è.
Ringrazio chi non c’è più, che ha fatto spazio.
Ringrazio di aver incontrato Rory Kinnear e aver ricevuto un autografo da Ian McKellen.
Ringrazio di amare il teatro. E di parlare inglese.
Ringrazio di amare la mia città, anche se non posso dire lo stesso del mio paese.
Ringrazio di essere vegetariano.
Ringrazio, tutto sommato, di essere chi sono, anche se ci sono ampi margini di miglioramento.
No. Non ringrazio e non posso ringraziare di aver perso Stitch. Ma ringrazierò sempre di averlo avuto nella mia vita.
E ringrazio, ancora, chi ogni tanto passa di qua a leggermi. Che lo so che questo blog è un po’ sottotono, ma non ho mai smesso di volergli bene. Perché io, alla fine, sono tantissimo qui dentro. Come non essere grato?