525.600 minuti

Qualcuno c’era, qualcuno lo sa, qualcuno ancora no, ma quando questo blog nacque il 1 maggio 2006, si chiamava come questo post: 525.600 minuti. Mi sembrava un titolo perfetto, un po’ perché il blog avrebbe dovuto in qualche modo segnare il tempo tramite le mie parole, ma anche per la mia passione per Rent, il musical di Jonathan Larson, che avevo colpevolmente scoperto solo poco tempo prima, inizialmente nella – pessima – traduzione italiana e poi col film di Columbus.

È una storia d’amore lunga, quella tra me e Rent. Dal cercare ogni possibile versione da guardare, al fare proselitismo con le persone a me care al citarlo più o meno ovunque fino, appunto, a dare il nome al mio blog.

Ma cos’aveva (e ha) di speciale Rent e perché ne parlo di nuovo oggi? Le due domande sono in parte collegate e ci riportano al suo creatore: quel Jonathan Larson che ho menzionato qui sopra.

Larson era un compositore nato nel 1960 che aveva già lavorato ad alcune opere, ma non era mai veramente esploso. Nel 1991, però, decise di far propria un’idea su cui aveva inizialmente lavorato con un altro autore e cercare di dar vita a un nuovo progetto estremamente ambizioso: una rivisitazione in chiave moderna della Bohème di Puccini, ambienta nella New York degli anni ’90.

Rent divenne l'”opera della vita” che spesso immaginiamo nell’idea romantica di un’artista, ma in questo caso fu letterale in ben più di un aspetto: non solo infatti Larson dedicò anni alla creazione di testo e musiche, ma inserì nella storia decine di spunti presi dalla sua stessa esperienza, inclusi i periodi di estrema povertà in cui si trovò pur di proseguire col proprio lavoro.

I personaggi di Rent, Mark in primis, divennero Larson stesso o i suoi amici o persone diventate fondamentali nella sua vita.

Finalmente, nel 1996 Rent ebbe l’occasione di andare in scena e Larson divenne amico del cast, lavorando costantemente alla produzione fino a pochi giorni prima dell’uscita in scena. Già, perché una sera – durante le prove – Jonathan svenne. Si pensò a un’intossicazione alimentare o altro, ma comunque iniziò a stare parecchio male: lui stesso non si preoccupò troppo o quanto meno ci scherzò, tanto da dire al direttore della musica “ci credi? Sono svenuto esattamente nel momento in cui stavano cantando morire in america“.

Non era un’intossicazione. Era un problema non diagnosticato a un’arteria e la notte del 25 gennaio 1996 Larson morì a 36 anni, il giorno in cui sarebbe dovuta andare in scena la prima anteprima di Rent, che non fece in tempo a vedere.

D’accordo con la famiglia, il cast decise di rendergli omaggio nel modo migliore possibile: mettendo comunque in scena lo spettacolo; l’idea iniziale era di farlo da seduti, senza scene, senza balli, semplicemente recitando e cantando, ma quando giunsero a “La Vie Bohème” il palco esplose di energia e voglia di vivere e così il pubblico, tanto da convincere il cast a fare il secondo atto in modo ben più attivo.

Questa era l’eredità di Larson: un’opera teatrale che celebra la vita contro la morte, l’amore contro l’odio, il riempire ogni minuto invece che lasciarlo correre via e quell’esplosione ne fu la dimostrazione.

No day but today

Il pubblico e il cast rimasero in silenzio a lungo dopo l’esibizione, finché un urlo “grazie, Jonathan Larson” spezzò la magia del momento, ma non quella di un musical che ha letteralmente l’anima del suo autore all’interno.

Ecco, Rent per me è anche questo. È sì, una storia emozionante con canzoni che adoro, è sì il racconto di personaggi vivi, è sì una storia fortemente queer che ha fatto strada, ma è anche il ricordo di quanto sia importante vivere la propria vita giorno per giorno e lasciare dietro di sé la parte migliore di noi, perché noi prima o poi non ci saremo più. Il ricordo di noi potrebbe restare.

How do you measure?
Measure a year?
In daylights,
In sunsets,
In midnights,
In cups of coffee,
In inches, in miles, in laughter, in strife
In five hundred twenty five thousand six hundred minutes
How do you measure a year in a life?
How about love?

Oggi sono 25 anni dalla morte di Jonathan Larson e vi lascio qui un bel ricordo di Anthony Rapp e altri del cast, se siete curiosi. https://www.npr.org/2021/01/25/959666108/13-140-000-minutes-its-been-25-years-since-the-first-performance-of-rent

E, giusto come regalo aggiuntivo, il video dell’ultima messa in scena (oddio, non ultimissima, dato che poi lo vidi a New York anni dopo), con tutti i membri dei vari cast che cantano insieme Seasons Of Love

Grazie, davvero, Jonathan


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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