Canta con me. Suona con me. Balla con me.

man playing guitar with girl
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Ho sempre amato i musical. Oddio, per molti anni l’unico che abbia mai conosciuto è stato Grease, ma col tempo pian piano sono andato avanti a scoprirne e apprezzarne molti altri: chi era qui nella preistoria sa che quando questo blog era su splinder il suo titolo era un omaggia a Rent. In realtà non sono un vero fanatico del genere: molti non li ho visti perché non mi attraevano, altri perché non ho avuto l’occasione (ancora soffro per aver mancato Hadestown di un soffio) e qualcuno proprio non mi piace (scusa, Hamilton, non sei tu, sono io. Forse).

Ma, d’altronde, come può non amare i musical qualcuno che conosce a memoria buona parte degli episodi di Saranno Famosi? Dai, su, non è concepibile.

Ma i musical sono in realtà la rappresentazione più immediata di qualcosa di diverso che adoro, ammiro e – perché no – anelo: la sinergia tra persone. L’armonia. La creazione corale.

Prendete una compagnia di ballo. Guardateli, dopo tanta preparazione, come sanno muoversi all’unisono, guardate la magia di quei movimenti sincronizzati tra loro, quando non identici.

Ricordo il video di Running with the night, di Lionel Richie. Cercatelo su Youtube e capirete cosa intendo.

Ma andate oltre.

Vi è mai capitato di vedere ballerini più o meno professionisti improvvisare un ballo? Di intuirsi, studiarsi e poi creare qualcosa che nasce soltanto da loro, lì e ora? Qualcosa di irripetibile basato esclusivamente sulla magia della dinamica tra due o più esseri umani capaci di ballare?

E guardatelo col canto.

Da ragazzo avevo creato un paio di cassette di sole canzoni in duetto, perché per me avevano una magia propria: due voci che si univano, dialogavano, si fondevano. E di nuovo, se quelle sono studiate, pensate alle volte che una o più persone inizia a cantare e qualcun altro la segue o si alterna. Pensate a quando qualcuno si aggiunge e fa un controcanto: lo so, non capita spesso, ma sono sicuro che almeno una volta l’avete visto. Guardate le loro espressioni, sentite l’energia che nasce da quelle persone che stanno creando – di nuovo – bellezza insieme. Che sono il centro, la spinta e anche la destinazione di quella bellezza.

Ma ancora, vi è mai capitato sentire dei musicisti improvvisare? Qualcuno iniziare a suonare e qualcun altro andare a ruota? Magari conoscono il pezzo, sì, ma non hanno mai suonato insieme e in quel momento lo stanno facendo per la prima volta. A orecchio. A cuore. Non è creazione allo stato puro? L’essenza stessa dell’universo in un momento? Non esagero. È esattamente ciò che provo ogni volta che mi capita qualcosa del genere e so, so benissimo, che si tratta anche del risultato di un enorme talento unito a tecnica e studio. E qui l’ammirazione cresce ulteriormente: niente è più difficile di fare apparire facile qualcosa di complesso.

E non ho citato quando le molte arti si fondono insieme. Una persona che inizia a suonare. Un’altra che canta sulla sua musica. Altri che ballano. Chiudete gli occhi. Lo vedete? Lo sentite?

Ecco. I musical, le coreografie, i duetti preparati a priori per me sono un richiamo a queste emozioni, a queste meraviglie di sintonia che in qualche modo in me richiamano il vero potere della comunicazione tra persone, anime e corpi.

Amicizia, amore, comunità, sono parole e immagini che mi arrivano ogni volta che assisto a momenti del genere, soprattutto se improvvisati.

E invidia, perché questi momenti di comunità sono preziosi e rari. Come quelle situazioni con amici che si conoscono così bene da capirsi con uno sguardo. O in cui i botta e risposta sembrano frutto di una sceneggiatura e non della semplice affinità.

Mi è capitato. Avevo un amico con cui ci conoscevamo al punto che certe volte alcuni dialoghi morivano sul nascere perché si sapevano già le risposte che ci sarebbero state in sequenza, ma questo implicava anche che bastasse uno sguardo e un gesto per comprendere esattamente dove l’altro sarebbe andato a parare. O ancora, in modo completamente diverso, anche di recente: ascoltate Astronomiti e capirete cosa intendo. Lì c’è un esempio costante e perfetto di quell’affinità naturale e istintiva di cui parlo.

Ma ecco, vedere qualcuno che riesce a creare dal nulla una coreografia inventata sul momento con qualcun altro, ascoltare una canzone nascere come coro o duetto da persone non accordatesi prima, sentire musicisti improvvisare insieme e creare una magia musicale istantanea, ecco, mi rende invidioso di questi meravigliosi talenti e della loro arte.

Perché sì, ognuno ha le proprie capacità. Io, dicono, so scrivere. Magari raccontare. Ma ci sono arti solitarie (penso al disegno, alla scrittura – appunto -, forse anche alla fotografia) e altre che possono generare comunità. Che esplodono quando lo fanno. E di queste io ho invidia pura. Bonari, ammirata, ma pur sempre invida.

Forse semplicemente perché ho sete costante di quella comunione di anime.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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