Per l’ultima volta, Excelsior!

Ho detto e scritto mille volte di essere cresciuto a pane, Saranno Famosi e fumetti Marvel.

Sì, certo, il primo fumetto in assoluto è stato Topolino, come per praticamente chiunque, ma Topolino non fa testo, Topolino è la base su cui poi si è poggiato tutto il resto.

Ricordo benissimo il primo fumetto Marvel che abbia mai avuto. Era una raccolta dell’Uomo Ragno Gigante della Corno, probabilmente completa in una di quelle edicole che tenevano rese, pacchi, mix strani.

Per chi non lo sapesse, L’Uomo Ragno Gigante era una ristampa in formato più grande delle storie già apparse su L’Uomo Ragno. Le raccolte altro non erano che 3/4 numeri de L’Uomo Ragno Gigante, cui venivano tolte le copertine e venivano poi riassemblati insieme con una nuova copertina di cartone incollato che spesso veniva via in poche lettura.

Quel volume conteneva L’Uomo Ragno Gigante 34 e 35. Forse anche il 36, non ricordo. Quei numeri contenevano le storie comparse su Amazing Spider-Man dal numero 88 in poi. La fuga di Doc Ock. La morte del Capitano Stacy. L’attacco dell’Uomo Ghiaccio. Prowler.

Chi non ha mai letto fumetti non può capire, chi c’era sa di cosa parlo.

I disegni erano di Gil Kane e John Romita e ancora ricordo le prime tavole in cui si vede Octopus comandare le proprie braccia a distanza e poi indossarle sotto la tuta della prigione, crudele e diabolico come mai: quelle braccia mi ricordavano un po’ i mostri della Guerra dei Mondi, anche se non c’entravano molto.

Ai testi un solo nome: Stan Lee.

Un nome che imparai a riconoscere ogni volta che prendevo in mano un albo Marvel, fosse L’Uomo Ragno, i Fantastici Quattro, Hulk. 

Stan Lee. Stan “The Man” Lee e Jack “The King” Kirby. Sembrava una firma unica. Lo era.

Quando tornai alla Marvel anni dopo, il suo nome era ancora lì. Non come autore, quasi mai almeno. Ma era sempre “Stan Lee Presenta” a ricordare che tutto era iniziato da lui, con lui e grazie a lui.

Non importava se molti dei personaggi nati nel tempo non fossero frutto della sua fantasia, perché erano nati nel suo universo, in quel terreno meraviglioso che la sua mente aveva contribuito a creare.

Tanto si è detto anche contro di lui, in passato: che rubasse idee, che non fosse vero autore, che alla fine mettesse giusto qualche abbozzo e al resto pensassero i disegnatori.

Probabilmente molto è vero, ma quello che ci si dimentica è che quell’abbozzo era ciò che serviva a partire, che senza quell’idea, quell’ambiente, quel desiderio di sognare, quello spunto nulla sarebbe esistito, non così, non in quel modo. Non il nostro immaginario.

Avete mai letto il Cap scritto e disegnato solo da Kirby? Io sì. E la differenza si nota. E lo dice uno che non ha mai considerato i dialoghi di Zio Stan questa eccellenza sconvolgente. Ma c’era la scintilla. Stan era la scintilla.

Quando ripresi a leggere fumetti Marvel quell’universo divenne per me la fuga preferita insieme ai libri. A scuola ero isolato e preso in giro (a volte proprio a causa dei fumetti), ma una volta al mese potevo rifugiarmi nelle storie di quel Peter Parker che tanto vicino a me sentivo. Non era più Stan, era Roger Stern, ma quello “Stan Lee Presenta” mi ricordava da dove tutto fosse nato.

Ai tempi era inimmaginabile pensare a quanto la sua influenza sarebbe esplosa in futuro. I fumetti era nicchia: fuori da fiere e giri di appassionati nessuno sapeva chi lui fosse e chiunque leggesse supereroi era visto un po’ come uno sfigato. Certo, magari guardavano il telefilm di Hulk senza neanche sapere da dove venisse o chi l’avesse creato, ma sono pignolerie.

Poi tutto è cambiato. Il primo film degli X-Men (e c’era un suo cameo anche lì). Il secondo. E poi con gli anni l’enormità dell’MCU. Tutti hanno iniziato a conoscere i suoi personaggi o le idee da cui alcuni personaggi erano nati. Tutti hanno iniziato a scoprire il concetto di continuity. Tutti hanno iniziato a riconoscerlo, film dopo film.

Se il nostro mondo immaginario, oggi, è com’è lo dobbiamo anche a lui. Dobbiamo a lui il concetto di supereroi con superproblemi, dobbiamo a lui l’andare oltre gli stereotipi, dobbiamo alla sua Marvel la crescita di un pubblico e di un messaggio che fossero importanti, universali e potenti.

Ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. La possibilità di lottare sempre. L’importanza delle nostre scelte. Delle responsabilità. Dell’andare oltre le apparenze. Tutto lì. Da subito. Per sempre.

C’è tanto di ciò che ha fatto che ha influenzato prima le vite degli appassionati e poi, letteralmente, buona parte del mondo quanto meno occidentale che sarebbe riduttivo  anche solo provare ad elencarle

Stan ha sognato e ci ha insegnato a sognare. Ha creato dando anche solo la scintilla e ci ha ricordato come continuare a farlo. Ha raccontato e ci ha fatto appassionare ai racconti. 

Lui ora non c’è più. Rimane la sua eredità e mai come ora questa frase è tanto vera.

Ma ci mancherà. Ci mancherà vederlo in quei cameo, ci mancherà semplicemente ricordare che è lì. Che sghignazza. Ci mancherà quello “Stan Lee Presents”, anche se magari rimarrà, perché ora presenterà da un altro luogo. Sghignazzando anche da lì, probabilmente.

Oggi, l’ho detto più volte da ieri, il mondo è però molto più grigio. Una scintilla si è spenta.

Ciao Stan. Io e tanti altri siamo ciò che siamo anche grazie a te.

Per l’ultima volta, Excelsior!

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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Una risposta

  1. ero talmente scemo che la costina gommata delle raccolte me la mangiavo

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