Ancora qui

Suona strano e vuoto, per certi versi, trovarmi regolarmente a scrivere qualcosa in questo giorno, a distanza di diciassette anni. Ho raccontato i miei ricordi, ho parlato dei miei pensieri, ho espresso il mio parere per chi, per forza, deve ricordare che c’è un altro 11 settembre e il suo è quello (che poi perché si debba scegliere tra tragedie, dolori o drammi nessuno è riuscito mai a spiegarmelo, sarà che sono troppo stupido io per capirlo).

Fatto sta che sono diciassette anni e ormai è storia ed è così assurdo pensare che un evento così drammatico e vivo sia storia che anche spiegarlo mi risulta ostico. La certezza è una: c’è un prima e c’è un dopo quell’11 settembre e questo è innegabile per tutti, anche per coloro che ritengono gli Stati Uniti (a torto, a ragione o, come dovrebbe quasi sempre essere, da qualche parte lì nel mezzo) primi colpevoli di troppi abomini.

C’è un prima e c’è un dopo perché tutte le nostre vite sono cambiate da allora e perché quel giorno ha, ne sono convinto (ma da bravo nessuno potrei assolutamente sbagliare), dato volto a un nemico che troppi desideravano avere. Un volto che nulla ha a che fare con la realtà ma da quando l’odio si preoccupa della realtà? La realtà è un ostacolo facilmente aggirabile con le certezze e quel volto, quell’associazione, sono diventati certezze.

Per cui oggi è l’anniversario della morte di 2.974 innocenti (sì, innocenti, sì, come tanti altri), ma è anche l’anniversario dell’inizio dell’agonia della civiltà. Quando qualcuno ci ha ricordato che non siamo al sicuro e noi abbiamo deciso di odiare non solo lui, ma chiunque solo vagamente gli somigliasse. E poi, per sicurezza, anche quelli solo un po’ diversi da noi. E presto, noi stessi.

Diciassette anni da quel non poter distogliere gli occhi e le orecchie dalle notizie, il continuo “e ora?”, i brividi per quelle immagini.

A me fa male, ancora, tanto.

Per allora e per oggi.

E piango quei 2.974 come piango ogni vittima di crudeltà, come piango i 100 morti in mare a inizio settembre e i tanto che ancora moriranno perché non abbiamo mai imparato nulla.

17 anni.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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