Westworld: 2×02 Reunion
Attenzione: sono presenti spoiler sui primi episodi della seconda stagione di Westworld.
Qualcosa a cui ci ha abituati Westworld nella sua prima stagione è stato il mostrarci più volte come, quando si pensa di aver avuto tutte le informazioni necessarie, si stia al massimo intaccando la superficie e ci sia ancora ampio margine di approfondimento e scoperta.
Questo secondo episodio, che accelera i ritmi rispetto alla pur coinvolgente introduzione del precedente, è un tipico esempio di tale assioma e ce lo dimostra riportando in scena (solo in questa occasione? non è dato saperlo) due personaggi che eravamo ragionevolmente certi di non vedere più, date anche alcune dichiarazioni di Nolan & Soci, a dimostrare quanto la produzione sia brava a indirizzare e sviare la curiosità degli spettatori: un ritorno – se così possiamo chiamarlo – di certo non gratuito, bensì funzionale, come vedremo a breve.
Come già visto nella première, la struttura narrativa complessiva si adatta alle esigenze di una stagione che deve per forza di cose essere diversa dalla prima: allora nessuno sapeva bene cosa aspettarsi e la stessa esistenza di più periodi temporali era stata una scoperta venuta fuori col tempo, prima nelle ipotesi degli spettatori e poi, ovviamente, nel dispiegarsi effettivo delle vicende; una sorpresa che non è per forza di cose ripetibile, sia perché ormai siamo pronti, sia perché il rischio di ripetersi è elevato e sarebbe disastroso per una serie come questa.
Da qui l’ottima scelta di avere, questo sì, più piani temporali ma, al contempo, di rendere il loro posizionamento più comprensibile, lasciando che le domande si focalizzino su altro: d’altronde, se una certezza possiamo avere, è che ci saranno sempre quesiti a cui rispondere in Westworld; anche su questo fronte, però, si nota un’evoluzione interessante: sembra che la scelta degli sceneggiatori sia di far sorgere dubbi sui dettagli e fornire le relative risposte nel giro di tempi molto più brevi, mentre il quadro complessivo finisce per formarsi – in perfetta continuità con la prima stagione – una pennellata dopo l’altra lungo l’intera sequenza di episodi. Inutile dire quanto, per ora, sia impossibile capire esattamente dove si andrà a parare.
Più linee narrative, dicevamo, di cui due estremamente vicine tra di loro (si parla di due settimane circa) eppure altrettanto diverse per quanto riguarda lo status quo mostrato, e una che – più che essere un’unica linea – è composta da tanti flashback separati posizionati in vari momenti del passato e il cui scopo è quello di riempire lacune che spesso non sapevamo di avere.
Non ci eravamo, ad esempio, chiesti se gli host fossero mai stati usati al di fuori del parco: si poteva supporre, ovviamente, ma era un’informazione che non sembrava particolarmente indispensabile e che invece diventa quasi fondamentale, nell’ottica delle nuove rivelazioni.
L’importanza del passato è tale che in questo secondo episodio non vediamo praticamente mai – almeno da quanto ci è dato ad intendere – la linea più recente, quella che alla fine della première ci ha lasciato con l’interrogativo “come siamo arrivati qui?”: così lo spazio narrativo viene oculatamente condiviso – con richiami costanti e indispensabili – tra il passato recente e il più remoto.
Il tema portante è l’evoluzione personale, sia essa di un Host o di un essere umano. La crescita di Dolores/Wyatt rapportata principalmente al radicale cambiamento di William, ma anche al percorso di Maeve fino ad arrivare al prima presa di contatto tra Teddy e la realtà. I tasselli nell’evoluzione di Dolores, che avevamo immaginato come solo risultato delle sue migliaia di vite nel parco, si moltiplicano con la scoperta delle sue varie occasioni di uscita nel mondo reale che, col recupero della sua memoria complessiva, le forniscono informazioni essenziali nella messa in pratica del suo piano, una missione volta a portare distruzione agli altri, agli umani.
Noi, per ora, siamo testimoni di momenti. Anzitutto la prima uscita al di fuori, col sempre presente Arnold a farle da istrione o, per sua stessa ammissione, addirittura da padre, mentre cresce in lui il fascino e il timore nei confronti della sua creazione.
Che il rapporto tra l’uomo e Dolores fosse unico era chiaro da tempo, ma l’istinto di protezione mostrato da Arnold nei confronti dell’Host e l’amarezza generata dal riscontro di reazioni ancora acerbe e ripetitive aggiungono sfumature ai sentimenti del defunto genio: un rapporto che Robert non vedeva di buon occhio, come ben sappiamo e vediamo rimarcato qui.
Ma la chiave fondamentale dei flashback remoti sta nel poter assistere al cambiamento di Logan e William nel loro rapporto con tutto ciò che ruota intorno agli host e – a cascata – nelle loro stesse vite, a partire dall’investimento della Delos fortemente voluto dal giovane erede fino all’imprevista (ai tempi) presa di potere di William.
Uno scorcio al poco prima, quando Logan Delos (sì, abbiamo conferma del suo cognome, a questo punto) viene avvicinato dai creatori – l’iniziativa Argos – attraverso gli stessi host, in una scena forse un po’ prevedibile ma di sicuro effetto e poi, a seguire, il dopo. Dopo gli eventi narrati nella prima stagione, dopo l’umiliazione pubblica dell’uomo, dopo la perdita dell’innocenza di William. Una visita al parco di questi e di Delos Sr. mostra i suoi primi passi verso il futuro Man in black, attraverso un breve monologo secco ed efficace.
Hai ragione, questo luogo è una fantasia, nulla è reale. Tranne una cosa: gli ospiti. Qui sono liberi, nessuno osserva, nessuno giudica. Ecco di cosa stiamo parlando. Questo è l’unico posto al mondo in cui puoi vedere la gente per ciò che è realmente. E se non vedi l’affare in tutto questo, allora non sei l’uomo d’affari che credevo.
E se c’è qualcuno che ha avuto modo di vedere se stesso per quello che è realmente, è proprio William, che in un flashback successivo, a potere acquisito, si confronta di nuovo con Dolores nel mondo reale e cerca di autoconvincersi dell’avere di fronte esclusivamente una macchina, salvo poi mettersi in mostra con lei come il più classico dei ragazzini rimasto scottato da un amore finito male. In disparte, distrutto e immerso dalle dipendenze, Logan finisce per essere l’unico con la visione reale di ciò che sarà: distrutto dal parco ora sa che sarà il parco stesso a diventare la distruzione degli esseri umani.
Ironicamente, il vantarsi di William nel passato diventerà la memoria a cui Wyatt accederà per pianificare il suo attacco agli altri, mentre Man in black ricorda la sua creazione – un fortino che sembra nascondere un’arma devastante – come il suo errore più grande: un’affermazione che potrebbe anche risultare vera, ma di certo non per mancanza di alternative, data la quantità di errori commessi dall’uomo nel corso della sua vita. Non ultimo, il suo aver sottovalutato la mente di Robert e il gioco riservatogli dal defunto Dr. Ford, dall’evidente e meritato sapore di contrappasso.
Tanto ci sarebbe ancora da dire, ma vogliamo focalizzarci su un ultimo momento nel passato recente: l’incontro tra Maeve, alla ricerca della figlia, e Dolores. Due Host che si sono ribellate seguendo, però, un percorso completamente diverso: mentre la beniamina di Arnold ha seguito gli stessi passi che il suo creatore aveva col tempo previsto e dedotto in una sorta di evoluzione controllata, l’ex-prostituta si è letteralmente fatta da sola, trasformandosi nella padrona di se stessa e, anche se con limitazioni, degli host stessi, fino a diventare paragonabile o superiore agli esseri umani; una differenza che Maeve non esita a sottolineare, sottintendendo quanto Wyatt sia, in fin dei conti, un’evoluzione nella stessa programmazione di Dolores e quindi una variazione interna prevista e prevedibile. Non certo un segno di libertà, insomma. Un discorso che mette in discussione il concetto stesso di libertà personale e che, ne siamo certi, non rimarrà lettera morta.
Inutile dire che l’interpretazione dell’intero cast è sempre all’altezza delle ormai elevate aspettative: a partire da Jeffrey Wright e Evan Rachel Wood, le cui rispettive capacità di rendere momenti tanto diversi dei propri personaggi continuano a lasciare impressionati, ma anche il sempre bravo Jimmi Simpson, che riesce a essere convincente nel mostrare uno William sempre più vicino a Man in Black che non all’uomo di buon cuore di cui abbiamo visto la caduta nella prima stagione.
Tanta carne al fuoco, quindi, e ancora più domande che necessitano di risposta: cos’è davvero successo nelle due settimane di black-out? Dove si trovano Dolores e gli altri nel presente? Che ruolo avrà Bernard? Ma, soprattutto, quali altri parchi vedremo?
La seconda stagione di Westworld sarà trasmessa in prima tv esclusiva su Sky Atlantic HD dal 23 aprile, alle 03.00 e alle 21.15 in versione originale sottotitolata, e dal 30 aprile alle 21.15 in versione doppiata in italiano.