E ora?
Alcune premesse sono d’obbligo.
Anzitutto: non faccio quasi mai post politici; ho, ovviamente, le mie idee, ma non penso di avere il background adeguato per fare analisi approfondite e dettagliate. Non è il mio lavoro e penso, stranamente, che ognuno debba fare ciò che gli compete. Però osservo, guardo e deduco: ci saranno volte in cui ci prendo, altre in cui sbaglio, ma tant’è.
Oggi però ho bisogno di mettere nero su bianco un po’ di considerazioni, sia per riorganizzare i pensieri che, lo ammetto, per rileggermi tra due, sei o dodici mesi e capire se avevo ragione. Spero di no, onestamente, ma questo è un altro discorso.
Tutto ciò che verrà letto da questo punto in poi parte da una base precisa e incontestabile: trovo il risultato di queste elezioni abominevole. Non si discute su questo. Chiunque non sia d’accordo può tranquillamente smettere di leggere qui, sopravviveremo entrambi. Gli altri potrebbero non essere comunque d’accordo coi miei ragionamenti.
Premesse terminate.
Partiamo da un presupposto, che è il pensiero che da stamattina e, anzi, da ieri sera più rimbalza nella mia testa. Oggi ha vinto l’Italia.
Semplice così.
Ha vinto l’Italia, perché il risultato di queste elezioni è specchio preciso del nostro paese (e di buona parte di questo mondo, ma non voglio allargarmi in questo discorso).
L’Italia è un paese di destra, di populisti, di gente che vota di pancia. È un paese dove la colpa è sempre di qualcun altro, dove autodefinirsi onesti è sufficiente ad esserlo e a coprire la totale incapacità, dove l’ignoranza è un valore da sbandierare perché è facile.
L’Italia è questo. Un paese di gente che non vuole migliorare, ma vuole star meglio di qualcun altro: non importa chi. Un paese di individui che stanno bene se sanno di avere qualcosa che altri non hanno: sia esso da mangiare, il matrimonio, la cittadinanza, il diritto di voto. Basta avere di più e, sopratutto, basta non aver dovuto sbattersi per ottenerlo.
Un paese in cui vince chi promette che si avrà di più senza fare nessun sacrificio e, anzi, basterà sfogarsi sul capro espiatorio di turno per stare meglio. In cui non importa essere primi, basta non essere ultimi, così da avere qualcuno da odiare. E se qualcuno che prima ci odiava ora ci coccola, gli si dà retta perché adesso possiamo odiare insieme qualcun altro. Più debole. Sempre più debole.
Questa è l’Italia. Rassegnatevi. Rassegnamoci.
Io sono uno di quelli che ha sempre parlato, più o meno esplicitamente, di voto utile. Ho sempre trovato inconcepibile la separazione costante a sinistra quando lo spauracchio a destra era tanto forte e ho sempre trovato ingenui o, certe volte, irritanti i duri e puri di sinistra che si autoproclamavano liberi da colpa nel caso di una sconfitta del partito che, in soldoni, ritenevano li avesse traditi.
Sarei stato probabilmente il primo, oggi, a dire qualcosa contro di loro, se i numeri fossero stati diversi. Ma i numeri parlano chiaro e, semplicemente, la sinistra non esiste. Forse non è mai esistita, forse non esiste più, non lo so. Sommate i voti ottenuti da tutti i partiti a sinistri e non raggiungerete la metà di quelli ricevuti dagli altri due poli. Neanche la metà. Questo non è frazionamento, questa è la dimostrazione che non c’è elettorato da quel lato.
Per cinque anni abbiamo sentito ripetere che il PD ormai era come la destra. Non è mai stato vero, sia chiaro, ma è stato vero qualcos’altro: il PD ha provato a recuperare elettori che stavano in quell’area. Ci ha provato. Che abbia fatto bene o male non è punto su cui voglia soffermarmi qui, ma di certo ci ha provato e, per un breve periodo, ci è anche riuscito. Poi altri hanno capito e hanno iniziato a parlare una lingua molto più diretta agli stessi elettori, molto più loro e questi hanno fatto la scelta più prevedibile in assoluto: sono andati dove si sentivano a casa. Nella vera destra e/o nel vero populismo. Chi pensava che il PD fosse come la destra, vedrà ora le differenze, ma la consolazione è ben magra se non nulla.
Il PD ha perso perché non ci sono elettori con le sue priorità e, se per questo, non ci sono elettori con le priorità di sinistra. Non ci sono persone a cui importi dell’uguaglianza, dei diritti civili, degli immigrati, della protezione dei più deboli. Attenzione: non sto dicendo che avrebbero dovuto votare tutti PD, sto dicendo che se ci fossero stati, sarebbero per lo meno andati a confluire sui partiti minori che, a sinistra, erano pronti a fungere da elemento di contrasto e protesta. Così non è stato.
La sinistra ha perso perché non c’è mai stata un’offerta tanto varia e appetibile tra populismo e destra. Ha perso perché ora chi avrebbe votato loro perché non rappresentato altrove è andato dove si sentiva rappresentato. Questo è.
Di errori, il PD, ne ha fatti una marea, incluso il pensare di aver acquisito un certo elettorato e di potergli dimostrare il proprio valore semplicemente dicendo “guardate che è così, non come dite voi”. Se già una volta non funzionava, ora – con la soggettivizzazione della verità – è come parlare a una platea mentre questi sono al ristorante a mangiare.
Ma possibile non si vedesse? Io non sono nei corridoi e non posso parlare di ciò che non so, ma posso parlare di ciò che vedo ogni giorno. Oggi stesso più persone, sui social, si sono stupite di quanto il loro giro di persone fosse diverso dai risultati del paese. C’è chi ha parlato di omertà, chi semplicemente sottolineava la cosa. Il problema è proprio lì: noi, da tempo ormai, abbiamo cominciato a costruirci bolle di sicurezza di gente che ci assomiglia. Sui social e nella vita privata. Solo l’ambiente lavorativo o familiare può, in molti casi, fungere da specchio reale, ma la nostra cerchia privata è specchio delle nostre scelte e affinità. Il risultato? Ci convinciamo che il mondo lì fuori somigli a noi molto più di quanto non faccia in realtà. Ma il mondo è quello di chi non vediamo mentre ci ripetiamo che “meglio non vedere certo schifo se no mi faccio venire il sangue amaro”. Non sto accusando, sono il primo a farlo, perché si tratta di un meccanismo di autodifesa normale e naturale. Ma il risultato è questo: lo scoprire un paese molto distante da ciò che siamo noi.
Io penso che, in grande, il PD e la sinistra tutta abbiano fatto lo stesso errore. Impegnati a darsi pacche sulle spalle nella propria cerchia hanno perso di vista il fatto che da fuori erano visti come qualcosa di indesiderato e indesiderabile. Si sarebbe potuto evitare questo risultato? Onestamente non credo. Io credo che questa piega fosse in accumulo da tanti anni e fosse solo in attesa di esplodere. Sta succedendo in tutto il mondo e solo pochi paesi stanno resistendo in qualche modo. Noi, che certe pieghe le sappiamo ben coltivare, abbiamo mostrato di nuovo chi siamo.
E penso anche che chi abbia votato il populismo per “mandare un messaggio” (qualcuno c’è, l’ho visto ieri e oggi) abbia sottovalutato le conseguenze su tutti di un messaggio del genere. Perché i messaggi sono avvertimenti: se spari un colpo in aria è un messaggio, ma se spari a qualcuno dicendo che vuoi mandare un messaggio, nel frattempo quel qualcuno muore. Il messaggio è arrivato, ma non c’è nessuno a riceverlo. E quel qualcuno non è il PD, sia chiaro.
E ora? Where do we go from here?
Onestamente non lo so e ne sono terrorizzato. Io sono un uomo fortunato: appartengo a una buona nicchia di privilegi. Potrei stare seduto in disparte e fregarmene, almeno finché qualcosa non mi viene a toccare personalmente. Il 70% degli italiani fa così, perché non dovrei farlo io? Perché io non sono così. Io sono parte del 30% e continuerò ad esserlo.
Ma supponiamo di stare a guadare da fuori, di poter non farsi toccare. Uno potrebbe dire “beh, ora che provino, chi li ha votati capirà”. E invece no. Perché chi li ha votati a Roma, per dire, sembra li abbia rivotati oggi. E sappiamo come sta Roma, lo sappiamo bene. Ma la formula del “dare la colpa agli altri” funziona bene, così come quella del negare l’evidenza tacciando di menzogna. Mentire dicendo agli altri che mentono. Ha funzionato bene e ora funzionerà ancora meglio.
Se – com’è ormai probabile – il primo partito andrà al governo avrà i propri fan a supportare ogni menzogna, ogni falsità, ogni mascherata, perché i duri e puri non sbaglieranno mai. E quando tutto crollerà, la colpa sarà di altri. Poi, ovviamente, spero di sbagliare. Spero si rivelino bravissimi e illuminatissimi. Ma credo si definiranno bravissimi e illuminatissimi e gli basterà così.
E chi pensa che non potrebbero esserci accordi tra loro e lega, per dire, secondo pecca ancora di ottimismo e autoconvinzione: pensare che in nome degli elettori non facciano qualcosa significa credere che ancora non siano convinti di poter governare il proprio elettorato. Il loro elettorato pende dalle loro labbra e questo è un dato di cui tenere conto.
Una volta si sarebbe detto “se sbaglieranno, pagheranno poi”. Questo, però, funzionava quando si votava e non si professava una fede. È il passato. È il momento di capirlo.
E se invece dovesse partire un governo di centro destra? Beh. Salvini premier e tutto ciò che ne consegue. Serve dire altro? Con l’aggiunta che, così, i 5S potranno accusare di essere stati defraudati e puntare ad avere ancora più voti in futuro.
C’è una soluzione, quindi?
Non lo so. Voglio sperarlo, ma non lo so. Penso, però, che se una strada ci debba essere, questa debba passare dall’essere davvero diversi. Dalla cultura. Dalla diffusione della verità e della realtà. Dalla condivisione dell’importanza dei diritti civili, della responsabilità personale, della tolleranza, del sostegno ai deboli, del “prima l’umanità” invece di “prima noi”. Tutte cose impopolari, ma le cose popolari sono quelle che hanno vinto oggi e le dicono meglio quelli che le sentono proprie.
Ci vorranno anni. Decenni, forse. E non so se servirà.
Ma, onestamente, non vedo altre strade.
E intanto, oggi, ho il pensiero orribile è che uscendo per strada, ogni 10 persone, 4 o 5 hanno votato l’odio e 2 o 3 il populismo.
Oggi ho solo paura.
analisi lucidissima e aderente alla realtà: l’ignoranza a lungo coltivata ha dato i suoi frutti, amaris… https://t.co/aqGNXtSTsw