Uguaglianza

 

 

Penso ci sia un malinteso fondamentale riguardante una parola importante e male utilizzata: uguaglianza.
È assurdo come queste quattro sillabe vadano a riempire la bocca di chi non ne conosce il significato, finendo per trasformarle in qualcosa che non sono e lasciandole invece nascoste quando la loro importanza sarebbe fondamentale.

Uguaglianza non significa appiattimento, non significa adeguamento, non significa che chi si differenzia è il male.
Quella non è uguaglianza, è clonazione.

Uguaglianza è affermare che, all’interno delle meravigliose variazioni che ci contraddistinguono, siamo tutti essere umani, coi nostri pregi, i nostri difetti, i nostri mille diversi aspetti esteriori, gusti sessuali, pulsioni, desideri, sogni, ambizioni, competenze, capacità.

Uguaglianza significa che ognuno deve essere libero quanto gli altri, deve poter scegliere per la propria vita esattamente come gli altri, avere le stese opportunità, le stesse possibilità di raggiungere le proprie ambizioni.

Significa che una persona deve poter amare chi vuole, uomo, donna, o entrambi, che deve potersi sposare, che deve poter adottare, che deve poter divorziare, che deve poter scegliere se abortire o meno e se accettare di essere tenuto in vita o meno.

Uguaglianza significa che le decisioni che competono la mia vita devono essere prese soltanto da me e non da qualcuno che decide che io conto meno delle sue convinzioni.

Questa è uguaglianza.

Ciò che non è uguaglianza è, invece, credere che visto che si ha la bocca si abbia sempre il diritto di parlare.
Non è uguaglianza ritenere che gli esperti non esistano, che il web conti quanto lo studio, che ilgiornaledellasera sia una fonte di notizie attendibile come il Guardian, che qualunque picco sia presente per essere abbattuto, che ogni vetta sia lì per qualche tipo di nepotismo.

Non è uguaglianza pensare che la parola di un’ex-valletta televisiva che beve piscio conti tanto quanto quella di un oncologo, che un presentatore di programmi musicali abbia lo stesso valore, su argomenti medici, di uno scienziato con studi pubblicati.

Non è uguaglianza che chiunque sia dietro uno schermo si consideri automaticamente autorizzato a esprimere una qualunque cazzata marchiandola come “la sua opinione”.

La tua opinione conta se tu sai qualcosa di quello di cui stai parlando.
La mia opinione conta se parliamo di informatica o di un libro che ho letto o di una serie che ho visto, ma se mi chiedi qualcosa riguardante le biotecnologie la mia opinione non conta un cazzo, così quanto la tua.
E finché non ti informi e ti informi sul serio, non su “ilsitochedicequellochevuoisentire.com”, la tua opinione continuerà a non valere un cazzo.

Perché quella non è uguaglianza, è appiattimento verso il basso, è distruzione delle vette, è apologia della mediocrità, è la cultura del teppistello che a scuola voleva copiare e poi si credeva figo per aver preso una sufficienza non studiando.

Non siete uguali, siete mediocri e, come tali, odiate chi si innalza sopra di voi.

E vi si riconosce, vi si riconosce tutti: siete gli stessi che pensano che gli immigrati siano meno uguali di voi, che quegli schifosi froci debbano piantarla di baciarsi in pubblico che a voi fa schifo, che si ritengono costantemente avvelenati dalle scie chimiche, che condividono i gattini ma ridono se muoiono immigrati perché quelli vi vengono a rubare il lavoro ed è la vostra opinione e conta quanto le altre.

No, non conta. Voi non contate. E lo sapete, dentro di voi lo sapete. Per questo odiate chi vuole l’uguaglianza vera. Per questo odiate chi si innalza grazie alle proprie capacità. Per questo volete che dei diritti rimangano dei privilegi.
Perché non avete nulla su cui innalzarvi se non quella scatola di cartone che vi siete autocostruiti come piedistallo: non una passione, non uno studio, non una cosa in cui eccellete.
Non avete nulla che vi faccia distinguere, così volete che nessuno si distingua da voi.
Non avete nulla che vi faccia distinguere, così volete farlo togliendo diritti agli altri.
Avreste potuto distinguervi, avreste potuto essere speciali in qualcosa, anche una sola.
Ma non avete voluto esserlo perché richiedeva sforzo, perché richiedeva impegno e sudore.
No, voi volevate la scorciatoia.
Copiare il compito.
Dimagrire con qualche pillola.
Diventare esperti con una ricerca su Google.
E quando guardate qualcuno che invece ha fatto la strada lunga lo odiate perché vi dimostra cosa potevate fare.
Lo odiate e cercate di abbatterlo.
E se concedeste pieni diritti a chi ora non ne ha aumentereste il numero di persone tra cui perdervi, non avreste più nessuno da guardare dall’alto in basso.
E quel giorno, quella parola, vi si rivolterebbe, anzi, vi si rivolterà conto.
Sarete uguali a chiunque altro.
E voi, mediocri incapaci di innalzarvi, non riuscirete mai a sopportarlo.

Per alcuni è orribile essere uguali, quando chi ci è uguale ha saputo fare tanto di più di loro.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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