Di gelsi e artigliate al culo

La casa in campagna, quella dove mio padre si trasferì una volta in pensione, aveva nel cortile un gelso vecchissimo ma ancora in salute, che ogni estate creava un manto di foglie enorme e splendido e, tra queste, poteva facilmente capitare di trovare qualche mora bianca da mangiare.
I rami del gelso erano forti e resistenti, tanto che mio padre un anno decise che erano sprecati per non andare a farci una pennichella sopra ogni tanto: dato, però, che in casa la comodità non è mai dispiaciuta, ritenne un’ottima idea quella di caricare una rete (intesa come “parte rigida di un letto, prima che si usassero le doghe”) sui rami più robusti, metterla adeguatamente orizzontale, puntellarla e usarla per un’intera estate come rifugio per il sonnellino pomeridiano.

No, non sto scherzando né esagerando, c’è chi si fa la casa sull’albero, mio padre si fece il letto sull’albero. E lo usò.

Io, che non sono mai stato così atletico, mi accontentai di qualcosa di più “normale” e per diversi anni mi feci montare, sotto lo stesso gelso, un’amaca: ampia, morbida, robusta per reggere il mio peso.

Amavo quell’amaca e d’estate mi capitava di passarci interi pomeriggi: prendevo qualcosa da bere, un cuscino per la testa (l’ho detto che amo le comodità) e il mio amato stereo portatile a musicassette, con l’adeguata scelta musicale (sì, sono vecchio).

Mi mettevo lì e leggevo. Fumetti, libri, con la brezza che ogni tanto si alzava. Ci ho letto l’intero Signore degli Anelli su quell’amaca.

L’unico difetto è che ogni tanto mi veniva artigliato il culo, perché Funi (oddio, il terzo Funi, ma questa è un’altra storia), il certosino che avevamo in quel periodo (e che a vederlo, scambiereste per Zen) amava molto sdraiarsi lì sopra, ma in autonomia, per cui non gradiva che gli rubassi il posto.

Io leggevo e ogni tanto partiva un accidente e quando mi chiedevano cos’avessi mi toccava spiegare che il gatto mi aveva artigliato una chiappa.

Già.

Sono passati più di vent’anni da allora. Il gelso sicuramente è ancora lì. Oggi l’ho ricordato perché un volantino Decathlon metteva in offerta un’amaca.

E, diciamolo, alla fine di una giornata intensa, quando il caldo inizia a mollare il colpo, sdraiarsi su un’amaca a bere qualcosa e leggere con la musica in sottofondo sarebbe una più che adeguata conclusione.

Sì, nonostante le artigliate al culo.

Cosa celebri oggi?
Celebro la capacità di aprire gli occhi, di mettersi in discussione, di comprendere i propri errori e cercare di imparare da loro. Di accettare di aver sbagliato. Di andare avanti a partire da lì. 
Celebro la voglia di migliorarsi, lasciandosi alle spalle tutto ciò che lo impedisce.
Celebro la verità per cui quando si lascia andare qualcosa, si fa spazio per qualcosa di nuovo.
Sempre.
È solo questione di tempo.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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