Il piacere di dire no
Penso di aver scritto qui sopra che, negli ultimi mesi, ho deciso pian piano di chiudere con (o lasciare andare) clienti piccoli che mi causavano più rotture di scatole che utilità e che spesso mi costringevano a correre loro dietro per essere pagato.
Orbene, con uno di questi le cose si sono chiuse in modo abbastanza drastico, perché oltre a essere stati in ritardo coi pagamenti, si sono messi a chiedere interventi quando non potevano, finché non mi sono trovato a dire loro chiaramente che non avrei più lavorato insieme a meno che non avessero pagato in forma anticipata: ovviamente si sono rifiutati e io ho formalizzato ciò che non avrei più messo a disposizione come servizi, con conferma da parte loro.
Peccato che recentemente chi, in qualche modo, dovrebbe sostituirmi si sia messo a contattarmi più volte per avere (questo legittimamente) informazioni che avevo promesso di fornire e poi, negli ultimi giorni, attività che rientrano in ciò che io non sono più tenuto a dare.
Alla prima mail ho risposto dando informazioni, ma non facendo nulla.
Oggi è arrivata una seconda mail, in cui chiedeva esplicitamente che facessi una cosa.
Ho sorriso, come quello che sta sulla riva del fiume, e ho risposto.
“Gentile xxxx,
evidentemente il cliente non le ha spiegato bene la situazione. Dato che ha deciso di rinnovare l’assistenza, questo è un servizio che io non sono più disponibile a fare e che non sono tenuto a fornire. Il cliente ha tutti i modi di occuparsene, ma se per qualche motivo non riuscisse, può sempre valutare di chiedermi di intervenire a pagamento e io potrò valutare se accettare la richiesta.
Mi spiace doverle rispondere così, ma sono certo che comprenderà la situazione.
Cordiali saluti.”
Sì, è molto bello dire no, certe volte.
Molto.