Vibrazioni musicali

Stasera sono andato a vedere un film di animazione che, non sapevo, portava con sé una colonna sonora molto, come dire, presente.
Il film in sé non era granché già di suo o, meglio, era uno di quei film permeati di pessimismo e nichilismo in cui è impossibile anche vagamente empatizzare con uno qualsiasi dei personaggi ma, come non bastasse, la colonna sonora era devastante.

Uno dei due personaggi principali, infatti, oltre a essere un fanatico esagitato, ha una passione morbosa per quel tipo di jazz sincopato e tendente al cacofonico che è quanto di più lontano a qualunque genere di musica io possa vagamente non dico gradire, ma anche solamente tollerare: il risultato è stato un’ora e mezza di insofferenza, fastidio, irritazione, come se qualcuno mi stesse passando la lama di un coltello sul sistema nervoso.
Sia chiaro, non sto dicendo che il jazz faccia cagare (anzi) o che quel tipo di jazz sia musica di merda, ma sto dicendo che quel genere particolare non ha le vibrazioni adatte a me, come se appartenessimo a universi dissonanti: preferirei ascoltare un concerto di Gigi D’Alessio (e chi mi conosce sa quanto sia pesante questa affermazione) che ripetere questa esperienza.

Non sto esagerando, sono uscito incredibilmente infastidito e provato e mi sono reso conto, come se ce ne fosse bisogno (e soprattutto come se ci fosse bisogno di ricordarlo in questo modo), di quanto l’elemento musicale sia fondamentale in tutti i momenti della nostra vita e di quanto possa influire il nostro modo di vivere qualcosa, incluso un film o una serie tv.
Senza perdermi in chissà quali iperboli, ma rimanendo terra terra, pensate a film come i due Guardians Of The Galaxy, in cui la colonna sonora è senza dubbio un personaggio importante quanto gli altri, un personaggio che, non funzionasse, distruggerebbe il gusto nella visione.
Ma immaginatevi anche Django senza la sua colonna sonora, così come buona parte degli altri film di Tarantino, per non parlare ovviamente dei musical, dove il ragionamento è banale.
O ancora, prendete la scena, nella prima stagione di Sense8, in cui gli otto Sensate cantano What’s Up dei 4NonBlondes: chiedete a chiunque abbia amato quella serie e non troverete nessuno che non vi citi quel momento come uno dei più emozionanti e coinvolgenti; io stesso non riesco più ad ascoltare quel brano senza ripensare a quella scena.

E ancora, penso a quando cammino nelle mie lunghe passeggiate e lo shuffle fa partire alcune canzoni specifiche, penso a come il mio passo cambi, a come il mio stesso portamento si modifichi, a come il mio modo di guardarmi intorno venga influenzato.

Basta la giusta canzone, che risuona con noi, con ciò che siamo (o ciò di cui abbiamo bisogno in quel momento) per creare un qualcosa che definire magico sarebbe banale ma non lontano dalla verità.

Certo, poi ti capita una situazione come quella di stasera e ti viene voglia di rivederti in sequenza i due Guardians, La-La Land, lo special cast del Dottore, l’episodio di Sense8 e magari anche Rent giusto per disintossicarti da certe sensazioni.

Anzi, vado subito a iniziare, che è meglio.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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