43 e qualche ora

Giusto per fare il paio col post di due giorni fa. “E qualche ora” perché io sono nato alle 10.10 del mattino, per cui i 43 si sono chiusi in quel momento, se vogliamo essere pignoli.
Per me è ormai tradizione da parecchio tempo prendermi la possibilità di autocelebrarmi durante questo giorno, non lavorando, non avvicinando il lavoro neanche con un palo di venti metri e dedicando tempo a me stesso e, ove possibile, alle persone che amo.

Non c’è bisogno di fare chissà che, a dire il vero, ma semplicemente staccare e vive una giornata in cui i tempi siano scanditi esclusivamente da ciò che in quel momento viene voglia di fare: serve, serve molto.

Così oggi porto a casa immagini raccolte in ore di camminate, poche pause, coccole alimentari e tanti, tantissimi messaggi arrivati su social e messaggistica varia.

  • Gli oltre nove chilometri avanti e indietro per il centro di Milano
  • La pizza fritta di Sorbillo
  • Il gelato di Gelato Giusto
  • Le tante persone stese al sole nei parchi, alcune in costume, qualcuna rimboccando qualunque cosa fosse possibile rimboccare
  • L’artista di strada slovacca che, in via Torino, si è esibita con la classica sfera traslucida: tanto brava da ottenere applausi. E il suo sorriso mentre si esibiva valeva in sé il fermarsi a guardare. E lo stringerle la mano dopo. (Sì, ovviamente ho anche lasciato una donazione).
  • Le papere in darsena, con tanto di anatroccoli che nuotano controcorrente.
  • I negozi nerd e la voglia di portare via tutto (e il buon senso di non portare via nulla).
  • La telefonata di una cara amica, quelle dei miei fratelli, il messaggio di mia sorella, ma anche il messaggio vocale di una coppia di amici che dimostrano di bere veramente troppo alcool, perché al “happy birthday mr. president” in cui Marylin è lui ho dovuto evitare di ridere a squarciagola perché ero in mezzo alla gente. E la proposta di mandarmi il suo reggiseno in regalo ha causato non pochi problemi di gestivi. Ma li adoro.
  • La foto con Tennant con aggiunta di messaggi sulla coolness postata sul mio profilo.
  • Le esortazioni a farmi gli auguri su Twitter perché “lui se lo merita”
  • Il mal di piedi ma, comunque, la soddisfazione di aver camminato tanto.
  • La panchina a bordo darsena, la brezza, la pace.
  • Il tornare a casa per una doccia, uscire, mangiare una pizza al trancio, tornare a casa morto e dolorante eppure appagato.

Può sembrare poco, ma sono momenti preziosi che arricchiscono un giorno in cui, alla fine, si celebra la gioia di esserci.

Dicevo che ho ricevuto tantissimi messaggi: oltre cento su Facebook che, uniti ad altre piattaforme, raggiungono facilmente i centocinquanta. Non ne faccio una questione numerica, ma questo significa che oggi centocinquanta persone hanno voluto, anche solo per un istante, celebrare con me. Ed evitate commenti snob del tipo “ah, però su facebook è facile, magari altrimenti non se lo ricorderebbero e poi che ci vuole a scrivere un messaggio su facebook?”. Può essere vero, ma è altrettanto vero che io non ricordo tutte le date di compleanno delle persone a me care: ho il diario del cellulare per questo, in cosa FB sarebbe diverso? E, ancora, non è che se Facebook vi segnala un compleanno poi siete costretti a fare gli auguri: se lo fate è perché decidete di farlo e quella decisione, anche se di pochi istanti, è un gesto di apprezzamento di cui io sono grato.

Ho ricevuto messaggi che sono stati conferme ma anche molti che sono stati piacevoli sorprese e questa è un’aggiunta meravigliosa al proprio giorno.

Per cui sì, è stato un compleanno forse strano, senza una torta, senza candeline, senza la vicinanza fisica di chi vorresti con te, ma è anche stato un compleanno mio, pieno di calore, coccole alimentare e morali.

Grazie a me stesso, perché ho imparato a regalarmi questi momenti, e grazie a chiunque abbia voluto dire “ciao, ti penso, auguri”.

Fa piacere, ve l’assicuro.

 

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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6 risposte

  1. Marco ha detto:

    Gelato Giusto lo apprezzo anch’io ma Sorbillo l’ho provato giusto qualche giorno fa e non mi ha convinto.

    • Aries ha detto:

      Io di Sorbillo ho provato la pizza fritta al negozio street food, non la pizzeria: a me è piaciuta, ti dirò, anche se il rischio ustione è notevole. Non saprei se la preferisco al panzerotto di Luini, ma mi è piaciuta.
      Gelato Giusto è gestito da una cara amica, per cui mi fa piacere sia sempre tanto apprezzato 🙂

  2. Marco ha detto:

    Dimenticavo: auguri! 🙂

  3. Marco ha detto:

    Praticamente ormai prendiamo il gelato solo lì, la mia ragazza lo apprezza moltissimo.
    Nella categoria panzerotti e affini io preferisco un negozio che sta attaccato allo Spontini della via omonima in corso Buenos Aires. E’ più piccolo ma decisamente più succoso.

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