Staccare

Una delle cose che mi sono ripromesso anni fa è stata di imparare a staccare. Lavorando in proprio, checché ne possano pensare i più superficiali, rende la cosa alquanto difficile: gli orari diventano facilmente fin troppo elastici, la pausa pranzo diventa “il tempo di mangiare al volo e poi si ricomincia”, le serate rischiano facilmente di vedersi invadere da questioni lavorative, per non parlare dei week-end.

Così, tempo fa, raggiunto il limite di sopportazione con clienti che provavano a chiamare (o a chiedere che io lavorassi) anche alle 20 o a ferragosto, ho deciso per la necessità di porre dei paletti.

Purtroppo non sempre ci riesco perfettamente e se una telefonata alle 18.30 o alle 19 a volte la si lascia passare perché ci sono urgenze, il problema sorge a volte dall’eccessiva connettività.

Un esempio è stato stasera: alle 20.00 hanno iniziato ad arrivarmi notifiche sul telefono da un’app che usiamo con un cliente per la gestione dei progetti. Stava facendo dei test (sì, a quell’ora) e ha ben pensato di aggiornare e menzionarmi a ogni segnalazione.
Non avrei dovuto leggerle, tanto meno rispondere, ma il primo pensiero è “c’è stata un’emergenza, meglio controllare”. Poi, scoperta che non è emergenza ma segnalazione, scatta la necessità di rispondere, perché ora il pensiero di quello che hai letto si è infilato in testa. E poi rispondere ancora. E così via, finché (per fortuna) ho deciso di fermarmi.

Però rischiavo di rovinarmi la serata e, soprattutto, quella pulce nell’orecchio ha comunque impedito al mio cervello di spegnersi del tutto.

Il primo istinto è stato innervosirmi verso il cliente, ma è sbagliato: certo, lui poteva evitare di menzionarmi tante volte, ma io non posso certo sindacare su quando lui lavora o meno. Il problema sono io e l’incapacità, certe volte, di ignorare. Certo, si potrebbe obiettare che basta disattivare le notifiche, ma in orario lavorativo le notifiche di quell’app mi tornano comode, disattivarle solo per quella fuori orario sarebbe un’abitudine che non riuscirei a prendere e disattivarle tutte vorrebbe dire limitarmi anche su cose che, invece, non vorrei toccare.

No, l’unica è lavorare su me stesso, imparare che certe cose possono aspettare e che non sono tenuto a rispondere o a leggere oltre un certo orario.
Sono migliorato, eh? Una volta leggevo e rispondevo a mail anche in notturna o in vacanza. Ora cerco di evitarlo anche a costo di risultare antipatico.

Ma non basta.

Non basta affatto.

E ne va del mio benessere.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. Diana ha detto:

    Lo trovo difficilissimo: io che ho a che fare con ragazzi giovani spesso li trovo solo la sera post scuola studio e sport e allora diventa una brutta abitudine. Non staccare mai non paga dal punto di vista dell’efficienza: alla fine si scoppia e anche se si lavora la qualità di ciò che si fa non è adeguata. Purtroppo (almeno per me) quel che mi fotte è lo stramaledettissimo senso di responsabilità. Se porto avanti un progetto voglio che sia al meglio: ma il meglio del progetto spesso non coincide con il mio benessere. Io sono stata spesso salvata da chi mi vuole bene, ma non bisognerebbe mai arrivare a farsi travolgere.

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