E un giorno, lo speculoos
Non avevo mai cucinato biscotti in vita mia.
Anni fa, quando in questa casa se ne sfornavano di continuo, non ero io a farli e ancora prima, quando c’era mia madre, i biscotti non erano il suo cavallo di battaglia: piatti salati e torte erano erano all’ordine del giorno, la torta al cioccolato che continuo a fare io e la crostata di ricotta erano le più frequenti, ma i biscotti erano rari.
Ricordo che capitava ne facesse una variante alle mandorle che mio padre adorava: io molto meno, perché diventavano duri ed erano probabilmente poco da bambini.
Allora perché, oggi, per sperimentare per la prima volta la mia nuovissima impastatrice, mi sono buttato proprio sui biscotti?
La risposta immediata potrebbe essere che sono più facili rispetto a pane e focaccia, ma non si esaurisce qui, non davvero.
La seconda risposta, anch’essa importante ma non esaustiva, è che Miss Sauron appena sentì che volevo prendere la planetaria cominciò a ripetere in loop la parola “biscotti”. Un suggerimento velato che è rimasto stranamente impresso.
Ma ce n’è un’altra, forse più sottile ma che sto riconoscendo in molte cose negli ultimi mesi, forse anni.
Come dico tante volte, io non sono la stessa persona di 3, 5, 10 anni fa. Sono cambiato tante di quelle volte per tanti di quei motivi, che a volte faccio fatica a tirare le fila e a ricordare com’ero. Eppure cambiare non può e non deve voler dire dimenticare, altrimenti ci si condanna al rischio di ripercorrere strade già fatte ed errori già visti: per questo motivi alcune piccole parti di noi lasciate indietro devono in qualche modo tornare a integrarsi con chi siamo (sono) ora, ove possibile e dando luogo a qualcosa di nuovo.
Mi piaceva, anni fa, che in questa casa ci fossero biscotti e pane. Volevo che fosse di nuovo così e volevo che fosse così per mano mia. Volevo dare al già visto un sapore e una faccia nuovi, risultato di ciò che ero ma anche di ciò che sono.
Per cui biscotti.
Speculoos, che ho sempre amato.
E non importa che, dopo due ore, la mia schiena già dolorante stia lamentandosi.
Non importa che abbia passato la serata a infornare e pulire.
Non importa che sia stanco.
Ciò che importa è che nei prossimi giorni faremo colazione o spuntino con biscotti fatti da me. E che avrò modo di donarli. E che sarà qualcosa di nuovo e di mio.
Tanto basta.
E se questo post sembra non aver senso, pazienza: non sempre la mia mente è lineare, dovreste averlo capito.
Ho capito che questi biscotti sono deliziosi, nella ricetta c’è quell’ingrediente in più che fa la differenza……e si chiama serenità.
E’ quel cambiamento che sento nel tuo scritto.
Ciao e buone feste.
Grazie 🙂