Mordimi

Ci sono due categorie di appassionati, quando si parla di letteratura e, più in genere, di artisti.
Uno è il fan acritico, quello che qualunque cosa produca il suo idolo finirà per considerarla oro da amare incondizionatamente, solo perché è nato dalla mente del suo adorato: si tratta di una categoria, per quanto mi riguarda, inutile; se mi interessa avvicinarmi a un autore che non conosco ho bisogno che si sappia essere obiettivi e onesti, nonostante i gusti e le passioni, altrimenti rischierò di avvicinarmi all’opera sbagliata e ad allontanarmi velocemente da un autore che, altrimenti, potrebbe finire per piacermi.

Poi, per fortuna, ci sono gli appassionati più obiettivi: quelli che amano un autore, lo seguono, comprano praticamente ogni cosa che pubblichi, ma che sanno riconoscere quando una sua opera è sotto tono o, addirittura, quasi oggettivamente brutta.

Io spero e cerco di far parte, ovviamente, di questa seconda categoria.

Una premessa un po’ strana per spiegare quanto il mio amore per Christopher Moore non sia sufficiente a farmi sperticare in lodi per “Mordimi”, ultimo volume della sua trilogia vampiresca.

Il primo problema sta proprio nel fatto che si tratta di una trilogia e che, onestamente, risulta piuttosto diluita: tre libri sono decisamente troppi per una trama che, soprattutto nell’ultimo volume, fa fatica ad andare oltre le scene macchiettistiche; il fatto, poi, che in Italia la sequenza di pubblicazione sia stata completamente sfalsata (prima il secondo, poi il primo, poi l’ultimo) non ha di certo aiutato.

Ma il fatto che è questo libro manca di alcuni degli ingredienti fondamentali di Moore: se anche l’ironia, inclusa e sottolineata quella molto greve, è presente, non è sostenuta dal resto dell’impalcatura; la parte parodistica è poco funzionale, quella di approfondimento non serve, quella di presa in giro di certi cliché sembra il compitino scritto per prendere la sufficienza.

Il risultato è un romanzo che sì, sa strappare diversi sorrisi, ma che sembra sempre distaccato da quello che dovrebbe essere l’impegno dell’autore: il problema è che sa qualcuno sa scrivermi un capolavoro come Biff o delle chicche come Fool e Sacre Bleu, poi un libro come Mordimi rasenta pesantemente il rischio di essere deludente.

Poi di idee interessanti (a partire dai gatti vampiro) ce ne sono, ma cadono nel dimenticatoio troppo presto o si risolvono troppo velocemente per dare soddisfazione: sembra di leggere più il Moore di Practical Demonkeeping, per capirci, piuttosto che quello di Fool.

Il libro finisce per salvarsi perché il buon Chris sa comunque scrivere, sa intrattenere e sa incuriosire sulla fine della vicenda, ma questo è l’esempio di un libro che non consiglierei per capire perché io ami questo autore.

Leggetelo solo se siete curiosi di sapere come finirà la storia di Tommy e Jody o perché avete voglia di rivedere l’Imperatore di San Francisco, altrimenti potete tranquillamente saltarlo.

 

 

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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