307. La pornografia sbagliata

Non ricordo se ne ho mai parlato qui sopra, ma direi che male non fa.

Immagino sia capitato a tutti di incappare, su uno dei vari social (ma inutile negare che Facebook la faccia da padrone) in immagini di violenze varie con vittime gli animali.

Sevizie fotograte o riprese in video, descrizioni dettagliate, immagini che sono letteralmente pugni nello stomaco.

Lo scopo dichiarato è di sensibilizzare.

Sensibilizzare chi mangia carne verso la crudeltà dell'industria relativa e dei mattatoi.

Sensiblizzare contro la violenza nei circhi.

Sensibilizzare conto scegliete voi cos'altro.

 

Bene, signori sensibilizzatori, diciamocelo chiaramente: sono cazzate.

Voi non state sensibilizzando niente e nessuno, voi siete dei puri e semplici pornografi che godono nel mostrare certe immagini e, se non ve ne rendete conto, siate anche dei grandissimi storditi.

 

Ma spieghiamola meglio: a chi possono arrivare queste immagini? A due categorie ben specifiche: chi è già sensibilizzato e chi non lo è.

Ora, immagino possiamo essere tutti d'accordo che se io sono già allineato con una certa posizione non sento certo la necessità di vedere immagini che mi ricordino il perché ho fatto una scelta, giusto?

Quindi rimane chi invece la pensa diversamente.

Davvero pensate che cambieranno idea per una, cento o mille immagini?

Davvero credete che importi qualcosa?

Facciamo un esempio diretto: il mangiare carne.

Io sono vegetariano e ho fatto questa scelta ormai quasi da tre anni, dopo essere stato tentato a lungo e dopo, comunque, aver letto ed essermi fatto una mia opinione personale.

Sono state le immagini a convincermi?

No.

Sono stati video di squartamenti o mattatoi?

No.

Per quanto orribili io possa averli mai trovati, non sono mai stati quelli a spingermi a farlo: è stato lo sviluppare un'idea e un pensiero.

È stata, tra le altre cose, un'empatia che non si sviluppa con la violenza (visiva o meno) ma con la conoscenza.

Se queste immagini arrivano a chi mangia regolarmente e con piacere carne, che effetto fanno?

Ad alcuni, più rari, assolutamente nulla.

Ad altri possono causare repulsione e orrore, ma (e qui sta la questione) NON verso l'intero argomento, bensì solo ed esclusivamente verso ciò che stanno vedendo in quel momento e, in aggiunta, verso chi l'ha mostrato.

Il pensiero non si estende. L'orrore, per natura, viene confinato al minimo spazio possibile, proprio per il trauma che genera.

Faccio un esempio ancora più immediato: da tempo gira in rete un video di una candid camera girata (penso) in Brasile o in Portogallo. Varie persone vengono fermate in un supermercato per assaggiare un salame fresco e, quando lo gradiscono e ne chiedono da acquistare, si trovano davanti alla scena del macellaio che afferra un maialino vivo, lo piazza in una (finta) macchina tritatutto e ne tira fuori dei salami freschi.

La gente inorridisce.

Sputa il salame che sta masticando.

Arriva a prendere a sberle il macellaio.

Eppure questa gente sa come si fabbrica un salame, ma quella che hanno è una reazione all'orrore sbattuto in faccia in quel modo: a loro sta bene mangiare un maialino, ma non vogliono vederlo ucciso davanti ai loro occhi, con quella crudeltà.

Quindi, mi si dirà, sto dando ragione a chi piazza certe immagini: trattamente d'urto per far comprendere.

Sbagliato, perché io sono ragionevolmente sicuro che praticamente tutti coloro che hanno reagito in quel modo, quella sera o il giorno dopo abbiano mangiato un hamburger, una bistecca, del prosciutto, del pollo.

Ipocrisia?

No.

Avviene perché non hanno sviluppato empatia al problema, hanno sviluppato empatia verso il singolo maialino che hanno visto (per finta) ucciso.

A molti non importa chi muore, finché non lo si conosce, sia esso persona o animale.

Questo è il concetto di empatia e questo non si insegna con le immagini violente, bensì con la diffusione di una cultura di rispetto e di armonia.

Tutto il resta è schifosa pornografia dell'orrore e del dolore e chiunque la faccia non è molto meglio di chi quelle violenze le pratica: alla fine si sfrutta il dolore di un essere vivente ai propri scopi; in alcuni casi nutrirsene o renderlo un clown da circo, in altri guadagnare clic e finta indignazione da social.

Non vedo grosse differenze.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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