236. Tempestività
Stasera avrebbe dovuto essere la serata del sollievo: dopo una settimana assurda sono riuscito a recuperare e concludere un progetto che fino a venerdì scorso era in pesante ritardo.
Pregustavo la sensazione di alleggerimento, il pensiero di quattro giorni di ferie e poi di tornare al lavoro su quello che sarebbe arrivato dagli altri clienti.
Lo attendevo, me lo meritavo.
Poi, dopo l'ennesima chiamata, sono riuscito a parlare con uno dei miei “clienti regolari”, quasi alle 7 di stasera.
Risultato: i loro clienti non stanno sbloccando dei lavori, per cui per ora c'è una, forse due giornate di lavoro a disposizione.
Ne avevo messe a budget almeno cinque.
Senza contare che la tariffa che gli pratico è legata anche al fatto che me ne giri almeno 8 al mese, ma su dicembre si può anche chiudere un occhio.
E soprassediamo che ho dovuto cercarlo io per sapere come organizzarci col lavoro.
Quattro giornate in meno sono la differenza tra l'arrivare a gennaio rilassati e il passare il mese di dicembre a verificare di non spendere troppo, con tanti auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo.
Ovviamente poi gestirò la cosa, mi farò in quattro esattamente come faccio ogni volta, ma stasera mi brucia e basta.
Per i soldi, ovviamente (che non sono pochi), ma anche perché in qualche modo mi è stata tolta la gioia della fine di un progetto: vero, non bisognerebbe farsi influenzare, ma a caldo non funziona così.
A me, ora, girano solo le palle.
E mi girano anche di più perché oggi, in realtà, di cose positive ne avrei diverse, ma nonostante tutto la preoccupazione e il pensiero velano ogni cosa.
Domani, o comunque presto, vedrò di farla passare.
Ma stasera va così, con tanto di vaffanculo allegato.
E buona notte.