24. Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte

Avevo letto questo libro anni fa, per cui quando ho scoperto che ne era stato fatto un adattamento teatrale e che Nexo Digital l’avrebbe portato in Italia tramite gli eventi live del National Theatre non potevo esimermi dal vederlo.

Oltre al fatto che il romanzo mi fosse piaciuto parecchio, la curiosità maggiore era nel capire come sarebbe stato reso: il libro, infatti, racconta una serie di eventi utilizzando il punto di vista del protagonista, un 15enne affetto dalla sindrome di Asberger, e le sue qualità risiedono proprio in questo, nel farci percepire il mondo come lo percepisce lui.
Difficile, dicevo, ottenere lo stesso effetto in uno spettacolo teatrale in cui lo spettatore è per forza di cose esterno alla mente dei protagonisti.

Sbagliavo e di molto.

Le scelte dell’adattatore Simon Stephens e della regista Marianne Elliott sono state tanto originali  da farli vincere a mani basse.
Partendo dal palco: non il classico palco frontale, ma una piattaforma circondata dal pubblico a 360°; una scelta già vista in altre opere, ma qui viene sfruttata ulteriormente “sollevando” lo spettatore e permettendogli quindi di vedere la parte calpestabile come se fosse uno sfondo.
E questo sfondo diventa una nuova parete su cui “giocare” e da sfruttare per trasmettere immagini, effetti di luce, percorsi.
In secondo luogo l’esperienza sensoriale.
Lo spettatore in certi momenti è travolto da suoni, luci, fiumi di parole proiettate sul palco e sui personaggi, momenti di buio intenso e di lampi ben definiti, momenti di lucidità e momenti di confusione.

Il tutto a cercare di far percepire se non esattamente quel che vede e pensa il protagonista Christopher, almeno quel che prova.

E ci riescono, ci riescono bene.

Gli attori sono indubbiamente in parte, ma la menzione speciale va per forza di cosa a Luke Treadway, che interpreta Christopher: ha cercato di evitare clichè e strade semplici e, secondo me, ci è riuscito alla perfezione.
Se dovessi trovargli un difetto, forse, è quello di non sembrare sempre un “ragazzino” dal punto di vista fisico, ma capisco la scelta, soprattutto tenendo conto di alcune scene piuttosto intense sotto l’ottica della fisicità, appunto.

Lo spettacolo non è breve, si parla di circa due ore e mezza divisa in due atti con un intervallo di 20 minuti, e non si può dire che non sia intenso, ma si parla di intensità e non di noia, mai di noia.
Intensità periodicamente condita da quella giusta dose di humour inglese che tanto amo.

Consigliatissimo, quindi, anche se purtroppo è stato fuori solo un giorno.

Qualche fortunato, però, può ancora vederlo, dato che a Imola verrà trasmesso oggi, a Rimini, Padova e Gavirate domani, a Saronno e all’Arcobaleno di Milano dopodomani.

Tutte le info qui

Di seguito il trailer:

 

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. Mìgola ha detto:

    Anch’io ho letto il libro tanti anni fa e mi aveva affascinato. Coraggiosa l’idea di trasformarlo in spettacolo teatrale, lo avrei visto molto volentieri…mi accontenterò del film, sicuramente più “semplice”.

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