Brontolio dalla tomba

E’ estremamente fastidioso quando un libro ha tutte le potenzialità per piacerti molto ma, in qualche modo, il gusto della lettura viene rovinato da fattori più o meno esterni.
E’ il caso di brontolio dalla tomba, autobiografia postuma di Robert A. Heinlein che raccoglie lettere, appunti e bozze di buona parte della sua vita di autore.
Partiamo dall’essenza del volume.
Il libro è un complemento perfetto per chiunque, come me, ami Heinlein, la sua capacità di analizzare la realtà e il mondo e, soprattutto, il suo desidero di far riflettere chi lo leggeva.
Heinlein era un uomo molto diretto e schietto, con fissazioni quasi maniacali e consapevolezza del proprio valore: le sue esperienze di vita si riflessero nei suoi scritti, a volte volutamente, altre quasi istintivamente.
Chiunque legga questo libro e ripensi a romanzi come “Lazarus Long” o “Straniero in terra straniera” non può non riconoscere la fonte di certe riflessioni o di certi, inutile girarci intorno, scazzi: anche solo per questo varrebbe la pena leggerlo.
Contemporaneamente capiterà di rendersi conto che il buon Robert si considerava “semplicemente” un onesto lavoratore che cercava di fare del suo meglio sfruttando i propri talenti: non si riteneva un filosofo, non un mentore, sicuramente non un guru e considerava folli quei lettori che finirono per considerarlo tale, soprattutto dopo la pubblicazione di “Straniero in terra straniera”.
Lui non voleva dare risposte, ma gli piaceva che chi lo leggeva si ponesse domande, pensiero che è splendidamente riassunto in questa citazione, proprio a riguardo di “Straniero”:

Un essere umano razionale non ha bisogno di risposte, di essere imboccato ‘in fede’; ha bisogno di domande di cui preoccuparsi, di domande serie. Poi la qualità delle risposte dipende da lui… E può rivedere quelle risposte molte volte nel corso di una lunga vita, (si spera parentesi) andando sempre più vicino alla verità ogni volta.

Fin qui i lati estremamente positivi.
Quelli negativi?
L’edizione.
Io non conoscevo l’editore Fabrizio Ponzetta, ma leggere un libro contenente congiuntivi sbagliati, sillabazioni campate in aria e refusi sparsi fa pensare che:

  • il traduttore è stato pagato veramente poco
  • il traduttore è un incapace
  • l’editor è più incapace del traduttore
  • l’editor non esiste
  • una combinazione qualunque delle suddette.

Per di più sull’edizione non risultano i nome né del traduttore né dell’editor.
Peccato, perché un buon libro rovinato da un’edizione lascia l’amaro in bocca.
Consiglio la lettura agli appassionati, questo di sicuro, ma se potete procuratevelo in originale, anche se non è facile procurarselo.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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