Spingendo la notte più in là 

Avevo già  detto, parlando di “La fortuna non esiste”, che Mario Calabresi scrive bene e sa comunicare al lettore, per cui nulla di nuovo su questo fronte.

“Spingendo la notte più in là “, però, è molto di più di un libro scritto bene.

E’ un libro per capire, un libro per conoscere, un libro per andare oltre le informazioni ufficiali e rendersi conto di cosa voglia dire essere le vittime “superstiti” di un omicidio.

Per chi non lo sapesse, Mario Calabresi è figlio del Commissario Calabresi, ucciso nel 1972 in pieni anni di piombo così come tante altre vittime del terrorismo: ed è a queste vittime che Calabresi dà  voce, una voce vera, una voce che dovrebbe appartenere allo Stato e che invece troppo spesso viene soffocata.

L’autore parla con lucidità  della propria esperienza, cercando di evitare qualunque forma di facili frasi ad effetto, e di come la sua famiglia abbia affrontato una vita senza un padre strappato dai suoi cari troppo giovane: non mancano i contatti con altre famiglie vittime, con persone che sono riuscite a reagire ed altre che vivono totalmente nell’ombra di ciò che le ha segnate.

E si badi bene che non stiamo parlando di politica: che un omicidio venga commesso a destra, sinistra o al centro o, ancora, venga commesso per motivi non politici, non conta; un omicidio è e resta tale: la soppressione di vite umane, il togliere un marito alla moglie, un padre ai figli, un nonno ai nipoti, né più, né meno.

Una cosa viene fuori in modo evidente, dando voce ad un dubbio che più volte mi sono posto anch’io: è vero che chi paga il proprio debito con la giustizia ha diritto di rifarsi una vita, ma siamo sicuri che tra crimine e pena scontata ci sia una proporzione soddisfacente? Siamo sicuri che, per garantire i diritti di chi ha “sbagliato” e (si spera) pagato, non ci scordiamo dei diritti di chi invece quel crimine l’ha subito?

Perché non bisogna mai scordarsi che per un omicida condannato ci sono ben più vittime di quelle ufficiali: ci sono quei superstiti che non potranno mai più avere indietro la loro vita e la cui colpa è, semplicemente, inesistente.

 

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. ziacris ha detto:

    E’ piaciuto tanto anche a me quel libro, mi ha commossa, pensa a questo bambino che non può avere che un ricordo vago diqueto padre, di cui tutti parlano

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