Il Serpente di Venezia

Christopher Moore ha, ormai da diversi anni, intrapreso una strada narrativa pericolosa e affascinante.
L’intenzione sembra essere quella di avvicinare mostri sacri dell’arte (sia essa narrativa o visiva), manipolarli col rispetto che solo un uomo molto intelligente sa mostrare, e rielaborarli creando qualcosa di nuovo eppur debitore dell’originale, non dissacrandolo ma, in qualche modo, rendendolo ancora più vivo e reale.
Più umano, ecco.
Più umano.
Un primo assaggio l’avevamo avuto con quel capolavoro inarrivabile che è il “Vangelo secondo Biff” (Lamb, in originale), ma poi la piega è diventata ancora più evidente con Fool, il Re Lear rinarrato secondo il punto di vista del buffone di corte e, infine, con Sacre Bleu.
Ed è proprio il buffone di Fool, Taschino, a essere di nuovo protagonista nell’ultimo romanzo appena pubblicato in Italia, Il Serpente di Venezia.
Stavolta il buon Chris non pesca da una sola opera Shakesperiana, bensì da due, unendoci anche (tanto per gradire) Edgar Allan Poe.
Ecco quindi Othello, ecco quindi il Mercante di Venezia, ecco il Barile di Amontillado, smembrati, rielaborati, fusi insieme in un’unica vicenda originale quanto legata agli originali.
Il tutto nel solito stile dissacrante di Moore; non aspettatevi pertanto nulla di poetico: Moore, quando ambienta le vicende nel 1200, tiene a ricordare che le persone reali erano tutto fuorché poetiche e anche i racconti del Bardo, passati oltre le meraviglie della lingua, non erano certo da meno.
Ma se non siete facili allo scandalo, se un insieme di parole volgari, di battute a triplo senso, di allusioni sessuali non vi sconvolgono, allora riuscirete a godere di una storia originale, divertente, avventurosa.
Sì, originale.
Perché è vero che la storia di Othello è più che risaputa, così come quella del Mercante (anche se probabilmente un po’ meno), ma questo è Othello visto da Moore. Spostato nel tempo, spostato nei luoghi, adattato in modo da far incrociare le vicende.
Non starò qui a raccontare quali libertà si sia preso l’autore e quali personaggi delle varie opere abbia fuso insieme, così come non citerò qualche “ospite” che comparirà nella narrazione.
Quel che è certo è che non vi annoierete di sicuro.
E che, di nuovo, ricorderete che c’è sempre un fottuto fantasma.
E un serpente, quello del titolo.
C’è anche lui.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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2 risposte

  1. ichiku ha detto:

    Ordinato in libreria, lo sto aspettando con curiosità 🙂 Amo Moore dalla sua prima uscita, nel 1992. Ho adorato Biff, il secondo è Sacre Bleu 🙂 Gli altri forse si perdono più nella memoria, ma per avermi tenuta per tanti anni ad aspettare le uscite dei suoi libri….. merita la palma dello humer da addominali 🙂

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