Se niente importa

Alcune premesse sono doverose.
Io, per 39 anni, sono stato, più che onnivoro, quasi esclusivamente carnivoro. Il mio rapporto coi vegetali è andato migliorando solo negli ultimi anni e mi sono sempre schermato dietro la frase “mi piacciono troppo certi alimenti per rinunciare”.
In realtà una parte di me, però, sapeva di avere una gran voglia di autogiustificarsi, di trovarsi qualche scusa e di non pensare al significato reale del mangiare carne ai tempi attuali.
Conoscevo anche diverse persone vegetariane, ma oltre l’ammirarne la scelta e il non sopportare le posizioni “aggressive” di alcune di loro non andavo.
Poi le cose cambiano.
Complici sia molti cambiamenti alimentari avvenuti negli ultimi anni e, ovviamente, il fatto di stare insieme a una persona vegetariana, mi sono detto qualche mese fa “proviamoci, vediamo come va”, scoprendo che, sorpresa, non andava affatto male.
Poi, qualche settimana fa, la mia spacciatrice ha deciso di regalarmi il libro che le aveva fatto fare il salto definitivo verso il vegetarianesimo, “Se niente importa” (Eating animals) di Jonathan Safran Foer, l’autore di “Molto forte, incredibilmente vicino”, per capirci.

Iniziamo col dire una cosa: questo libro non vuole far cambiare idea a nessuno, non spinge in alcuna direzione, non tenta di convincere chicchessia, per quanto possa sembrare strano.
Si tratta semplicemente di un libro che vuole informare.
Informare su cosa si nasconde dietro l’industria (il termine è voluto, perché di “agricolo” ormai c’è ben poco) della carne statunitense.
Informare sui metodi di allevamento intensivo, sulle sofferenze, sui metodi di uccisione, ma anche e soprattutto sulle conseguenze sulla salute umana di tali metodi.
Perché di questo ci scordiamo volutamente: ciò che accade al nostro cibo si trasmette a noi; noi non siamo ciò che mangiamo ma veniamo alimentati da esso e, se questo è trattato con antibiotici o infettato da batteri nocivi, le conseguenze ricadono su di noi.

Per completezza Safran Foer si reca e ci racconto non solo di allevamenti intensivi, ma anche di quelle poche fattorie che ancora lottano per allevare gli animali “come una volta”, dimostrandoci che forse un’alternativa al non mangiare carne esiste.
Ma si tratta di un’alternativa difficile da seguire che, forse, qui in Italia ha qualche opzione in più, ma che purtroppo diventa sempre più rara.

Quindi l’autore ha scelto la via del vegetarianesimo, una via che ho deciso di seguire anch’io.
Si tratta dell’unico modo? No.
Ma si tratta forse dell’unico “fattibile” in questo momento per non rendersi complici di certi metodi di allevamento ma anche e soprattutto per non nutrirsi di carni cariche di antibiotici o allevate in condizioni igieniche assurde.

Una scelta etica da una parte e di buon senso autoconservativo dall’altra, due motivazioni che si può decidere di fare o non fare proprie, ma converrebbe farlo sapendo le cose.
Ecco. Magari molti non cambieranno idea. Magari molti preferiranno continuare a mangiare come hanno sempre fatto perché, diciamocelo, una buona bistecca, un buon hamburger, un buon fritto misto di pesce piace a tutti o quasi.
Però forse sarebbe il caso di farlo sapendo ciò di cui si parla.
Forse sarebbe il caso di dire “a me, di certi maltrattamenti, non importa, mi importa di più quanto mi piace un piatto di carne” o anche “non importa cosa c’è dentro quella bistecca, ha un buon sapore”, ma di farlo con coscienza.

Io, a questo punto, preferisco fare una scelta diversa. Etica? Mi piace pensare di sì. Mi piace pensare che una cosa che non vorrei succedesse ai miei gatti non succeda neanche a un maiale o a un vitello, non per mia richiesta. Ma voglio essere sincero, mi piace anche pensare che ciò che introduco nel mio corpo sia il meno adulterato possibile. Forse mi illudo, forse no, ma intanto ci provo.

Indipendentemente dalla mia scelta e da quella dell’autore, si tratta di un libro che si legge bene, che informa e che fa pensare.

Anche solo per questo merita di essere letto.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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3 risposte

  1. Emcy ha detto:

    Per chi fosse interessato ad un’altra campana sul versante prevalentemente salutista/dietetico/medico consiglio “The China Study” di Campbell

  2. Stefy ha detto:

    Ti consiglio anche “Chi c’è nel tuo piatto”, che dalla tua descrizione è molto simile 🙂

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