Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

Il viaggio a New York è stato anche la meritata occasione per gustarsi il terzo Harry Potter, dopo mesi di attesa.

Dirò un’ovvietà, ma da questo libro i ritmi e la qualità iniziano a salire in maniera evidente e netta: i personaggi crescono, le trame si infittiscono, le ambientazioni perdono buona parte della loro ingenuità originaria per diventare qualcosa di diverso ed inquietante.

E poi vengono introdotti dei signori comprimari che, non ne dubito, la faranno da padrone anche nei romanzi successivi (dei quali, ricordo, io non so assolutamente nulla).

Belli gli incastri, bello il modo in cui ogni particolare abbia un proprio posto ben preciso e come tutto quadri alla perfezione, compreso il riscontro coi volumi precedenti: importante anche il fatto che, per quanto ci sia sempre un canovaccio ben preciso, la narrazione stia cominciando ad evolvere verso situazioni diverse e molto più “grigie”.

Insomma, dopo due romanzi gradevoli e semplici, qui la Rowling innesta la marcia, ci guarda in faccia e ci dice “siete pronti? ora si parte sul serio!”.

Bello, senza alcun dubbio.