Solea

Ed alla fine ci siamo arrivati.

La fine della trilogia di Marsiglia, la fine delle vicissitudini di Fabio Montale, la fine di un viaggio, un viaggio vero.

E’ difficilissimo parlare di quest’ultimo romanzo senza fare rivelazioni, cosa che chi mi legge sa bene che evito costantemente.

Cosa posso dire?

Che se Casino Totale è l’antipasto rinforzato, che se Chourmo è la pietanza prelibata, Solea è la fine del pasto, il caffé, la frutta, l’amaro.

E il dolce? Difficile dirlo, perché in Solea di dolce ci sono alcune emozioni, ci sono alcuni personaggi, ma nient’altro: perché Solea è la piega che alcune vite prendono, è la conseguenza delle scelte, è la resa dei conti.

Solea è il mondo reale, sotto gli occhi di una Marsiglia sempre più staccata eppure più attenta.

E poi c’è la narrazione di Izzo, che sembra un lento zoom in un film: certo, tutti e tre i romanzi si concentrano su Montale e su chi lo circonda, ma è come se il respiro di ciò che ci viene raccontato si andasse stringendo man mano che si evolve nelle tre storie, fino ad un finale che non potrà lasciare in alcun modo indifferenti.

Un finale perfetto per quello che sono questi libri: l’unico possibile, a ben pensarci, perché Solea è il mondo reale, sotto gli occhi di una Marsiglia sempre più staccata eppure più attenta.

Ed ora rimane l’amaro in bocca della fine: la fine della storia, la fine di una trilogia, la fine di Izzo, morto troppo giovane.

E’ stato un bel viaggio.

Doloroso, ma bello.

Ciao Montale, Ciao Izzo.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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