207. Corpi al sole
Era tanto che non leggevo un romanzo di Agatha Christie, ma avevo voglia di un porto sicuro dopo letture più o meno azzeccate e, inutile a dirlo, un libro con Poirot è una garanzia: a ben pensarci non sono molti gli autori di cui si può essere certi che qualunque libro si leggerà sarà quanto meno un gradevole passatempo.
Corpi al sole è stato esattamente questo: un gradevole passatempo che lenisse un po' la delusione dell'ultimo romanzo letto.
Non penso sia uno dei romanzi su Poirot più epici, ma di certo la storia è come sempre ben costruita e avvincente; io, poi, sono un lettore che affronta i gialli in modo piuttosto atipico: non cerco il colpevole.
Mi spiego meglio, se leggendo mi giunge qualche intuizione ben venga e, alcune volte, mi è capitato: il fatto è che non mi interessa leggere cercando indizi per arrivare al colpevole insieme o, addirittura, prima del protagonista.
Trovo che, in qualche modo, mi levi il gusto di scoprire la storia, le sfumature, le sfaccettature dei personaggi: concentrandomi troppo sui dettagli perderei l'insieme, senza contare che non è affatto detto che l'autore stesso mostri gli indizi nel modo migliore per aiutare la mia deduzione.
Addirittura Conan Doyle non li piazzava proprio, lasciando che fosse il suo Sherlock Holmes a svelare le proprie osservazioni alla fine di ogni racconto.
Ma tornando a questo romanzo: la storia, dicevo, è avvincente e l'assassino non del tutto prevedibile; forse la meccanica del tutto risulta fin troppo macchinosa, lasciando un certo retrogusto di forzatura che in altri romanzi dell'autrice non si percepisce neanche lontanamente.
Nulla di grave, sia chiaro, o che renda la lettura meno avvincente: giusto un cercare il pelo nell'uomo.
Due considerazioni finali: leggere un romanzo su Poirot dopo aver incontrato dal vivo David Suchet è quanto meno straniante; impossibile, ormai, leggere una sola riga di descrizione del personaggio senza figurarselo come il suo volto televivisvo.
Seconda considerazione: la Christie, pur non approfondendo mai le psicologie oltre le necessità del romanzo, riesce sempre a dare scorci di personalità magari lievemente stereotipate a una prima occhiata, ma saldamente radicate nella realtà; è il caso della vittima in questo romanzo: una donna vittima di se stessa e del suo ripetere costantemente gli stessi errori, cedere alle stesse debolezze, prima ancora che dell'assassinio su cui si regge la storia. Tutti, chi più chi meno, conosciamo una o più persone del genere: tanto invischiate nei propri errori da continuare a ripeterli uguali a loro stessi all'infinito.
Magari non tutti finiranno vittime di un omicidio, ma di certo saranno tutti vittime di qualcosa o qualcuno: loro stessi in primis.