Lasciami Entrare
Inizio col post di oggi a postare una recensione al giorno (o giù di lì) dei vari libri letti prima a Parigi e poi durante il ricovero.
Io ho un rapporto molto difficile coi libri più “incensati”, che mi fa da una parte venire la curiosità di capire il motivo di tanti elogi e dall”altra rifuggire in maniera sicuramente un po” snob da quel che “tutti leggono”; l”ondata di autori nordici (Larsson e Lindqvist in primis), quindi, ha fatto sì che la trilogia Millenium non sia ancora nelle mie mire e che “Lasciami Entrare” sia uscito dalla coda di lettura soltanto qualche settimana fa.
In realtà con questo tipo di autori partivo anche da un timore non tanto inconscio: la difficoltà di farmi avvolgere dall”ambientazione a me così estranea; se infatti mangio ad autori americani e non ho problemi nel farmi trasportare in un mondo di fantasia, quando mi trovo ad affrontare descrizioni di luoghi reali meno comuni rischio di non farmi prendere del tutto: giusto Dimitri è riuscito a farmi adorare la Roma dei suoi primi due romanzi, tanto per capirci.
Riguardo “Lasciami Entrare”, poi, c’era una specie di strana curiosità : si tratta infatti di uno dei pochi libri di cui hanno parlato bene sia persone dei cui gusti mi fido molto sia altre che sono agli antipodi rispetto a me, difficile quindi sapere cosa aspettarmi.
Ed ora che l”ho letto?
Ora che l”ho letto posso dire di averlo senza dubbio gradito, ma non posso dire di averlo “amato”.
Partiamo dai punti di forza: senza dubbio la trama, ben strutturata, corale il necessario, con personaggi vivi e ben delineati che riescono a prendere vita e ad arrivare al lettore; il personaggio di Oskar è tanto realistico quanto doloroso e leggerlo era faticoso proprio per la sua verosimiglianza, mentre Eli è il vampiro più “terreno” che abbia letto, una creatura che perde l”aura “mistica” e che, semplicemente, cerca di sopravvivere, come tutti noi.
Se devo trovare delle pecche nella trama, stanno tutte in alcune scelte che non ho particolarmente aprezzato: si tratta soprattutto di “omesse informazioni” che, in un romanzo che cerca di essere il più dettagliato possibile arrivando anche a fornire alcuni Flashback, stonano un po”; in più punti si afferma che un tal fatto “non è così”, ma alla fine non viene mai detto “com”è”: molto probabilmente, se non sicuramente, una scelta stilistica dell”autore che, però, se in altri romanzi mi può piacere parecchio, qui mi ha fatto storcere il naso.
Gli altri difetti sono da considerarsi strettamente personali: anzitutto una parte del mio timore è stata confermata e, per quanto molto evocative, molte immagini dell”ambientazione del romanzo non mi hanno “avvolto”; le ho visualizzate, ma non mi hanno “tirato dentro”, non saprei dirlo meglio; in secondo luogo alcuni dialoghi non mi sono proprio piaciuti, ma qui può essere semplicemente uno specchio del modo in cui si svolgono le conversazioni in tali luoghi: per capirci e fare un esempio banale, non ho mai trovato tanti “sì” usati quasi come un intercalare in dialoghi altrimenti ben costruiti.
Un romanzo sicuramente da leggere, quindi, con aspetti negativi che per molti potrebbero essere poco importanti e con pregi che, allo stesso modo, potrebbero essere ridimensionati: indubbiamente mi è piaciuto leggerlo e ci sono dei passi, quelli più introspettivi, veramente emozionanti.
Consigliato a chi, comunque, non si impressiona per scene un po” sanguinolente.
il titolo originale del libro è una citazione di una canzone di Morrissey, Let The Right One Slip In.. molto bella 🙂
Bello, bello, mi mancavano le tue recensioni!!!
Sole(chissà mai se tornerà)Luna(quella sempre)
@Lady: sì, l'avevo letto nelle intro, devo ancora ascoltarla 🙂
@Soleluna: 🙂