Pochi inutili nascondigli
Peccato.
Dopo tre libri che, in un modo o nell’altro, mi sono più o meno piaciuti tutti, stavolta Faletti scivola maluccio sui racconti: questo libro è sicuramente un esperimento in più di un aspetto; anzitutto è, come dicevo, un libro di racconti e questo, di per sé, era un rischio non da poco: andrebbe infatti sfatato il mito per cui chi scrive un romanzo sia in grado di scrivere un racconto e viceversa; non è assolutamente detto ed, anzi, solo gli autori migliori ci riescono: il King classico, Asimov, Gaiman per fare qualcuni nomi.
Faletti, almeno per ora, non rientra nel novero di questi nomi.
L’altro aspetto di cui tener conto è il fatto che questi racconti scivolano sempre in maniera più o meno pesante nel fantastico o nell’horror: peccato però che tali generi non siano affatto facili e, se non adeguatamente affrontati e supportati, rischiano di risultare banali o poco interessanti.
Oddio, non che tutti e sette i racconti siano delle schifezze complete, ma danno spesso e volentieri un senso di incompiuto o, all’opposto, di eccesso di verbosità “inconcludente”.
Certo, non mancano alcuni aspetti abbastanza gradevoli: l’ironia de “L’ospite d’onore” è quasi sempre azzeccata e gradevole, mentre la narrazione de “La ragazza che guardava l’acqua” è molto dolce e scorrevole; ma accanto a questi aspetti troviamo racconti con dialoghi terribilmente forzati (“Una gomma ed una matita”), crudi sena un vero motivo narrativo (“Graffiti”) o semplicemente prevedibili (“L’ultimo venerdì della signora Kliemann” e “Physique du role”).
Ripeto, peccato: spero davvero in una ripresa col prossimo romanzo, che mi dimostri che l’autore ha semplicemente problemi coi racconti fantastici e non ha invece, caso ben peggiore, esaurito la sua vena creativa.

Non ho trovato un’anima che mi abbia parlato bene di questo libro…
Ed anche su Anobii non supera le due stelle di media :/