Samhain 2025

clouds under full moon
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È passato tanto di quel tempo dall’ultima volta che ho scritto che temo di non sapere da dove iniziare. Come si riprende a fare qualcosa che ti è sempre stato naturale ma che hai trascurato per troppo tempo per motivi a volte validi e altri meno?

Forse, ed è quello che mi sto augurando, si inizia così, nel momento in cui ti dovresti fermare per celebrare la fine dell’anno (non sto a rispiegarlo, andate a rileggere i miei vecchi post), tirare qualche fila e poi – forse, con più o meno calma – ripartire da lì.

Ci provo. Poi vediamo che ne sarà.

Samhain, un altro, un’altra fine di un anno strano, per molti versi doloroso, sicuramente estenuante, che mi fa arrivare a stasera con più dubbi che certezze, troppe ferite, poche energie, qualche consapevolezza e praticamente ogni possibile segno di punteggiatura, dai puntini di sospensione agli esclamativi passando per i punti di domanda.

Sto scrivendo dalla stessa stanza che mi ha ospitato in quasi tutti i Samhain degli ultimi dodici anni, eppure la sensazione è molto diversa, per quanto di periodi difficili ce ne siano stati: la stanchezza fisica di questa edizione di Lucca Comics non ha il contraltare di quel senso di ricarica e di leggerezza che per me hanno sempre rappresentato questi giorni e la cosa, ovviamente, non mi fa certo piacere.

Scrivo seduto a una scrivania, con la caviglia che mi fa male, con la voglia di dormire mentre il cellulare carica i video della giornata e la necessità di scrivere questo post.

Si chiude un anno in cui ho pagato – di nuovo, per certi versi – più di quanto mi spettasse, a volte letteralmente, altre emotivamente.

Un anno in cui un percorso che avevo intrapreso per stare meglio fisicamente si è rivelato sbagliato, facendomi perdere tempo e (tanto) denaro. Ma al contempo un anno in cui ho finalmente trovato la cura per qualcosa che mi stava togliendo lucidità ed energie vitali e, a lungo andare, mi avrebbe tolto anche la vita. Un anno in cui ho fatto scelte che non avrei voluto fare, necessarie, ma allo stesso tempo ingiuste. Un anno in cui qualcosa di bello che sognavo da tempo mi ha anche portato momenti di umiliazione dolorosa e una ferita fisica che ancora mi perseguita. Un anno in cui ho perso persone eppure ne ho trovate alcune che si sono subito ritagliate uno spazio a loro dedicato.

Ho perso tanto, quest’anno, ma voglio e devo ricordarmi che ho anche trovato. E quando un’amica relativamente nuova dice “che bello averti nella mia vita” devi abbracciare quelle parole così immense, riconoscerle e tenertele strette, anche e soprattutto quando ti senti di troppo un po’ ovunque, quando senti di non avere un luogo dove la tua anima sia a casa, cosa che finisci per provare più volte di quanto vorresti.

Ci sono stati progetti che si sono chiusi nonostante il mio desiderio e realtà in cui si è ritagliato un ruolo per me senza che quasi me ne accorgessi. Ci sono stati i riconoscimenti di chi mi stima, mi vuole bene, mi apprezza, ma anche le ferite di promesse non mantenute e quel vuoto, quel silenzio, che troppe volte diventano assordanti.

E il bello lo riconosco, so che c’è, lo vivo, lo bevo, lo respiro. Ma la batteria resta in riserva. Non si ricarica. Mai. Mai abbastanza da vederla a regime. Abbastanza da sopravvivere, a volte da vivere, mai da riuscire a dire “ora sì”. Mai da poter rispondere “bene” in modo sincero se qualcuno chiede “come va?”. La scelta sta solo nell’essere sincero o rispondere per convenzione sociale.

Quest’anno è stato tutto così, di calore che arriva, di affetto e stima, ma anche di ondate di freddo e dolore che sanno essere ben invadenti. Non per niente mi ha anche regalato la mia prima (e spero ultima) crisi d’ansia neanche una settimana fa. Nel momento in cui un problema si è sbloccato l’adrenalina accumulata per quella preoccupazione aggiuntiva non ha saputo come sfogarsi e io per un po’ ho scordato come respirare, più o meno. Per una cosa positiva, ribadisco.

Ecco, scrivo qui tutto questo ora perché è Samhain e perché la speranza è di bruciare quell’oscurità, di esorcizzare tutto o buona parte di questo accumulo, e ricominciare. Ricominciare a progettare, a creare, a sperare, a sognare. E a fidarmi, credo. Chiudendo in un cassetto tutto ciò che non può e non deve più appartenermi, cercando l’antidoto al veleno, avvolgendomi in quello che c’è.

Nonostante il silenzio.

Sperando che presto arrivi musica.

Sperando che il vuoto si riempia.

E, magari, che qualcosa bussi alla porta senza che io debba inseguire.

Intanto si celebra stanotte, ci si ripara per l’inverno e si spera nella primavera.

Tornerò a scrivere? Lo spero e di cose ne avrei, ma non lo prometto. Non più. Ci proverò, quello sì. Ma niente promesse. Non ora.

Buon Samhain. Che lenisca e curi me e chiunque ne abbia bisogno.

Buon Samhain a tutti noi.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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