Samhain 2024
Un altro Samhain.
Un altro Samhain a Lucca, non una tradizione ma quasi, date le giornate e le abitudini.
Cose che restano uguali pur mutando o che mutano pur restando uguali.
Cicli stagionali, il chicco di grano sotto la neve, lunghi chissà quanto, freddi chissà per quanto.
Stasera, tornando in Locanda, lo shuffle mi ha riproposto un vecchio Mix di IceMc degli anni 90 e, in uno dei brani inclusi, c’era “It’s a rainy day”, un brano orecchiabile, divertente, con un messaggio quasi da baci perugina:
È un giorno di pioggia, il sole tornerà a splendere
E, ancora,
I brutti momenti nella vita sono come il telefono: quando squilla rispondi. Quando hai finito riattacca e riprendi la tua vita, perché il Sole continuerà a splendere.
Banale, appunto. Scontato e smieloso. Eppure sentirlo in questa sera ha un retrogusto lievemente diverso. È il momento del rinnovamento, di quel Dagaz che ho inciso sul polso, di quella muta che periodicamente è necessaria.
È il momento di permettere che le batterie si ricarichino e che la creatività si possa mettere in moto, affinché il nuovo anno sia davvero nuovo.
E ripeterlo, dopo questi mesi, dopo questi anni, potrebbe avere il sapore di una speranza potenzialmente mal riposta: se ancora ora sto aspettando che delle cose vadano al loro posto, non è che sto aspettando invano?
No. Non lo credo. Non voglio crederlo.
Che troppe cose siano in ritardo è indubbio. Che nonostante ciò che faccio il ritorno appaia sempre una frazione anche. Ma quale sarebbe l’alternativa? Rinunciare? Rassegnarsi? Mollare il colpo?
No. Per quello c’è sempre tempo. Ma ora no. Ora no.
È Samhain e voglio assorbirne tutta l’essenza. Permettendomi di cullare il seme che ancora non so dove sia seminato, di cosa sia e quanto impiegherà a germogliare. Ma intanto lo cullo. Intanto provo a proteggerlo dalle intemperie. Intanto provo a proteggermi dalle intemperie. E accolgo l’inverno guardando alla primavera.
Non elenco qui, ora, ciò che è stato e ciò che desidero. Questa volta non voglio pensare materialmente a ciò che desidero, anche perché più vado avanti più mi rendo conto di quanto ciò che possiamo desiderare non è detto che sia ciò che ci serve e che a volte ottenere ciò che vogliamo ci fa scoprire che non era ciò di cui avevamo bisogno. E viceversa.
So come mi voglio sentire. Voglio sentire che sono al mio posto. Voglio sentire che attorno a me persone che sono al loro posto, al mio fianco o meno. Voglio sentirmi soddisfatto ma non sazio, entusiasta senza timore, leggero senza pentirmene.
Voglio cantare “Feeling good” assaporandone l’essenza e tornando a sentirla mia.
Voglio poter dire “sto bene” e sentire che è vero.
Sto bene.
Sono sereno.
A volte anche felice.
Ecco ciò a cui aspiro a partire da questo Samhain.
Buon rinnovamento a tuttə.