L’imprevedibile viaggio di Harold Fry

Harold fry

(Chissà se mi ricordo come si fa)

La mia coda di lettura è rinomata. Sono stato accusato di essere non mentalmente stabile per il semplice fatto di avere un’intera libreria dedicata ai libri in attesa di essere presi in considerazione, senza contare i quasi quattromila ebooks. Ma non divaghiamo.

Il motivo per cui parlo della mia coda di lettura è che ci sono libri che ci entrano e a un certo punto quasi si rassegnano e non sperano più di essere letti, finché magicamente arriva il loro turno: è il caso de “L’imprevedibile viaggio di Harold Fry”, acquistato nel 2013, a pochi mesi dalla pubblicazione, quando era uno dei titoli da leggere e che soltanto a inizio aprile è diventato il prescelto.

Perché ora, dopo tanto tempo? Perché avevo bisogno di una storia. Una storia di persone, una storia di cui soprattutto non sapevo nulla e che non sapevo dove mi avrebbe condotto. Sostanzialmente, perché stavolta mi aveva chiamato dallo scaffale.

E, quasi a voler ribadire il titolo, non mi aspettavo sicuramente ciò che avrei letto. Non mi aspettavo che tipo di viaggio sarebbe stato non solo per il protagonista, ma anche per me, lettore, con lui.

Chi è Harold Fry?

È un uomo di 65 anni, pensionato, che vive una monotona routine con sua moglie Maureen in un paesino del Sud dell’Inghilterra. Una non vita, se vogliamo, in cui tutto sembra sempre uguale, in cui la rassegnazione a ciò che si è, a ciò che ci circonda e, soprattutto, a ciò che è stato è padrona.

Poi, un giorno, una lettera completamente inaspettata apre uno spiraglio verso quel passato che sembra ormai radicato: Queenie, una vecchia amica e collega, sta morendo e gli scrive per salutarlo e dirgli addio.

Harold, stupito, si prepara a scriverle, a risponderle con una breve lettera, si reca a spedirla e… non si ferma più. Qualcosa in lui scatta e inizia a camminare, un passo dopo l’altro, vestito solo di ciò con cui era uscito di casa, senza scarpe adatte, senza il corpo adatto, senza la coscienza di ciò che sta facendo.

Harold parte per andare a piedi da Queenie, nella (folle?) speranza che quella sua prova la terrà in vita.

Perché questa convinzione in un uomo che non ha alcun rapporto con la religione? Perché questo risveglio? Perché questa necessità?

Sono tutte domande che troveranno risposta nel suo cammino, ma non sarà tutto ciò che Harold, e noi con lui, troveremo.

Harold scoprirà il bello delle persone ma anche il loro brutto, pur non perdendo mai la proprio umiltà e il proprio cuore. Scoprirà quanta vita esiste al di fuori di noi e quanto sofferenza c’è negli istanti di ognuno. Scoprirà che non si può fuggire dal proprio passato, che a un certo punto tornerà con forza per permetterci di farci pace, di perdonarci, di farci ricominciare a vivere. Anche a 65 anni. Anche quando sembra che la vita abbia deciso di fare a meno di noi e noi di lei.

Soprattutto Harold scoprirà e ci ricorderà che non è mai davvero troppo tardi per accettare ciò che è stato e ciò che siamo e per abbracciarci virtualmente, per amare, amare veramente la vita anche se ci ha tolto tanto. Soprattutto se ci ha tolto tanto.

È un romanzo buono, nonostante il dolore prima o poi si faccia vivo, è un romanzo di speranza, nonostante parta con la sua assenza, è un romanzo di quel tipo di viaggio che tutti prima o poi abbiamo pensato di fare dentro di noi prima ancora che nel mondo. Non è un romanzo perfetto e sicuramente ci sono passi che più che realistici vogliono essere simbolici, ma non importa, non importa mentre ci chiediamo se Harold ce la farà, cosa farà Maureen nel frattempo, che ne sarà di Queenie, cos’è veramente successo nel loro passato.

Ciò che ci importerà, alla fine, sarà il senso di completezza, di fine, ma anche di un nuovo inizio. Sì, anche a 65 anni. Sì, anche alla fine del viaggio.

Non era stato facile essere suo ospite. Non era facile capire un po’ e poi andarsene

PS: mentre scrivevo questo post ho scoperto che ad aprile è uscito in uk il film a lui ispirato e che uscirà in Italia il 21 giugno. Chissà, forse è per quello che alla fine è giunto il suo turno. Ne lascio comunque il trailer.

Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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