75. The Great Song Of Indifference

1990.

Avevo sedici anni e fu forse l’anno di una delle più belle estati vissute in giovinezza e l’anno in cui – il 27 agosto, lo ricordo ancora – trovammo e prendemmo con noi Lupo, il mio primo e adorato cane.

Se nel 1990 avessi citato a qualcuno il nome di Bob Geldof molti avrebbero immediatamente risposto “Live Aid”, dato che il cantautore irlandese fu organizzatore e volto di uno degli eventi musicali e filantropici più importanti che tutt’ora ricordiamo.

Ma Geldof fu, ovviamente, molto di più. Fu fondatore dei Boomtown Rats, continuò il suo lavoro di sensibilizzazione, fu Pink in The Wall, giusto per citare un paio di spunti.

E, nel 1990, pubblicò il suo secondo album solista, The Vegetarians Of Love (nome anche della band con cui incise l’album stesso), un album quasi folk con forti influenze Dylaniane.

Ed è proprio in The Vegetarians Of Love che Geldof propone un pezzo col quale porta avanti uno dei suoi messaggi di denuncia rivolti a una società sempre più egoista, menefreghista, apatica, i cui componenti sono sempre più incapaci di interessarsi a qualunque cosa avvenga intorno a loro, sia essa positiva o negativa.

Per farlo mette in campo un effetto di contrapposizione tra crudezza del messaggio e leggerezza della musica che, quando fatto bene, apprezzo molto: non per niente “La ballata dell’amore cieco” è uno dei pezzi di De André che più amo.

In “The great song of indifference” abbiamo una melodia folk allegra, in crescendo, che ci avvolge e ci fa venire voglia di ballare, ridere, cantare e proprio questo, mischiato al testo, è lo schiaffo che vuole darci Geldof: è facile, facilissimo, scrollarci di dosso l’importanza del mondo, fare finta di niente, ridere, scherzare, dire che non ci importa. “Non mi importa” diventa un gioco, diventa una filastrocca quasi per bambini, qualcosa ripetuto come se ci stessimo mettendo le mani sulle orecchie per non ascoltare. Che poi è esattamente quello che succede. E poi? Una volta che ci fermiamo, una volta che tutto è andato male perché a nessuno è importato a sufficienza, poi cosa resta?

Il video, come non sempre accade, è un accompagnamento perfetto alla canzone e al messaggio: guardate la trasformazione di Geldof durante i quattro minuti del pezzo, guardate come un’apparente eleganza si trasforma in un lassismo carico di un’allegria menefreghista.

I sorrisi alla fine possono sembrare di gioia, ma gli sguardi sono ottusi, privi di stimolo, di vitalità.

Ecco il risultato del fregarsene, ecco il risultato di pensare che tanto, a noi, non cambia nulla di nulla.

Come al solito inserisco testo e canzone ma, proprio per quanto, detto, anche il video.

Buon ascolto.

I don’t mind if you go
I don’t mind if you take it slow
I don’t mind if you say yes or no
I don’t mind at all

I don’t care if you live or die
Couldn’t care less if you laugh or cry
I don’t mind if you crash or fly
I don’t mind at all

I don’t mind if you come or go
I don’t mind if you say no
Couldn’t care less baby let it flow
‘Cause I don’t care at all


I don’t care if you sink or swim
Lock me out or let me in
Where I’m going or where I’ve been
I don’t mind at all

I don’t mind if the government falls
Implements more futile laws
I don’t care if the nation stalls
And I don’t care at all

I don’t care if they tear down trees
I don’t feel the hotter breeze
Sink in dust in dying sees
And I don’t care at all

I don’t mind if culture crumbles
I don’t mind if religion stumbles
I can’t hear the speakers mumble
And I don’t mind at all

I don’t care if the Third World fries
It’s hotter there I’m not surprised
Baby I can watch whole nations die
And I don’t care at all

I don’t mind, I don’t mind, I don’t mind, I don’t mind
And I don’t mind, I don’t mind
And I don’t mind at all

I don’t mind about people’s fears
Authority no longer hears
Send a social engineer
And I don’t mind at all, o!
I don’t mind at all, let’s go!
I don’t mind at all

Non mi importa se te ne vai
Non mi importa se te le prendi con calma
Non mi importa se dici sì o no
Non mi importa per niente

Non mi interessa se vivi o muori
Non potrebbe importarmi di meno se ridi o piangi
Non mi importa se ti schianti o voli
Non mi importa per niente

Non mi importa se vieni o vai
Non mi importa se dici no
Non potrebbe importarmi di meno, lascia che scorra
Perché non mi interessa per niente

Non mi interessa se affondi o nuoti
Se mi chiudi fuori o mi fai entrare
Dove sto andando o dove sono stato
Non mi importa per niente

Non mi importa se cade il governo
O se crea nuove inutili leggi
Non mi interessa se la nazione è bloccata
E non mi interessa per niente

Non mi interessa se abbattono alberi
Non sento la brezza più calda
Affoga nella polvere in punto di morte
E non mi interessa per niente

Non mi importa se la cultura cade a pezzi
Non mi importa se la religione inciampa
Non riesco a sentire i mugugni degli oratori
E non mi interessa per niente

Non mi importa se il Terzo Mondo frigge
Fa più caldo lì, non mi sorprende
Possa stare a guardare intere nazioni morire
E non mi interessa per niente

Non mi importa, non mi importa, non mi importa, non mi importa
E non mi importa, non mi importa e non mi importa per niente

Non mi importa delle paure delle persone
Le autorità non ascoltano più
Mandate un assistente sociale
E non me ne importa per niente
Non mi importa per niente, dai!
Non mi importa per niente


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Aries

Finché potrò continuerò ad osservare. Finché osserverò continuerò ad imparare. Finché imparerò continuerò a crescere. Finché crescerò continuerò a vivere.

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