61. Uno sforzo
In questi giorni ho avuto in diversi momenti modo di ripensare a situazioni e discorsi che ho incrociato nel tempo e che mi hanno ricordato quanto sia difficile non cadere in trappole di pensiero e di linguaggio anche da parte delle persone più attente.
Oggi, mentre registravamo un episodio di Nerd a prova di bionda, ho raccontato alle mie compagne di cazzeggio che tempo fa mi trovai a far notare a una persona la sua grassofobia latente. Si parlava di George Martin, autore dei romanzi da cui è stato tratto Game of Thrones, e di quanto fosse in ritardo coi nuovi libri. La persona in questione lo apostrofò ”ciccione maledetto”. Quando le chiesi perché e le feci notare la problematica di quell’uscita cercò inizialmente di difendersi, di dire che era un modo per attaccarlo, che la cosa non aveva a che fare col suo modo di pensare. Neanche le venne in mente che il fatto stesso di non rendersene conto era dimostrazione che invece era esattamente così: faceva parte del suo modo di pensare.
E lo stesso vale per chi insulta gente come Adinolfi per il peso o Brunetta per l’altezza, eh? Il materiale c’è senza bisogno di scomodare le caratteristiche fisiche: chiunque l’abbia fatto e si senta giustificato dato il soggetto destinatario dovrebbe farsi un po’ di domande.
Ma ancora di più mi colpì pochi anni fa un’altra persona, femminista, inclusiva, pro-lgbtq+ e body positive. Sulla carta, quindi, una delle persone che non dovrebbe fare uscite infelici.
Un giorno condivise delle notizie relative agli incel e, per rispondere ad alcune affermazioni di uno di questi individui, disse più o meno ”il problema è che siete persone di merda, altrimenti avresti qualcuna che vuole stare con voi”.
Mi fermo un secondo, perché vorrei che la frase decantasse un attimo e spero si comprenda subito quanto sia problematica.
Partiamo dal presupposto che sì, gli incel sono merde che vanno condannate e – ove necessario – perseguite, senza alcun tipo di dubbio al riguardo.
Ma fermiamoci sulla frase.
Dire che ”siete persone di merda, altrimenti avreste qualcuno” significa affermare che se non si ha qualcuno allora per forza di cose si è persone di merda. Significa dire che una persona (anzi, un uomo, perché in questo caso parliamo necessariamente di uomini) solo, che non ha una persona, è sicuramente una merda, sicuramente merita di stare da solo, non merita qualcuno accanto.
E al contempo vuol dire che chiunque abbia qualcuno allora probabilmente è una persona non di merda, per assurdo.
Lo so che può sembrare un cercare il pelo nell’uovo e so anche il tipo di messaggio che voleva essere espresso, ma quella frase, quella dichiarazione è problematica ed esprime un potenziale pensiero latente, ma soprattutto se letta da qualcuno che ha una bassa autostima ed è solo può fare veramente male, perché significa confermare il suo timore di essere lui il problema.
Attaccare il nemico, disprezzare idee e mentalità di certe persone è assolutamente legittimo. Spesso improduttivo, ma legittimo. Il problema è che per farlo andiamo ad attingere al nostro lato peggiore: quello che vuole il sangue, che vuole fare male, che non ha interesse per le conseguenze. E le conseguenze, spesso, non le subisce l’obiettivo: le peggiori sono i danni collaterali, sono i presenti che non c’entrano nulla, a volte è anche la persona stessa che fa l’attacco.
Un esercizio che fa bene a tutti, in dialettica ma anche nella vita di tutti i giorni, è imparare a discutere sugli argomenti, non su chi li esprime, mantenere il focus su ciò di cui si sta parlando, senza occuparsi di chi lo sta dicendo.
Non è facile, lo so, ma è uno sforzo che può renderci realmente migliori e, magari, può evitarci di ferire chi non lo merita.